Cine-Bolivia
#66 Mappe - Bolivia 🇧🇴: un colpo di Stato finto nella sua pericolosità, e la dipendenza dalle risorse dell'America Latina.
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Cinema
Sembrava una scena appartenente ai più classico dei film di finzione, un coup de théâtre degno di Shutter Island.
Il 26 giugno, l’ex comandante dell’esercito Juan José Zuñiga ha guidato un manipolo di truppe nel palazzo del governo a La Paz, la capitale della Bolivia. In quello stesso palazzo era riunito il presidente del Paese Luis Arce, insieme all’intero gabinetto.
Un vero e proprio golpe - così è parso - che ha seguito alcune minacce rivolte dall’ex comandante dall’esercito a Evo Morales, ex-presidente boliviano, e che è durato soltanto poche ore.
Infatti, è bastato che Luis Arce nominasse un nuovo capo dell’esercito - il generale José Wilson Sanchez Velasquez - per vedere il manipolo di militari abbandonare prima il palazzo del governo e poi Plaza Murillo. Insomma, niente di serio. Una boutade, forse.
La scena più cinematografica si è consumata soltanto poche ore dopo quando, mentre veniva arrestato, l’ex generale e autore del golpe affermava: “Il presidente mi ha detto che la situazione era molto complicata e che era necessario preparare qualcosa per alzare la sua popolarità”. Tutto bellissimo, un film.
Mas
Non è solo finzione: il colpo di Stato orchestrato dai militari è il prodotto di mesi di forti tensioni interne al Movimento al Socialismo (Mas), cui appartengono sia l’attuale presidente Arce che il predecessore Morales.
La caduta dell’ex presidente Morales era stata accompagnata dalle presunte elezioni truccate nel 2019, che gli avevano permesso di salire al potere a scapito di Carlos Mesa. Da lì, e per i tre anni successivi, prima Morales e poi Arce non sono mai riusciti a garantire una stabilità politica al Paese.
Come si legge qui, l’anno scorso il 77% dei boliviani era contro la politica di Mas nei confronti della coca, ed entrambi i protagonisti politici non superavano il 15% di gradimento da parte degli intervistati.
La principale causa si deve al conglomerato di apparati pubblici costruiti e dominati direttamente dagli uomini di Mas.
Questo sistema pubblico di gestione delle risorse ha coinvolto anche il litio: su modello del Cile di cui avevamo parlato in questa puntata con il giornalista ambientale Ferdinando Cotugno, anche la Bolivia desiderava aprirsi alla nazionalizzazione di questa risorsa, finendo però per doversi accordare con Catl, colosso cinese che ora ha accesso al 23% delle riserve mondiali di litio. La Bolivia, infatti, forma il famigerato ‘triangolo del litio’ insieme a Cile e Argentina.
Le risorse dell’America Latina
Il problema che affligge la Bolivia è comune all’intero continente: da secoli esporta materie grezze rifornendo il mercato internazionale e ancora oggi è schiava del paradigma estrattivo, a sua volta dipendente dalla volatilità della domanda e dei prezzi.
L’intera America Latina è dunque dipendente, quando si parla delle risorse minerarie ed estrattive su cui letteralmente siede il continente.
Come spiega la ricercatrice Thea Riofrancos, la spinosità dell’estrattivismo è riemersa “nel contesto del boom delle materie prime dal 2000 al 2014 - un periodo di intensi investimenti nei settori delle risorse guidati dall’industrializzazione delle economie emergenti come la Cina - e del ritorno al potere della sinistra in tutta l’America Latina. […] Con l’arrivo del boom delle materie prime e della “marea rosa”, i nuovi governi di sinistra - da Hugo Chávez in Venezuela, a Evo Morales in Bolivia, fino a Rafael Correa in Ecuador - avanzavano in un contesto di tensione complicata: da una parte, presiedendo all’espansione delle attività estrattive, e dall’altra, cercando di incanalare i benefici economici nei servizi sociali e nelle infrastrutture pubbliche”.
Capita così che quando il prezzo del gas naturale - di cui la Bolivia è colma - cala come successo nel 2022, la Bolivia si è ritrovata a dover diminuire la sua produzione e importare diesel e benzina, mandando il Paese in grave difficoltà.
Inevitabilmente, la dipendenza si fa sentire nei Paesi più fragili come la Bolivia e la tematica estrattiva diventa la prima battaglia su cui si struttura il confronto politico.
Proprio attorno alle risorse del Paese si sta costruendo il dibattito tra “arcisti” ed “evisti” all’interno di Mas: in vista delle elezioni presidenziali del 2025, Evo Morales ha annunciato la sua candidatura e contenderà la sinistra a Luis Arce.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: La vittoria dei Laburisti e la figura dei Keir Starmer su Il Post; cosa rappresenta l’erba di Wimbledon su Lucy Sulla Cultura; un ritratto di Donatella Di Pietrantonio, neo-vincitrice del Premio Strega su Rivista Studio.
Il podcast da non perdere: Fuori da qui, il podcast di Simone Pieranni da affiancare a Mappe per non rimanere affrancati al sovranismo delle notizie.
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