Vox Populi
#34 Mappe - Spagna 🇪🇸: le ultime elezioni amministrative in Spagna sono lo specchio dell'ondata di destra che sta accomunando diversi Paesi in tutta Europa.
Ciao, buona domenica!
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Sono molto affezionato alla Spagna fin dal mio Erasmus, oltre che per tantissime altre passioni che mi tengono legato a tutto ciò che è spagnoleggiante.
In quei mesi trascorsi a Madrid avevo vissuto da vicino le elezioni generali del novembre 2019, in cui Pedro Sanchez e il suo PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) riuscirono a ottenere una nuova maggioranza relativa rispetto al PP, il Partito Popolare di centrodestra.
Ricordo bene come la figura di Sanchez fosse sulla bocca di tutti, anche in seguito a quanto successo un anno prima, con Sanchez che attraverso un voto di sfiducia era riuscito a far cadere l’allora governo Rajoy (PP) e che, pochi mesi dopo, riuscì a vincere una prima tornata elettorale nell’aprile del 2019 con maggioranza relativa senza però riuscire a formare fin da subito un esecutivo di governo con Podemos, l’altro partito spagnolo di sinistra.
Insomma, Podemos e PSOE a sinistra. PP (centro-destra) e Vox (estrema destra) dall’altra parte. Dal 2019 al 2023, nella politica spagnola non sono cambiati gli attori ma - decisamente - i rapporti di forza, come dimostrano le recenti elezioni amministrative. Per parlare dell’ultima vittoria della destra, e per inserire questa vittoria all’interno della direzione che stanno prendendo diversi Paesi europei, mi sono fatto aiutare da Lorenzo Pregliasco, analista politico e direttore di YouTrend. 🇪🇸
Amministrative e non solo
Come hai potuto intuire, o come magari hai letto negli scorsi giorni, le elezioni amministrative spagnole di una settimana fa hanno portato a una netta vittoria della destra. Il PP presieduto da Alberto Núñez Feijóo ha di fatto guadagnato due milioni di voti rispetto al 2019, vincendo in nove delle dodici regioni in cui si è votato, con sei di queste che sono passate proprio dal PSOE al Partito Popolare.
La sconfitta è stata di gran lunga superiore a quanto entrambe le parti si potevano aspettare: come spiega bene Sara Gandolfi in Corriere Daily, il voto di queste elezioni locali si è trasformato in una manifestazione di gradimento (o meno) dell’operato nazionale di Pedro Sanchez, che si era messo in prima linea proprio in elezioni in cui avrebbe potuto lasciare maggiormente spazio ai diversi membri locali del PSOE.
Gli anni di governo di Pedro Sanchez insieme a Podemos sono stati caratterizzati da un profilo fortemente progressista. Forse il profilo più progressista in tutto il panorama europeo, anche grazie a una serie di misure significative: l’istituzione del salario minimo e la legge che ha reso i rider dei dipendenti a pieno titolo sono solo due delle tante prese di posizione del governo di centro-sinistra su temi di grande risonanza a livello sociale. Come mi spiega Lorenzo, potrebbero non essere però queste le cause principali che hanno portato alla debàcle elettorale di sinistra:
Credo che i risultati spagnoli non siano strettamente legati all’operato di Sanchez, ma vadano letti in un’ottica di ciclicità politica. In Spagna è in corso da anni un processo di bipolarizzazione: con la marginalizzazione dell’area liberale, probabilmente il Partido Popular è riuscito a occupare uno spazio elettorale più moderato e al contempo la parte più a destra è stata coperta da Vox.
In seguito a questo risultato, il premier socialista ha immediatamente convocato le elezioni anticipate a luglio, inizialmente previste per dicembre. Come scrivono diversi analisti spagnoli, questa scelta impulsiva di Sanchez va letta come un tentativo di spostare il dibattito pubblico dalla sconfitta all’orizzonte delle prossime elezioni e di mobilitare maggiormente l’elettorato di sinistra.
La crescita di Vox
Il risultato elettorale è anche ben rappresentato da quanto successo a Ciudadanos e Vox, oltre a un calo netto di diversi partiti più a sinistra del PSOE.
Ciudadanos, partito di ispirazione centrista, non è riuscito a eleggere alcun deputato in nessuna delle 12 regioni in cui si è votato, passando dal 6% del novembre 2019 a poco più dell’1% in queste regioni amministrative. Il risultato è che Ciudadanos non si presenterà nemmeno alle prossime elezioni governative.
Dall’altra parte, il fenomeno di Vox è uno dei temi più rilevanti all’interno del ventaglio politico spagnolo. Presieduto da Santiago Abascal, Vox è un partito di estrema destra nato nel 2013 e che in pochi anni si è ritagliato il ruolo di terza forza politica (aveva ottenuto il 15% nelle elezioni del 2019, a fronte del 20% di PP). Oltre ai temi ricorrenti che caratterizzano l’estrema destra, Vox ha cavalcato il tema che vede un legame tra il PSOE e l’appoggio esterno di EH Bildu, una coalizione di indipendentisti baschi tra cui figurano diversi candidati che avevano fatto parte dell’organizzazione terroristica basca ETA.
Le attinenze con la crescita della destra in Italia non sono poche: ti ricordi il tormentone “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”? Ecco, l’attuale premier italiano l’aveva pronunciato anche dal palco di un raduno di Vox a cui era stata invitata nel 2021:
Vox presenta diverse somiglianze con quella che è la storia di Fratelli d’Italia: Abascal e Meloni hanno una frequentazione piuttosto forte e vicina, oltre a far parte della stessa famiglia europea ECR (European conservative and reformist group), dove non rientra la Lega.
Seppur con una storia diversa, beneficia dello stesso terreno che ha permesso l’avanzata della Lega prima e di Fratelli d’Italia poi. La somiglianza con la Lega si rivede soprattutto nel forte messaggio anti-immigrazione.
L’Europa s’è destra
La chiave delle imminenti elezioni si giocherà proprio attorno alla possibile alleanza tra PP e Vox, che per i primi è diventato irrinunciabile per riuscire a ottenere una maggioranza di governo. Per il momento non sembra esserci questa volontà da parte di Feijòo (PP), ma sarà interessante analizzare un’eventuale alleanza anche in chiave europea, in vista delle importantissime elezioni europee del 2024.
Quanto sta succedendo in Spagna risponde al tradizionale schema dell’ascesa della destra populista europea, che in ogni Paese si esprime in forme diverse.
La possibile collaborazione PP-Vox, inoltre, viene vista da alcuni come un segnale di possibile collaborazione tra ECR e PPE a livello europeo: sarà questa la partita più osservata in vista delle europee del 2024.
Quello che rimane è che la possibile vittoria della destra in Spagna non sarà che l’ennesimo tassello di una chiara svolta a destra del panorama politico europeo nell’ultimo decennio. Al momento, insieme all’Italia, anche Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Olanda, Grecia, Cipro, Lituania, Slovacchia, Svezia e Lettonia presentano un governo a trazione centro-destra, con diversi gradi di conservatorismo e ideologie su immigrazione e tutela dei diritti civili.
Con il giudizio necessariamente sospeso sulla Spagna e la recente sconfitta di Sanna Marin in Finlandia, gli unici Paesi dell’UE ancora a traino centro-sinistra (e non con coalizioni di più ampie vedute) restano Portogallo, Danimarca, Malta e Slovenia. Alfieri di una sinistra europea che negli ultimi anni è stata sommersa da un’ondata proveniente da destra.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcune delle cose più interessanti lette negli ultimi giorni: il CEO di Open AI sulla necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale, come leggere i disastri climatici più recenti avvenuti in Italia.
Il podcast da non perdere: sempre per rimanere in Spagna, uno dei tanti approfondimenti disponibili con il podcast di news di El Pais.
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