Perchè ci interessano le elezioni in Polonia
#42 Mappe - Polonia 🇵🇱: il 15 ottobre si vota in Polonia. Da un lato il protagonismo nella solidarietà all'Ucraina, dall'altro autoritarismo e derive illiberali.
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Pochi giorni fa ho assistito al talk de Il Post a Faenza, con una serie di incontri con giornalisti e ospiti sui principali temi sociali, politici e culturali di questi anni.
Nel corso della chiacchierata tra Eugenio Cau e Tonia Mastrobuoni è emersa una domanda su tutte le altre: ‘come mai le imminenti elezioni politiche in Polonia sono così importanti?’
Per capire perché, oggi, la Polonia ricopre un ruolo così significativo nelle dinamiche europee, e perché le elezioni del 15 ottobre saranno impattanti per gli equilibri interni all’UE, ho fatto qualche domanda all’ospite della puntata: Micol Flammini, giornalista de Il Foglio ed esperta di Europa Orientale. Nel 2023 ha anche pubblicato un libro: La cortina di vetro - lo trovi anche nei consueti consigli di fine puntata -.
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Derive illiberali
Nell’ottobre del 2020, la Corte Costituzionale polacca aveva dichiarato incostituzionale il diritto all’aborto in caso di malformazione del feto: una decisione che si avvicina a quello che si può definire un divieto quasi totale al diritto di abortire per milioni di donne, entrato in vigore il 27 gennaio 2021.
Non c’è solo questo, ma è stata questa decisione a evidenziare - prima di tutte le altre - la deriva illiberale e autoritaria verso cui si sta dirigendo la Polonia dal 2015, anno in cui Andrzej Duda ne è diventato presidente in carica. Duda è uno degli esponenti principali di Diritto e Giustizia - in polacco PiS -, un movimento cattolico di destra, conservatore e illiberale.
Come detto, non c’è solo questo: la notizia più recente riguarda l’approvazione di una legge che vieta l’accesso nelle scuole a enti e associazioni per i diritti umani che vogliono promuovere l’educazione sessuale. Micol Flammini conferma la tendenza del partito al potere:
La tendenza del Prawo i Sprawiedliwość è chiaramente quella di ledere lo stato di diritto polacco attraverso riforme gravissime su aborto - su cui la società civile si sta battendo moltissimo - ma anche attraverso diverse riforme in ambito giudiziario.
Da questa tendenza arriva il blocco della rata da 36 miliardi del PNRR: l’Unione Europea ha richiesto al governo polacco di modificare le ultime leggi sulla Corte Suprema e la nomina dei giudici, per permettere l’erogazione di questi soldi.
La questione ucraina
Prima di parlare di elezioni, è bene però precisare un’altra porzione del volto internazionale polacco, che si ricollega direttamente all’Ucraina.
Dal momento in cui la Russia ha invaso militarmente l’Ucraina, la Polonia è riuscita a mutare i propri rapporti con i principali partner occidentali attraverso l’accoglienza di milioni di profughi e un crescente protagonismo all’interno della NATO: basti pensare che Biden si è recato per ben tre volte a Varsavia dall’inizio della guerra.
La storia della Polonia è fortemente radicata all’ex-dominio sovietico, e per diversi decenni l’anima polacca - come raccontava il famosissimo reporter Ryszard Kapuściński - si è sempre considerata scissa tra occidente e dominio sovietico, senza riuscire a trovare un univoco legame di appartenenza.
La guerra in Ucraina ha probabilmente modificato quella che è la consapevolezza della Polonia all’interno dello scacchiere internazionale, pur con le proprie derive illiberali:
La Polonia oggi ha ben chiara la propria posizione internazionale: da un anno a questa parte ha rivestito un ruolo di rilievo, dando la sensazione che il motore europeo si stesse spostando a est proprio attraverso il suo protagonismo nella solidarietà verso l’Ucraina. In questi mesi, il cuore pulsante e la difesa dell’alleanza atlantica è sembrato dirigersi verso est.
Tra i due litiganti… Konfederacia
Le derive autoritarie e illiberali, e il protagonismo sulla scena internazionale. Arrivano da qui le due motivazioni per cui le elezioni del 15 ottobre saranno decisamente importanti anche per l’Europa, insieme allo stallo a cui stiamo assistendo in Spagna (ne avevamo parlato qui su Mappe):
Queste elezioni saranno più impattanti del solito, anche se verso la Polonia c’è sempre stato un pregiudizio nel vederla più piccola e insignificante di quanto realmente è. Da dversi anni è un Paese in crescita, e ciò che succede ha sempre avuto un rilievo per la politica europea.
Da un lato c’è proprio Andrzej Duda, presidente che si è candidato per quello che sarebbe uno storico terzo mandato consecutivo. Dall’altro c’è Donald Tusk, leader conservatore di centro-destra e già primo ministro polacco dal 2007 al 2014. Tra i due litiganti, è emerso di recente il partito di estrema destra Konfederacia: anti-ucraino, critico verso l’accoglienza dei migranti ucraini, e propagatore di fake news.
Proprio attraverso il grano e i migranti si deve leggere l’avvicinamento della Polonia alle elezioni:
L’avvicinamento al voto sta evidenziando due grandi tendenze.
Il PiS è sempre stato forte del voto dell’elettorato agricolo, ma le problematiche sull’approviggionamento del grano - direttamente riconducibili al conflitto ucraino - stanno evidenziando un cospicuo numero di persone che sta pericolosamente confluendo verso Konfederacia. Inoltre, un’altra fetta dell’elettorato di Diritto e Giustizia (PiS) sta confluendo verso Tusk poichè stanca di posizioni eccessivamente estremiste e autoritarie.
Insieme a questa tendenza, c’è tutta un’altra parte di scontenti che non si sa voteranno per l’attuale partito al potere, oppure per Tusk. Proprio oggi - domenica 1 ottobre - si tiene una grande marcia dell’opposizione a Varsavia, che sarà utile per verificare l’effettivo sostegno a Donald Tusk.
Oltre al grano, è centrale anche l’immigrazione: il 15 ottobre si voterà infatti anche per un referendum circa il Patto migrazione e asilo dell’UE. Il Paese non ha un problema di immigrazione, e anzi avrebbe bisogno di forze esterne da inserire in un sistema lavorativo in forte crescita, ma il PiS ha scelto di “legare” il referendum alle elezioni per polarizzare ancora più il dibattito, ponendo la gestione dei migranti al centro della campagna elettorale.
Come l’Ungheria?
Nelle settimane che avvicinano la Polonia alle elezioni, è difficile vedere citata la Polonia senza un immediato riferimento all’Ungheria. Duda e Orban sono due leader che hanno posto l’autoritarismo al centro del potere, ed entrambi sono stati protagonisti di alcune decisioni comuni, come nel caso del veto sul ricollocamento obbligatorio dei rifugiati nonostante i tentativi di intesa portati avanti proprio da Giorgia Meloni.
I due Paesi sono accomunati da regimi sempre più illiberali, in cui i diritti umani vengono posti sempre più a rischio. Ma è davvero corretto paragonarli?
Tendo a non paragonare la situazione dei due Paesi: sono diversi per calibro e opinione pubblica. In Polonia sussiste tuttora un opposizione forte, che ha bloccato una deriva iper-conservatrice: se la tv è maggiormente controllata dal PiS, i giornali presentano sempre molta vitalità e dibattito, due elementi che hanno permesso che la Polonia non finisse nel “buco nero ungherese”.
Nonostante il PiS stia cambiando la Polonia attraverso leggi gravi, c’è ancora molta “materia” in chiave politica. La Polonia continua a essere fedele a un’idea di atlantismo, a differenza di un’Ungheria che strizza l’occhio ad accordi con Cina e Russia.
Per ora il pluralismo polacco sta salvando la democrazia, nonostante i molti elementi di pericolosità. Anche per questo saranno importanti le elezioni: in caso di una terza riconferma e di un’alleanza allargata con Konfederacia, bisognerà vedere se l’opinione pubblica riuscirà a mantenere il medesimo vigore.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Gli articoli più interessanti letti in questi giorni: perché l’Italia si scaglia contro i propri migliori talenti sportivi, l’ascesa di Konfederacia in Polonia, un’indagine del Guardian sull’inquinamento della Pianura Padana.
Il libro: La cortina di vetro di Micol Flammini, sull’Europa orientale in bilico tra UE e Russia, democrazia e autoritarismo.
Il podcast da non perdere: abbiamo citato i migranti, e quindi ti consiglio il nuovo podcast del Post di Luca Misculin.
Grazie e a presto!