A Vilnius si respira basket
#41 Mappe - Lituania 🇱🇹: una Repubblica baltica con meno di tre milioni di abitanti, e uno dei Paesi più forti al mondo se parliamo di basket. Com'è possibile?
Ciao, eccoci con la puntata #41 di Mappe! Mappe è la newsletter che ti parla di storie, culture e persone. Rigorosamente un Paese alla volta.
Se mi conosci o hai letto le primissime puntate, sai che tra le mie più grandi passioni c’è lo sport. Non te ne parlo da mesi, quindi oggi mi spiace ma te lo becchi.
Dentro al vasto universo sportivo ci sono alcune storie che mi colpiscono decisamente più di altre, in particolar modo quando si parla di atleti, squadre e Paesi che raggiungono risultati straordinari in relazione alle proprie possibilità.
Nell’archivio di Mappe puoi recuperare, ad esempio, la puntata sulla Giamaica che aveva partecipato alle Olimpiadi invernali del 1988 con il bob, oppure quella sull’Eritrea e Biniam Girmay, ciclista eritreo ad aver vinto una tappa del Giro d’Italia.
Ecco, a questi esempi o quelli di Slovenia e Uruguay oggi vorrei aggiungere un altro Paese che, per i suoi risultati sportivi in relazione alle proprie capacità, mi lascia a bocca aperta ogni volta.
Mi sono fatto aiutare dall’ospite di questa puntata - il mio amico e giornalista cestistico Cesare Milanti - per parlare di Lituania 🇱🇹: un Paese baltico che non supera i tre milioni di persone, con la capitale Vilnius che tocca i 540.000 abitanti, ma che da decenni è tra le nazionali di basket più forti al mondo. Com’è possibile?
Prima di iniziare, il solito ripasso. Se stai leggendo Mappe per la prima volta puoi lasciare un like alla fine della puntata e consigliare la newsletter al tuo barista di fiducia. Quello a cui puoi chiedere “il solito, grazie!”. E se non l’hai ancora fatto:
A canestro nelle Filippine
Da una settimana si sono conclusi i Mondiali di basket: sono stati vinti in maniera sorprendente dalla Germania, che ha battuto in finale la più quotata Serbia e in semifinale addirittura gli Stati Uniti, che pur senza le stelle della NBA rimanevano il vero Paese da battere.
In un tabellone con diversi risultati inattesi, spicca - soprattutto se non segui assiduamente il basket - la finale per il quinto posto tra Lettonia e Lituania, per la cronaca vinta dai lettoni 98-63. E qui lo ammetto: il discorso sull’eccezionalità della Lituania nel mondo del basket oggi si potrebbe applicare anche alla Lettonia, Paese arrivato al basket decisamente più tardi e reduce dal primissimo Mondiale della sua storia.
Il basket in Lituania
In Lituania tutto nasce da Frank Lubin, cestista statunitense e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 che tornò poi in terra baltica a insegnare e diffondere la cultura del basket.
Fast-forward ai decenni successivi: per tutti i decenni sotto il dominio sovietico, il basket è servito alla Lituania come mezzo identitario di auto-determinazione e nel corso dei diversi campionati lo Žalgiris Kaunas vinse ben cinque titoli, battendo più volte il CSKA Mosca.
La prima occasione di competere solo per il proprio Paese arriva nel 1992, alle Olimpiadi di Barcellona, soltanto due anni dopo aver ottenuto l’indipendenza dal regime sovietico: arriva una straordinaria medaglia di bronzo, ottenuta nella finale per il terzo posto proprio ai danni della Nazionale della Comunità degli Stati Indipendenti - che racchiudeva i principali giocatori russi -.
Nel giro di pochi anni la Lituania inanella altri due bronzi olimpici, la vittoria agli Europei del 2003 e un terzo posto ai Mondiali del 2010, affermandosi come una delle nazionali più temibili al mondo. Me ne parla meglio Cesare:
A cavallo dei due secoli la Lituania è stata una vera e propria potenza europea e mondiale. La generazione attuale sta cercando di risalire dopo qualche anno fiacco, pur senza aver messo in mostra dei particolari gioielli in questo Mondiale, a differenza, ad esempio, della Germania con Franz Wagner. A questa competizione mancava pure Domantas Sabonis, attualmente il più forte giocatore lituano e in forza ai Sacramento Kings.
Žalgirio Arena
Il palazzetto di basket di Kaunas, la Žalgirio Arena, è il simbolo che permette di raccontare un Paese così piccolo, spesso dimenticato quando si guarda la cartina europea, e che respira basket da decenni. L’eccellenza lituana nel basket, infatti, si lega direttamente a quanto questa disciplina sia centrale nella cultura baltica.
I media lituani sono stati di gran lunga i più presenti qui nelle Filippine, in relazione al Paese di origine: ce n’erano almeno quindici, mentre noi giornalisti italiani siamo arrivati a sei. Sono anche stati presenti almeno 2000-3000 tifosi lituani, nonostante i prezzi decisamente alti.
Sono stato a Kaunas a maggio per la Final Four di Eurolega, e per strada tutti pensavano a quell’evento: è un Paese che vive di basket come fosse una religione, l’aver trascorso tanto tempo sotto il dominio sovietico ha reso il basket un elemento ancor più unificante e le Olimpiadi del 1992 sono state emblematiche per il loro senso di appartenenza. La stessa Žalgirio Arena è uno dei palazzetti più all’avanguardia d’Europa, ed è costantemente sold-out.
Il basket è per la Lituania il vero e proprio sport nazionale, e ne abbiamo traccia sia nelle vittorie come nelle sconfitte: l’anno scorso ha ospitato il torneo pre-olimpico senza riuscire a qualificarsi, facendo sprofondare i tifosi in un autentico psicodramma dopo la sconfitta contro la Slovenia di Doncic. Oggi questa fortissima passione l’hanno passata anche ai vicini baltici: la Lettonia.
Derby baltico
A livello cestistico, la Lettonia è arrivata molto tardi al tavolo dei grandi: ha ancora meno abitanti della Lituania (quasi 2 milioni) e la sua tradizione nel basket sta di fatto iniziando ora. Kristaps Porziņģis, classe 1995, è infatti il primo cestista lettone a giocare in NBA, per i Boston Celtics.
L’exploit lettone è forse la storia più significativa di questi Mondiali insieme a quella del Sud Sudan, anche perchè Porziņģis non vi ha potuto partecipare per un infortunio al piede.
La Lettonia è l’autentica sorpresa del Mondiale, dopo aver battuto Spagna, Brasile e Francia. Senza la loro stella, si sono messi in luce diversi role-player - tra questi c’è Šmits, scartato dal Barcellona e ora in forza allo Žalgiris Kaunas -. E insieme a loro si è messo in luce Luca Banchi, allenatore italiano con tanta esperienza ma che mai aveva allenato una Nazionale: ha trasformato un gruppo con poco talento individuale in una squadra ‘speciale’ - come la definisce lui stesso - e temibile.
Mi prendo un piccolo momento per parlare di Luca Banchi, che da ieri è diventato il nuovo tecnico di Virtus Bologna: in una delle ultime conferenze stampa, l’allenatore italiano ha espresso come meglio non poteva quanto significhi il basket per le Repubbliche baltiche, ma più in generale quanto - nello sport - non conti solo la vittoria ma il fungere da esempio per le generazioni più giovani:
“Yesterday, schools allowed kids to watch basketball in classes, they watched the game. […] I wanted my players to see these kids sitting in a room and watching them play. […] The people, tonight, were expecting them to give one more demonstration to have special values. It’s not a matter of win, but it’s a matter of attitude. Because it’s not the big names, but the values that make people special”
La Lettonia, così come la Lituania, è testimone di quanto sport e cultura vadano a braccetto, e di quanto competere nello sport sia propedeutico allo sviluppo di altri valori umani e culturali.
Nella prima fase del Mondiale, in Indonesia, erano presenti ben 3000 lettoni, e la stessa Lettonia ospiterà una fase degli Europei del 2025: le storie cestistiche di Lituania e Lettonia sono diverse ma sicuramente legate tra loro, per vicinanza e tratti affini. Al momento tra loro c’è un rapporto fraterno e non una grande rivalità, ma chissà che la situazione non si modifichi dopo la scalata lettone agli ultimi Mondiali.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni link utili letti negli ultimi giorni: il colpo di Stato in Cile cinquant’anni fa, perchè sta crescendo l’ossessione per mappe e geopolitica, il Mondiale di basket vinto dalla Germania, il tema degli affitti brevi nelle città italiane.
Il podcast da non perdere: Dove nessuno guarda è l’ultimo podcast di Pablo Trincia e parla del caso Elisa Claps, risalente al 12 settembre 1993. Realizzato da Sky Italia e Sky Tg24 in collaborazione con Chora Media, te lo consiglio caldamente se hai già finito tutte le puntate di Indagini.
Con la puntata di oggi ti consiglio anche Toptal, una vera e propria piattaforma per i migliori freelance del mondo. Ti lascio il link per scoprire come funziona.
Grazie e a presto!
Sono capitato per caso su questa newsletter e la semplice idea di dedicare un numero a ogni paese con una sua specificità mi ha fatto impazzire e mi sono iscritto subito! Per ora ho letto solo questo numero sulla Lituania, ma mi dedicherò presto agli altri. Ho grandi aspettative :)