Come va con i bitcoin?
#9 Mappe - El Salvador 🇸🇻: il piccolo Paese dell'America Centrale è stato il primo ad accogliere i bitcoin come valuta ufficiale. A sette mesi di distanza, gli effetti sono ancora piuttosto incerti.
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“Il dittatore più cool del mondo”
Questa frase è comparsa nel settembre del 2021 sulla bio del profilo Twitter di Nayib Bukele, presidente di El Salvador, un piccolo Stato al lato di Honduras e Gautemala che conta circa sei milioni di abitanti.
Un’auto-definizione ironica arrivata in risposta alle proteste che si erano moltiplicate nei giorni precedenti in merito al principale motivo per cui negli ultimi mesi El Salvador è comparso sulla stampa internazionale, insieme all’annosa questione della lotta contro le gang: i bitcoin. Il 9 settembre 2021, infatti, il parlamento del Paese centroamericano ha ratificato la proposta del presidente di adottare i bitcoin come moneta legale per il Paese, a fianco del dollaro americano. Novanta giorni dopo la legge è entrata ufficialmente in vigore: da quel momento, i bitcoin sono divenuti una valuta obbligatoriamente accettata come mezzo di pagamento in tutto il Paese, con l’aggiunta di poter sancire il prezzo di prodotti e servizi anche in bitcoin, rendendoli di fatto un’unità monetaria ufficiale per il Paese.
Da circa sette mesi, dunque, El Salvador è stato il primo Paese ad adottare i bitcoin all’interno del proprio sistema monetario. Un fatto sensazionale, che potrebbe non rimanere un unicum nei prossimi anni, ma che ha portato a una serie di implicazioni piuttosto delicate data l’estrema volatilità e flessibilità dell'oggetto in questione.
I bitcoin e l’inquinamento
Il bitcoin è una moneta virtuale nata nel 2009: a differenza di tutte le altre valute e in comune con tutte le altre criptovalute moltiplicatesi negli ultimi anni, il bitcoin non dipende da un ente bancario centrale che distribuisce la moneta ma da una complesso sistema decentralizzato in cui chiunque può andare a realizzare una transazione, tramite la tecnologia peer-to-peer (la stessa alla base di Paypal per intenderci), che viene registrata e tracciata sulla blockchain. Abbiamo già accennato al sistema della blockchain nella puntata sulla Cina di Badiucao.
Il procedimento tramite cui vengono emessi si chiama mining, e prima di tornare a concentrarci su El Salvador vale la pena spendere due parole sugli effetti di questo processo. Se la produzione di bitcoin era inizialmente effettuata da singoli individui e computer normali, da anni il loro volume è così cresciuto da rendere questa attività di estrazione molto più strutturata. Oggi l’estrazione della moneta digitale - dalla convalida alla registrazione di una nuova transazione, identificata sulla blockchain da una stringa numerica utilizzabile una sola volta - avviene principalmente in vere e proprie “centrali” dove centinaia di server collaborano per risolvere i calcoli utili al completamento delle transazioni su blockchain.
Guess what: il mining è un processo estremamente nocivo in termini ambientali. Il consumo di energia per l’estrazione di bitcoin è aumentato di oltre 62 volte dal 2015 al 2022 e oggi si stima che produca 22 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno. Inoltre, la necessità di utilizzare server e computer sempre più potenti comporta una spropositata quantità di rifiuti elettronici molto inquinanti, andando a impattare in maniera significativa sugli oltre 57 miliardi di tonnellate nel solo 2021. Più la mole di dati sarà complessa da gestire, più sarà necessario trovare altre strade energetiche per garantire i processi di mining: l’Università di Cambridge ha stimato, infatti, che il consumo annuo di elettricità provocato dai bitcoin sia pari a quello di 23 centrali a carbone, o simile a ciò che viene consumato dalla Finlandia. E il fatto che stiamo parlando di un sistema decentralizzato non aiuta di certo le politiche che vorrebbero gradualmente portare il sistema delle criptovalute a non produrre più emissioni nel giro di pochi decenni.
La sfida al dollaro
Dall’inizio del secolo scorso a oggi, i bitcoin e l’intero ordine delle criptovalute sono cresciuti a dismisura, non solo nel numero ma anche nel valore. Oggi si stima che esistano circa diecimila criptovalute sul mercato, il cui valore complessivo è passato dai 700 miliardi di inizio 2021 ai 3 triliardi di novembre 2021, anche grazie a una delle novità più impattanti dello scorso anno come quella degli NFT.
Il sistema decentralizzato sta alla base della grande flessibilità del valore del bitcoin: un fattore che mette costantemente in allerta chi investe in questa valuta virtuale, figuriamoci uno Stato vero e proprio che lo ha adottato come valuta legale. Per intenderci: oggi un bitcoin vale circa 36.000 euro, a novembre 2021 circa 56.000, ma soltanto a luglio 2021 ne valeva 28.000.
Di fatto, dallo scorso autunno El Salvador possiede due valute e non ne controlla direttamente nessuna: una è decentralizzata, l’altra è il dollaro americano. Come si deve leggere l’azzardo del presidente Nayib Bukele (tra le altre cose, come puoi vedere dalla foto qui sopra, è uno dei presidenti mondiali più attento alla comunicazione politica sui social… forse fin troppo)?
Da un lato gli emigrati salvadoregni garantiscono al Paese circa 6 miliardi di dollari entranti ogni anno, una cifra pari al 22% del PIL del Paese. Questo invio di denaro dall’estero è però soggetto a commissioni che in passato sono arrivate fino al 20%: la possibilità di inviare somme di denaro sottoforma di bitcoin abbasserebbe i costi di transazione.
Dall’altro, nel 2001 El Salvador aveva scelto il dollaro non in seguito a una severa crisi economica e nemmeno dopo un periodo di grande inflazione della valuta pre-esistente. Si scelse il dollaro principalmente per attrarre investimenti stranieri, un cambiamento però mai avvenuto per la grande instabilità sociale e le guerriglie urbane tanto frequenti ancora oggi nel Paese. La scelta di El Salvador va dunque vista nell’ottica di dipendere in maniera minore delle decisioni della Banca Federale Americana (FED), che logicamente non tiene conto degli interessi di uno Stato così marginale: proprio nel 2021 è aumentata in maniera consistente la quantità di dollari in circolazione per far fronte ai danni economici della pandemia, con il risultato di aumentare l’inflazione non solo negli USA ma anche a El Salvador. L’emissione di bitcoin, al contrario, non dipende dalla decisione di un organo centralizzato ed è soprattutto predeterminata da un algoritmo, fino al tetto di 21 milioni di bitcoin previsto entro il 2140.
I primi mesi sotto criptovaluta
Poche settimane fa il Fondo Monetario Internazionale ha “caldamente” suggerito a Bukele di interrompere il controverso corso legale dei bitcoin nel Paese, oltre a non aver ancora concesso il prestito di 1,3 miliardi di dollari richiesto da oltre un anno dal presidente. La flessibilità della valuta contrasta in maniera decisiva con la necessità di stabilità economica di un Paese, soprattutto nel momento in cui quest’ultimo non controlla direttamente alcuna valuta. La disparità tra il valore dei bitcoin registrato a Novembre (56000 euro) e ora (36000 circa) mostra l’estrema volatilità della valuta proprio da quando è stata adottata da El Salvador, in un momento storico in cui il debito pubblico di El Salvador potrebbe sfiorare il 100% in pochi anni. Non solo: un quarto della popolazione vive in una situazione di povertà e in risposta Bukele precisa di concentrarsi sui “guadagni sul lungo periodo”, scatenando così le diverse manifestazioni di protesta degli ultimi mesi.
Nelle ultime settimane, proprio per la volatilità del bitcoin, è stato rimandato il lancio dei Volcano Bond, dei veri e propri titoli di Stato. Il governo di Bukele aveva promesso il loro lancio nel mese di marzo, come una delle varie forme con cui provare a svincolarsi dal dollaro americano: la condizione attuale della valuta e la sfiducia della finanza internazionale si stanno però contrapponendo momentaneamente al sogno di El Salvador, che potrebbe realizzarsi in estate e andrebbe a rivoluzionare il mercato del debito.
Non è tutto da buttare, almeno per ora. Da elogiare ci sono ad esempio i grandi vantaggi che rappresenta l’adozione del bitcoin per il 70% di salvadoregni che attualmente non hanno accesso ai servizi finanziari tradizionali: la criptovaluta potrebbe e potrà aiutare l’inclusione finanziaria dei cittadini, ma può essere raggiunta solo con una rigidissima supervisione del mercato che El Salvador non sembra in grado di poter garantire.
Insomma, tra l’instabilità della criptovaluta, gli incerti equilibri politici ed economici mondiali e la precaria situazione finanziaria di El Salvador, la scelta di adottare i bitcoin si è rivelata piuttosto delicata: a pochi mesi di distanza gli effetti positivi non si sono ancora palesati, ma per una valutazione complessiva e più accurata serviranno tempo e alcune iniziative mirate, come quella riguardante le obbligazioni di Stato.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
La newsletter da leggere: Decrypto, di Andrea Venturelli, parla proprio di criptovalute. Non solo in maniera approfondita, ma anche in un tono semplice che la rende accessibile a chi vuole toccare marginalmente temi come crypto, metaverso, NFT.
Il podcast da non perdere: Grano è condotto da Mia Ceran, e in ogni episodio parla delle diverse forme con cui i soldi fanno parte delle nostre vite. Senza vergogna e senza imbarazzo.
Grazie e a presto!