Kurt Cobalto
#28 Mappe - Congo 🇨🇩: il Paese africano è una miniera di cobalto a cielo aperto, e la maggior parte finisce nelle mani della Cina. C'entra la geopolitica e la transizione energetica mondiale.
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Una cosa divertente? Il numero 28 è un cosiddetto numero odioso, così come viene definito dalla Successione di Thue-Morse.
In una delle primissime puntate di Mappe, abbiamo parlato con Ferdinando Cotugno di litio, di come il Cile sia ricchissimo di questo minerale: fondamentale per le batterie delle auto elettriche, e quindi per gli equilibri geopolitici dei prossimi decenni.
Insieme al litio, è il cobalto a essere il grande protagonista di questa transizione verso le auto elettriche (e non solo). Non so se trovi più simpatico il titolo odierno o quello della puntata sul Cile (parere personalissimo: Kiss me litio è imbattibile), ma quello che sicuramente lega i due discorsi è il grande vantaggio assunto dalla Cina - da diversi anni - nella produzione e utilizzo di questi minerali, sottraendoli ai Paesi che lo estraggono dal proprio territorio.
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Sfruttamenti
Uno dei tanti riferimenti a cui associo il Congo è Heart of Darkness, un libro di Joseph Conrad che non mi era piaciuto per nulla e che avevo dovuto leggere per mere richieste liceali. Il protagonista Charles Marlow è un marinaio che racconta della sua esperienza in un Congo avvolto nello sfruttamento delle popolazioni locali per via degli interessi occidentali per l’avorio. Chi impersonifica l’uomo bianco colonizzatore è l’antagonista Kurtz (pensavi che il titolo fosse solo un riferimento a Kurt Cobain?), tramite cui il narratore riesce a descrivere tutti i lati oscuri del colonialismo africano nel tardo Ottocento.
A più di un secolo di distanza, il Congo è ancora al centro di interessi internazionali che non riguardano gli equilibri socio-politici di questo Paese dell’Africa centrale, ma soltanto le materie prime di cui è ricoperto.
Se il Cile siede letteralmente su sterminate distese di litio, lo stesso vale per il Congo con il cobalto: il Congo soddisfa da solo circa il 60% del fabbisogno mondiale attuale di cobalto, una cifra spropositata che si accompagna a quella delle esportazioni verso la Cina: il Paese asiatico possiede infatti circa il 70% delle riserve di questo minerale, il che significa che quasi tutto il cobalto congolese finisce nelle mani di Xi Jinping (che già raffina circa il 50% del litio mondiale).
Land-grabbing
Il cobalto è dunque strategico per le batterie agli ioni di litio delle auto elettriche e le tante tecnologie alla base della transizione energetica, ma allo stesso tempo il Paese non è mai riuscito ad approfittare concretamente della sua ricchezza naturale.
L’ombra cinese si allarga su quello che ormai da diversi anni è un disegno sempre più concreto e mastodontico: la Cina è da più di un decennio il principale partner commerciale di tantissimi Paesi africani, dove il governo di Xi Jinping attraverso la Belt and Road Initiative non ha voluto farsi trovare impreparata.
In un continente in cui nei prossimi tre decenni si registrerà il 57% della crescita demografica mondiale, in un continente sì denso di povertà e instabilità ma anche di risorse minerarie e materie prime fondamentali, la Cina si è creata da diverso un tempo un vantaggio cospicuo nei confronti degli USA, investendo in Kenya, Congo, Namibia e Nigeria (tra gli altri) per la costruzione di ospedali, strade, industrie e nuove strutture di telecomunicazione.
A fronte di tutto ciò, la Cina si è così assicurata un indiscusso e incontrollato fenomeno di land grabbing, cioè appropriazione delle materie prime di cui gode il continente africano, non solo per assicurarsi un ruolo di primissimo piano in qualsiasi evoluzione tecnologica dei prossimi decenni, ma anche per fornire un adeguato sostentamento alla sua popolazione (quasi 1,5 miliardi di persone). Da qui, deriva l’autentico monopolio cinese quando parliamo del cobalto.
Interessi
Il Congo sta cercando in qualche modo di tutelare la propria posizione, cercando di non piegarsi in maniera unilaterale a questo fenomeno. La Cina ha di fatto assunto il controllo finanziario di diverse miniere estrattrici di cobalto, attraverso tanti finanziamenti a fondo perduto e contratti piuttosto opachi, ma sul finire del 2022 la Repubblica Democratica del Congo ha anche stretto un accordo commerciale con gli USA per lo sviluppo dei veicoli elettrici nel Paese.
Questo fatto si accompagna al tentativo - da parte del presidente della RDC Felix Tshisekedi - di rivedere proprio alcuni dei contratti stretti con la Cina su alcune delle tante compagnie di estrazione mineraria, e dietro questo disegno pare esserci proprio la pressione del segretario di Stato americano Antony Blinken.
Quel che rimane è la difficoltà del Congo, un Paese ricco minerariamente ma con poco potere contrattuale anche a causa della sua instabilità interna, di resistere alle avance estere per questo tipo di risorse. L’Occidente, ad esempio, sta cercando di recuperare il terreno rispetto alla Cina anche sul rame, di cui il Congo è il principale bacino africano: complessivamente, in questo articolo si stima che il Paese possieda risorse minerarie e naturali ancora non sfruttate pari a 24 trilioni di dollari.
Ecco perché il Congo è al centro di intricati interessi internazionali e geopolitici, quando parliamo di auto elettriche e transizione energetica.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
L’articolo da leggere: quest’analisi dell’ISPI sull’atteggiamento cinese in Africa
Il podcast da non perdere: Una storia sbagliata, un podcast sulla travagliata storia del Congo che attraversa, inevitabilmente, le terre rare presenti sul suo territorio:
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