Ciao, buon lunedì!
Sei su una nuova puntata di Mappe, la newsletter che ogni lunedì alle 8:04 ti parla di storie, culture e persone. Un Paese alla volta.
Ma è anche la newsletter che oggi pensava - anzi, aveva proprio pianificato - di parlarti di uno dei tanti scenari emersi dalle elezioni europee. E invece ti parla di Colombia 🇨🇴.
Per questo motivo potresti consigliarla al tuo barista di fiducia. Quello a cui chiedere “il solito, grazie!” ogni lunedì mattina.
Narcos
Mentre leggi questa puntata, mi immagino che nella tua testa stia risuonando la sigla di Narcos, la serie tv statunitense-colombiana che nelle prime due stagioni è incentrata sulla figura di Pablo Escobar: il più famoso narcotrafficante della storia, dominatore del mercato mondiale di armi, cocaina e marijuana. Per sette anni di fila Forbes l’ha inserito tra i miliardari più ricchi del mondo, tra 1987 e 1993.
La serie tv è realmente appassionante, la realtà lo è stata decisamente meno in tutta la sua crudeltà e nei conflitti armati tra bande che hanno fatto da sfondo al narcotraffico in Colombia. Sono passati diversi decenni dal cartello di Medellìn - quello di Pablo Escobar - e dalla guerra alla droga, e ancora oggi la Colombia continua a essere il vero e proprio centro di potere della cocaina.
Negli ultimi anni, la domanda di cocaina in tutto il mondo sta continuando a crescere inesorabilmente. La richiesta ha comportato un aumento della sua produzione sia in Colombia - tra 2020 e 2021 ha aumentato del 43% gli ettari di terreno dedicati alla coltivazione della cocaina - che in Paesi come Perù, Bolivia e Honduras. Anche in Ecuador, di cui abbiamo parlato diversi mesi fa in questa puntata: l’aumento del narcotraffico e della criminalità ha portato a un tasso di omicidi quasi pari a quello… colombiano, esatto.
Risarcimento
Per parlare di narcos e di traffico mondiale della cocaina non basterebbero cinque puntate, ma è importante sottolineare come la presenza dei cartelli di droga in Paesi come Colombia ed Ecuador abbia avuto degli effetti più che diretti sulla società. Un volume così esasperato di denaro - infatti - non può che andare a ricadere e interessare quasi tutte le sfere sociali della popolazione: dalle posizioni di controllo e di potere a quelle più subordinate.
Questa premessa è importante per capire meglio il caso Chiquita. Sì, parliamo proprio dell’impresa di produzione e commercializzazione di banane, e di quell’etichetta che sicuramente hai attaccato sulla fronte del compagno di banco alle elementari.
Pochi giorni fa, l’azienda Chiquita Brands International è stata condannata da un tribunale americano a risarcire i familiari di otto colombiani uccisi dal gruppo paramilitare colombiano FAUC, finanziato dall’azienda tra il 1997 e il 2004.
I 38 milioni di dollari che dovrà sborsare l’impresa leader nel mercato delle banane sono - già di per sé - un verdetto piuttosto unico: come spiega New Republic, è raro che compagnie così grosse vengano condannate in tribunale per casi di questo tipo, anche per le disponibilità economiche con cui riescono ad assoldare avvocati di prim’ordine.
Il caso Chiquita
I 38 milioni sono anche l’ultima faccia del legame stretto da Chiquita con i gruppi paramilitari che in Colombia hanno gestito il traffico di droga negli ultimi decenni.
Le FAUC (Forze di Difesa Automunite della Colombia) si sono macchiate di alcune delle peggiori atrocità commesse in Colombia negli ultimi decenni: Chiquita ha sempre dichiarato di aver pagato delle tangenti al gruppo per proteggere i propri dipendenti dalle minacce di ritorsione, ma già nel 2007 aveva patteggiato una multa di 25 milioni di dollari per lo stesso motivo.
Prima delle FAUC, erano state le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) a chiedere tangenti a tutte le aziende in affari con la Colombia negli anni Settanta; e poi, negli anni Novanta, fu il gruppo paramilitare di estrema destra AUC a inserirsi in questo meccanismo.
Con entrambe, Chiquita aveva realizzato il pagamento di diverse somme di denaro per proteggere i propri terreni di coltivazione dall’ondata di rapimenti e omicidi che si susseguivano in Colombia, generati da lotte di potere e narcotraffico, facilitando loro anche l’accesso ad armi per un totale di 5 milioni di dollari.
Così facendo, l’azienda andava a sovvenzionare realtà terroristiche contravvenendo alla legge promulgata nel 2001 dal Dipartimento di Giustizia degli USA, che vietava i pagamenti di società statunitensi - come la stessa Chiquita - verso organizzazioni terroristiche come AUC e FARC.
In chiusura, ti lascio due articoli utili per avere una visione ancora più completa su questo tema: la ‘Paz Total’ siglata tra Colombia e FARC nel 2016, e la controversia che ha legato Chiquita e il Guatemala.
🇨🇴🇨🇴🇨🇴
E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
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Alcuni articoli letti in questi giorni: un bellissimo pezzo su OpenAI, realtà e Baudrillard su Rivista Studio; All Eyes on Rafah e le storie Instagram su Wired; l’epopea dell’atletica italiana agli Europei di Roma su L’Ultimo Uomo.
La newsletter da scoprire: Macro di Cesare Alemanni, sulle trasformazioni tecnologiche di questi anni.
Il podcast da non perdere: ci siamo tuffati tra anni Ottanta e Novanta e quindi è il turno di Sfide da 90, il podcast di Sky con Federico Russo e Daniela Collu.
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