Crêpes e indipendenza
#16 Mappe - Francia 🇫🇷: ogni Stato ha la sua regione indipendentista, e la Francia non fa eccezione. Un viaggio nel cuore dell'identità bretone, tra crêpes e case peculiari.
Ciao, ti auguro buone vacanze con la sedicesima puntata di Mappe, la newsletter che ti porta a scoprire storie, culture e persone. Un Paese alla volta.
Con il termine Mappe possiamo intendere un po’ quello che vogliamo: un significato geopolitico, uno meramente geografico, un’esplorazione o un viaggio che ti arricchisce. Ecco, questa sedicesima puntata sarà eccezionalmente una sorta di diario di viaggio che attraversa Bretagna e Normandia, regioni meravigliose che ho visitato proprio pochi giorni fa.
Nella prima delle due sono rimasto affascinato da alcuni tratti cittadini, sociali e linguistici tipicamente bretoni e poco francesi: distanze, differenze che contraddistinguono spesso aree geografiche “indipendentiste”, che si sentono poco rappresentate dallo Stato centrale a cui appartengono. Se quelli catalani e baschi sono i movimenti independentisti più celebri degli ultimi decenni, anche l’indipendentismo bretone racconta un altro po’ di come identità sociale e desiderio di autonomia possano andare a braccetto.
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Case
Prendi un treno alle 7 di mattina da Parigi, arrivi alle 9 a Rennes e le differenze le noti subito. Rennes è il capoluogo della Bretagna, regione francese all’estremo nord-ovest del Paese: i km di distanza dalla Gran Bretagna sono un po’ di più rispetto ad alcune estremità della Normandia, ma non per questo la Bretagna si sente meno protesa verso l’esterno, verso l’oceano. Anzi.
Moltissime case bretoni - e diverse anche in Normandia - sono realizzate in questo stile, secondo una tradizione che si sussegue da secoli. Lontane dall’architettura bianca e regia di Parigi, vero e proprio centro nazionale, le case di Rennes e delle Bretagna si susseguono in maniera disordinata e scomposta. Colori diversi, abitazioni in bilico come se fossero state affiancate rispettando principi fisici totalmente contrastanti, serie di finestre che lasciano soltanto pochi centimetri l’una dall’altra, strisce di legno che attraversano le pareti esterne.
Edifici diversi ma accomunati da tratti peculiari, che tradiscono quella che è una storia ricchissima e lontana dalla classica cronologia che ha scandito la formazione dello Stato francese. Il nome Bretagna, infatti, deriva proprio da quel popolo bretone insediatosi sulla penisola il VI secolo d.C, un sottogruppo di quei celti che per secoli si sono insediati nelle isole britanniche. Fin dall’inizio la radice è dunque profondamente diversa rispetto alle altre regioni di Francia, con cui la Bretagna si trova anche a scontrarsi sul finire del XV secolo e con cui non troverà mai un vero e proprio terreno comune.
Non solo per la ricchezza storica, attraverso i tanti popoli che l’hanno occupata, ma forse anche per una conformazione geografica che suggerisce il suo desiderio di separazione, dal Medioevo alla contemporaneità la Bretagna ha sempre faticato a sentirsi francese e ha tentato di comunicarlo in diversi modi, non solo con la fisionomia delle sue città, ma anche attraverso crêpes e dialetti.
Dialetti
Una delle modalità più efficaci con cui testimoniare la propria identità sociale è l’affermazione di una propria identità linguistica. Pensiamo di nuovo al catalano e al dialetto basco: i più autorevoli movimenti indipendentisti sono stati accompagnati nel corso dei decenni da un vero e proprio rifiuto della lingua nazionale, adottando invece un proprio idioma linguistico.
Anche la Bretagna non fa eccezione: in giro per strade e città è assai comune trovare scritte e indicazioni in due lingue, bretone e francese. Il bretone non è così radicato da essere insegnato come prima lingua a scuola, come fatto con il catalano in Catalogna, ma un’ampia sfera sociale (perlopiù gli adulti) lo utilizzano frequentemente anche prima del francese. Alle vocali e ai morbidi suoni delle parole francesi il bretone - una lingua celtica simile al gallese - si sostituisce con suoni più gutturali, chiusi e cupi. Un esempio calzante che testimonia quest’altro sintomo di discontinuità: da ècole (scuola in francese) si passa al bretone skol.
Crêpes
E se vogliamo proseguire sulla stessa comparazione, le crêpes salate sono la paella della Catalogna, il marmitako basco. Farcite con funghi, uova, prosciutto, formaggio o quant’altro, questa pietanza è probabilmente la specialità più diffusa in terra bretone: un piatto facile, quasi da cucina casalinga nella sua bontà, che anche in questo caso si distacca dalle eccellenze della cucina francese.
Vini di primissima qualità, formaggi eccellenti, pasticceria sopraffina e chi più ne ha più ne metta: tutti noi conosciamo la qualità e la raffinatezza delle specialità culinarie francesi, ma anche rispetto a loro la Bretagna sembra volersi distaccare proponendo tutta un’altra filosofia grazie alle crêpes (in Bretagna si chiamano galette) o al croque-a-cheval servito nelle brasserie. Una filosofia culinaria più umile, più semplice, più diretta. Ma garantisco: buonissima.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente: questa volta ne scelgo una fatta dal sottoscritto pochi giorni fa, a Mont Saint Michel. Un posto senza eguali, che si aggiunge ad altre chicche bretoni che meritano assolutamente una visita: Saint Malo, Nantes, Vannes e la stessa Rennes.
La newsletter a cui iscriverti: a proposito di Francia… una newsletter che racconta la Francia. Marat del giornalista Francesco Maselli.
Il podcast da non perdere: visto che ho trascorso dei giorni anche in Borgogna prima di tornare in Italia, non potevo esimermi dal consigliarti un podcast sulla patria del vino.
Grazie e a presto!