Brasiliani a Baku
#55 Mappe - Azerbaigian 🇦🇿: una città fantasma che non esiste più, una squadra che sopravvive e, da esule, cerca di fare la storia.
Ciao, c’è una nuova puntata di Mappe!
Mappe è la newsletter che ti parla di storie, culture e persone. Un Paese alla volta. Ma è anche la newsletter che devi consigliare al tuo barista di fiducia: quello a cui chiedere “il solito, grazie!”. Oggi puoi aggiungergli che la puntata è piuttosto lunga, c’è da mettersi comodi.
Nominalmente il gioco l’hanno inventato gli inglesi, ma da un secolo è il Sudamerica a essere una vera e propria fucina di talenti calcistici: l’Argentina, con i suoi 45 milioni di abitanti e una passione sfrenata per il fùtbol, e il Brasile, con buona parte dei suoi 214 milioni di abitanti che fin da piccoli palleggiano sulle spiagge di Copacabana o nei campetti delle favelas.
I brasiliani sono così talentuosi e numerosi che non sai più dove metterli. Perché Ronaldo il Fenomeno si è fatto Inter, Milan, Barcellona e Real Madrid; Ronaldinho si è fatto PSG, Barcellona e Milan; Neymar è approdato al Barcellona, Vinicius Jr. al Real Madrid. Loro, le punte di diamante di un movimento calcistico irrefrenabile: ma gli altri?
Ecco, da appassionato mi stupisce vedere come qualche insospettabile brasiliano si possa trovare in qualsiasi squadra greca, moldava, serba o ungherese che ciclicamente riesce ad approdare nelle coppe europee. Lo Shakthar Donetsk, in Ucraina, è noto per la sua colonia di brasiliani che da decenni giungono nell’est Europa per poi andare in club più blasonati.
Ma è anche il caso del Qarabağ FK, la squadra più in vista del movimento calcistico azero. In questo momento, nella sua rosa militano Matheùs Silva, Julio Romao, Richard Almeyda e Juninho. Nomi che ti aspetteresti di ascoltare a Rio De Janeiro, o in qualche club inglese se fossero dei giocatori estremamente talentuosi, e non a Baku.
Come suggerisce il nome, il club non nasce a Baku, ma dalla regione del Nagorno Karabakh. Un territorio oggetto di contese - tra Azerbaigian e Armenia - da più di 30 anni, e che ha reso il Qarabag una squadra senza città.
Ne parliamo con l’ospite della puntata: Edoardo Buganza, uno dei membri del podcast di calcio internazionale Tunnel! 🇦🇿
L’esilio
All’indomani dell’indipendenza dall’URSS, nel 1992 l’Azerbaigian si trova in conflitto per la regione del Nagorno Karabakh. Un conflitto che è proseguito con una seconda fase nell’autunno del 2020, tra le forze azere che hanno invaso il confine meridionale e quelle armene.
In seguito al primo e feroce scontro, tra 1992 e 1994, è l’Azerbaigian a perdere il suo territorio e a lasciare la nuova repubblica de facto all’influenza armena, che storicamente ha avuto la maggioranza nella regione.
Come ben sappiamo, sono civili, bambini, famiglie e lavoratori a pagare i principali dazi delle guerre. Questa volta, c’è anche un club - il Qarabağ Futbol Klubu - e una città fantasma: Agdam. Dopo la prima ondata della guerra negli anni Novanta, la città passò sotto il dominio armeno (della Repubblica dell’Artsakh) fino al 2020, quando è nuovamente tornata sotto il controllo azero.
E il club? Così mi spiega Edoardo:
Il Qarabag è stato fondato proprio ad Agdam, nella regione del Nagorno Karabakh, e fino al 1991 ha partecipato al campionato sovietico. Dopo la sua dissoluzione, e la successiva distruzione della città di Agdam, il Qarabag è diventato una squadra esule ed è incredibile come proprio nel 1993, al primo anno in esilio a Baku, abbia vinto il primo campionato della Premier Liqası, la massima serie di calcio azera.
Neftçi Baku e Qarabag
Dopo la vittoria del 1993, il Qarabag si è fermato. Pur essendo oggi il club con più titoli domestici, fino al 2012 è stato il Neftçi Baku a dominare la scena del campionato azero.
Il Neftchi Baku era l’unica squadra competitiva, del territorio azero, all’interno del campionato sovietico. Per anni ha dominato la scena anche grazie al miglior giocatore della storia del calcio azero: Anatoliy Banishevskiy.
Il Neftchi Baku me lo ricordo anche io, dal momento che nella stagione 2012-13 aveva sfidato due volte l’Inter nei gironi di Europa League, strappando addirittura un clamoroso pareggio a San Siro contro un Inter imbottita di giovani.
La squadra è riuscita a disputare diverse fasi finali dei preliminari di Champions League nei primi anni Duemila anche grazie all’apporto delle numerose oligarchie che nell’area caucasica dominano la scena: dal 2009, il presidente Sadıq Sadıqov ha infatti iniziato a comprare giocatori dall’estero, fino a giungere proprio ai gironi di Europa League.
Qurban Qurbanov
Lo scudetto in esilio, i nuovi campionati da disputare a Baku, gli anni senza vittorie. Tornando al Qarabag, la sua ricostruzione avviene grazie a Qurban Qurbanov, ex calciatore e oggi allenatore azero che ha preso per mano le sorti della squadra originaria del Nagorno Karabakh.
Qurbanov arriva al Qarabag nel 2008, dopo una breve parentesi al Neftchi Baku, e ancora oggi siede su quella panchina: una continuità tecnica tra le più longeve che si sono viste tra squadre che partecipano alle coppe europee.
Proprio di recente, il Qarabag è salito alla ribalta della cronaca sportiva per il miglior cammino della propria storia in una competizione europea, sfiorando la qualificazione ai quarti di finale di Europa League contro il Bayer Leverkusen, una delle migliori squadre dell’anno.
La storia del calcio azero è molto giovane, dunque possiamo dire che il Qarabag sta davvero facendo la storia. Ancor prima di Qurbanov, una prima svolta per il club arriva nel 2001, con la compagnia Azersun Holding: un conglomerato di diverse aziende produttive giunto per sponsorizzare la squadra.
Non bastano i soldi, serve la guida tecnica: è con Qurbanov - allievo del calcio di Guardiola tanto da plasmare la squadra secondo quei precetti di gioco fluido, aggressivo e tecnico, ottenendo il soprannome di “Barcellona del Caucaso” - che il Qarabag inizia a inanellare trofei (soltanto dal 2014, ventuno anni dopo l’ultimo scudetto), prendendo addirittura parte al girone di Champions League con Roma, Chelsea e Atletico Madrid nel 2017.
Qurbanov è un personaggio eccezionale: a vederlo a bordo campo sembra quasi è un buttafuori, ma è estremamente pacato e amichevole. Non ha abbracciato fin da subito la filosofia del Netfchi Baku di attrarre talenti dall’estero, ma ha voluto puntare anche sulla valorizzazione del vivaio.
Nell’ultima sfida con il Leverkusen, i due giocatori più forti che si sono messi in mostra sono stati gli azeri Cafarquliyev e Bayramov: due terzini moderni e tecnici, abili a giocare anche “dentro il campo”.
Gli stranieri
Torniamo all’inizio: che ci fanno dei brasiliani in Azerbaigian?
Intanto non ti ho detto che uno di loro - Richard Almeyda - ha ottenuto la cittadinanza azera e gioca per l’Azerbaigian, mentre per gli altri va fatto un discorso a parte.
Il modello estremamente positivo del Qarabag si estende anche alla gestione dei talenti che giungono dall’estero: la vetrina internazionale che si sta guadagnando ogni anno non dipende soltanto dall’esborso economico della società.
Qualche anno fa era arrivato Kady, che in un anno fece 28 gol e 28 assist. Lui, come gli altri attuali brasiliani, non vengono scovati dal Brasile ma dal Portogallo, dove militano in club che gli permettono di accumulare già una prima esperienza europea. Anche oggi, al fianco dei talenti del vivaio, hanno puntato su giocatori stranieri con un curriculum importante, ma da rilanciare: su tutti, Abdellah Zoubir e Yassine Benzia.
La ricostruzione
Nonostante le continue tensioni con l’Armenia, il cessate il fuoco nella regione del Nagorno Karabakh prosegue ormai da quasi quattro anni fa: da qui nasce il progetto di ricostruire e far rivivere la città fantasma di Agdam, “liberata” dal dominio armeno.
Sempre all’interno di questo disegno, il Qarabag - che gioca da trent’anni ininterrotti a Baku, la capitale - ha disputato pochi mesi fa una sfida amichevole proprio nei territori liberati dall’Azerbaigian. E chissà che nel giro di pochi anni non possa stabilmente tornare nella propria casa, nel Nagorno Karabakh.
L’occasione, a questo punto, era ghiotta: come si comportano invece gli altri Paesi di quest’area geografica?
La Georgia non dovrebbe centrare nulla per qualità, organizzazione e strutture di allenamento di Dinamo Tbilisi e Dinamo Batumi. Hanno però pochissimi risultati, si sono focalizzati esclusivamente sui giovani (vedi Kvaratskhelia, ma non ci sono altri esempi) e non sul creare un club forte. Probabilmente anche in questo caso servirebbe un nuovo allenatore della Nazionale, che funga da guida con una visione.
Anche il movimento calcistico armeno sta ottenendo pochi risultati, alcuni dei quali grazie agli investimenti degli oligarchi russi.
Insomma, la città che ha dovuto abbandonare il Qarabag potrebbe presto tornare a ospitare un club in esilio da più di trent’anni. Nel frattempo, questa squadra senza casa sta realizzando cose sensazionali: tra campionati vinti e cammini in Europa.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: la techno di Berlino Patrimonio dell’Unesco, un articolo che non condivido di Guia Soncini su Francesco Costa, l’epopea della Milano-Sanremo.
La newsletter da non perdere: Kura Tawila, una newsletter sul calcio africano del giornalista Alex Cizmic.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda in macchina: questa volta non può che essere Tunnel, della galassia V2B media.
Io sono Andrea Codega, ho 27 anni e mi piace moltissimo scrivere.
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Puntata totale!
Che ricordi quando alle superiori giocavo an Online Soccer Manager e ogni volta compravo un giovane brasiliano fortino dallo Shakhtar (Douglas Costa).
Questa newsletter fa un solo sbaglio: citare quel pozzo di arroganza e livore che è Guia Soncini. 😆