Camogli Hotel
#31 Mappe - Tristan da Cunha 🏝: il luogo abitato più remoto in tutto il mondo. Un'isola inglese in mezzo all'Atlantico: 240 persone, di cui molte con i cognomi Repetto e Lavarello, e un ospedale.
Ciao, buon lunedì e buona settimana con la puntata #31 di Mappe, la newsletter che ti parla di storie, culture e persone. Un Paese alla volta, ogni due settimane.
Il fascino per il luogo più remoto in tutto il mondo si avvicina a quello che provo nell’immaginarmi immerso nella strada più caotica del mondo. Non so se quella sensazione sia più facile trovarla tra i tuk-tuk di Bangkok, nella Mumbai raccontata da Pablo Trincia o nella Lagos che entro il 2050 dovrebbe arrivare a 40 milioni di abitanti (ne abbiamo parlato in questa puntata), ma immagino la sensazione straniante di sentirsi un minuscolo puntino avvolto da un caotico sciame di persone e mezzi di trasporto che non ti conoscono.
Anche nel luogo abitato più distante dalla terraferma mi aspetto di sentirmi un puntino avvolto dall’immensità dello spazio e della natura, abbandonato nella stessa misura. Non attorniato da milioni di persone, ma soltanto da 240 individui circa che vivono su un’isola sperduta nell’Oceano Atlantico, questa è la sensazione che vorrei trovare se mai dovessi arrivare a Tristan da Cunha. Un’isola lontana da tutto e tutti, distante anni luce da tutto quello che sentiamo, leggiamo e osserviamo ogni giorno.
Tristan da Cunha
L’arcipelago di Tristan da Cunha si trova in mezzo all’Atlantico, ed è il luogo più remoto del mondo. Le quattro isole che lo compongono - Tristan, Inaccessibile, Gough e Nightingale - continuano a essere di proprietà inglese, fin da quando nel 1816 una spedizione britannica aveva occupato questo arcipelago, temendo potesse fungere da base per la liberazione di Napoleone Bonaparte, allora confinato nella “vicina” Sant’Elena; il nome della sua isola più importante, invece, nasce addirittura nel 1506 dal navigatore portoghese Tristão da Cunha, che vide le isole sul tragitto per giungere al Capo di Buona Speranza.
Erano i decenni più floridi delle esplorazioni via mare, ed era la penisola iberica ad avere le tecnologie più avanzate in questo senso. Non a caso, diverse terre scoperte in quel periodo sono proprio di matrice portoghese: il Capo di Buona Speranza venne raggiunto da Bartolomeo Diaz nel 1487, le Indie vennero toccate da Vasco da Gama nel 1497, nel 1500 toccò a Diogo Dias avvistare una nuova isola che venne denominata Madagascar.
A più di duecento anni di distanza, Tristan da Cunha continua a essere un possedimento inglese e praticamente irraggiungibile per chiunque voglia recarsi lì.
Oggi ci vivono circa 240 abitanti, e ci si può giungere solo attraverso dei battelli da pesca che partono dal Sudafrica a intervalli regolari, per un viaggio che dura tra i sei e gli otto giorni. Insomma, per visitare Tristan da Cunha bisogna mettere in conto almeno 20-25 giorni di viaggio, considerando anche i giorni in cui i turisti - i pochissimi turisti che vi mettono piede - sono costretti a restare sull’isola, in attesa del ritorno con il battello da pesca che collega Tristan da Cunha a Città del Capo.
Da quando ho conosciuto la storia di quest’isola, continuo a chiedermi come possa essere e funzionare la vita in un ambiente così remoto e lontano da tutto. In mezzo a ovvi problemi di endogamia - l'intera popolazione discende da soli quindici antenati, otto uomini e sette donne arrivati sull'isola in un periodo compreso tra il 1816 e il 1908 -, sull’isola si usa la sterlina britannica e tutti i ricavi vengono redistribuiti equamente tra i membri della comunità. Si vive di agricoltura e allevamento, ed è frequente vedere su quest’isola anche i pinguini.
Un affare ligure
Quello che rende ancora più stupefacente lo scenario e la simbologia che avvolge l’isola ha a che fare con una regione lontana diverse migliaia di km: la Liguria.
Oggi sull’isola sono presenti soltanto otto ceppi familiari, e tra questi due dei cognomi più diffusi sono i liguri Repetto e Lavarello. Sì, anche io ho pensato subito a Mauro Repetto, mentre ti stringo la mano se conosci una persona che di cognome fa Lavarello.
L’origine di questa storia risale al 1892, quando i due marinai camogliesi Andrea Repetto e Gaetano Lavarello naufragarono sull’isola, che già da decenni era sempre meno frequentata a causa dell’inaugurazione del canale di Suez nel 1869, aprendo un’opzione fondamentale per poter giungere le Indie Orientali senza dover circumnavigare l’Africa.
I due decisero di fermarsi sull’isola, con il risultato di contribuire alla prosecuzione della popolazione e delle generazioni successive. Ed è proprio in loro onore che, sull’isola più sperduta al mondo, c’è un ospedale costruito nel 1971 che si chiama Camogli Hospital, seguito poi dalla costruzione di un altro ospedale nel 2017.
Oggi nell’ospedale dell’isola è presente una vera e propria targa celebrativa inviata dal comune di Camogli in occasione della sua ricostruzione. “C’è un po’ di Italia nell’angolo più remoto del mondo”, direbbe qualcuno.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Qualche link utile sulle notizie degli ultimi giorni: la sconfitta di Sanna Marin in Finlandia, i capi d’accusa imputati a Donald Trump, perché ChatGPT è stato momentaneamente bloccato in Italia.
Il podcast da non perdere: La Nave, dodici puntate in cui Luca Misculin de Il Post racconta il lavoro della Geo Barents, la nave nel Mediterraneo di Medici senza Frontiere.
In archivio puoi recuperare tutte le altre puntate di Mappe.
Grazie e a presto!