Jannik Sinner nella storia
#50 Mappe - Australia 🇦🇺: Jannik Sinner è il primo tennista italiano a vincere un torneo Slam dopo 48 anni. Bastano queste parole per raccontare una delle pagine più epiche dello sport italiano.
Ciao, buona settimana!
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Il tennis è uno sport meraviglioso e altrettanto crudele. Parlo da praticante e da appassionato: è uno sport in cui si gioca contro se stessi prima ancora che contro il proprio avversario, in cui un punto conquistato con un diritto lungolinea ti fa sentire invincibile e, pochi secondi dopo, una palla corta sbagliata di pochi centimetri ti porta a essere l’essere più ripugnante sulla faccia della Terra.
Uno sport degno dell’atrocità delle naumachie, una disciplina spietata che ha presentato tutte le sue sfaccettature a Jannik Sinner e Daniil Medvedev nella finale degli Australian Open - il primo dei quattro Slam annuali di tennis - che si è disputata domenica mattina, a Melbourne.
Come scrive Emanuele Atturo su Ultimo Uomo, nella prima finale Slam della carriera Jannik Sinner è passato “per tutto lo spettro dell’esperienza tennistica". La sofferenza del primo set, lo scoraggiamento nel secondo, un barlume di luce, la lotta, la forza mentale in terzo e quarto set, il sollievo della vittoria del quinto set.
E allora parliamo del tennista italiano che, in Australia, ha vinto un trofeo Slam a 48 anni di distanza dall’ultimo: Adriano Panatta.
Il primo Slam dell’anno
Si parla di Australian Open, e quindi di Australia 🇦🇺. Gli Slam sono i quattro tornei di tennis più prestigiosi dell’anno, quelli su cui di fatto si basa la valutazione della carriera di un tennista: vincerne anche solo uno fa tutta la differenza del mondo. Djokovic, Nadal e Federer ne hanno vinti - rispettivamente - 24, 22 e 20 e anche per questo sono considerati tra i tre giocatori più forti di tutti i tempi.
Lo Slam australiano è quello che apre la stagione tennistica ogni anno, disputandosi negli ultimi giorni di gennaio: questo accade solo dal 1986, perché fino all’anno precedente gli Australian Open erano l’ultimo trofeo dell’anno solare.
Soltanto due anni dopo, la sua superficie passò da erba a cemento, andando così ad affiancarsi al cemento dello US Open: anche questo cambiamento spiega perché il re di questo torneo sia Novak Djokovic, che di Australian Open ne ha vinti dieci e su quella superficie è piuttosto ingiocabile. Un po’ come Roger Federer a Wimbledon, che ha vinto per otto volte il torneo più iconico di tutti, e Rafael Nadal, autore di quattordici ineguagliabili vittorie al Roland Garros.
Il mare davanti
I Fast Animals and Slow Kids cantano, in una delle loro canzoni, “Non ho paura del mare davanti”: davanti a sé Jannik non ha il mare, bensì una carriera che potrebbe essere costellata di vittorie. Slam e non solo.
Il fenomeno Jannik Sinner nasce dalle stesse commoventi parole pronunciate dal 22enne dopo aver sollevato il trofeo australiano:
Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, che non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando giocavo ad altri sport, auguro a tutti i bambini la libertà che ho avuto io.
Nasce dal fatto che fino a dodici anni Sinner praticava sci alpino ad alti livelli, ma optò poi per la passione per il tennis. Una scelta azzeccata.
Il campione Sinner si sviluppa e si modella, poi, sotto la guida di Riccardo Piatti, uno dei migliori allenatori del panorama mondiale, che lo porta a crescere rapidamente tra il 2019 e il 2022: dalla vittoria al Challenger di Bergamo ai primi titoli ATP, la crescita di Sinner è repentina, il suo talento abbacinante. Angelo Mangiante, giornalista di Sky Sport e appassionato di tennis, si è esposto così nel 2019:
Se Sinner non vince uno Slam entro 5 anni cambio mestiere.
La rapida crescita si tramuta velocemente nella considerazione di Sinner come uno dei tennisti più promettenti della sua generazione, al pari dello spagnolo Carlos Alcaraz e forse ancora meglio della generazione immediatamente precedente: quella dei Rublev e Tsitsipas che ancora non sono riusciti a vincere uno Slam.
Come spesso capita qui da noi, questa passione si è tramutata in una spasmodica attesa per risultati altisonanti che non sono subito arrivati, e che spesso hanno causato qualche malumore. “Non potrà mai sfondare con questi guai fisici” dopo l’infortunio al Roland Garros del 2022 contro Rublev. “Non ha un gioco abbastanza vario, non è abbastanza pronto” dopo la deludente uscita di scena al Roland Garros del 2023 contro Altmaier.
Ma intanto, nonostante la giovane età, il talento di Sinner continua a crescere inesorabilmente, in maniera sempre più consistente e attraverso vittorie importanti come il Masters 1000 di Toronto, fino allo scorso settembre. Anche grazie al duo Vagnozzi-Cahill, che nel frattempo si è insediato negli allenamenti di Sinner con l’obiettivo di migliorare il tennista altoatesino: nel servizio, nel gioco a volo, nella varietà di soluzioni da introdurre in partita.
Emozione
La vittoria degli Australian Open nasce a settembre: in quel momento Sinner aveva conquistato otto titoli ATP, aveva già fatto intravedere una potenziale rivalità decennale con Alcaraz con un match come quello disputato a Miami (dove i due avevano dato vita allo scambio del 2023), ma si era ancora fermato troppo presto negli Slam e il suo score contro i tennisti in top-5 della classifica ATP era piuttosto negativo.
In maniera ironica, alcuni dicono che il suo trionfo nasca dal trofeo conquistato a Pechino a fine settembre, quando contro Grigor Dimitrov ha dovuto interrompere brevemente il match per vomitare in un cassonetto a bordo campo.
Da lì, nel giro di cinque mesi Sinner disputa undici partite contro tennisti in top-5, vincendone dieci e battendo ripetutamente Djokovic e Medvedev: guarda caso, gli ultimi due atti del trionfo di Melbourne.
Non solo: ha conquistato i tornei di Pechino e Vienna, è stato decisivo nella storica conquista della Coppa Davis da parte dell’Italia dopo essere stato il bersaglio di un’ingrata campagna di critiche da parte della Gazzetta dello Sport. Ha portato abbastanza bene: da quel momento Sinner è diventato uno dei tre giocatori più forti del mondo.
Domenica 28 gennaio 2024 Jannik Sinner ha scritto una pagina indelebile nella storia dello sport italiano. Dopo aver battuto per tre volte in due mesi Novak Djokovic e dopo aver rimontato da due set a zero, in finale, un tennista così scorbutico e ostico come Medvedev, che aveva già vinto questo torneo: la vittoria degli Australian Open è un risultato incredibile per un Paese dalla grande tradizione tennistica, ma dai pochi trionfi individuali.
D’altronde non sono soltanto i giocatori a vivere in maniera totalizzante l’esperienza atroce del tennis, ma anche noi che dal divano abbiamo tifato i nostri alfieri. La sconfitta di Berrettini a Wimbledon 2021, i saliscendi di Musetti ora e di Fognini prima, la vittoria di Volandri con Federer e la strana, improvvisa epopea di Marco Cecchinato, le strenue battaglie di Sonego. Seguire il tennis italiano negli ultimi quindici anni è stata la metafora di cosa sia questo sport, tra vittorie rocambolesche in mezzo a un trend con pochi picchi di altissimo livello, soprattutto agli Slam. Ma poi, come per Sinner contro Medvedev, arriva il momento in cui la sofferenza diventa pura gioia.
E ora Sinner, esempio di trasparenza e genuinità per come parla fuori dal campo, maestro di efficacia, talento e freddezza quando colpisce la pallina, ha tutto per portare il tennis a picchi di popolarità mai visti in Italia e per ergersi a uno degli sportivi più importanti del nostro Paese.
Perché di cammini come quello in Australia potremmo vederne molti altri. Intanto, aver vissuto il primo è stata un’emozione di cui non ci scorderemo facilmente.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli interessanti letti negli ultimi giorni: i dieci libri più venduti in Italia nel 2023, un’analisi sul fallimento del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, si sta creando un gender gap di orientamenti politici sotto i trent’anni, Ibérica parla del perché la letteratura portoghese sia poco conosciuta in Italia.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda in macchina: Sin control, il podcast del quotidiano El Pais sul fenomeno Javier Milei, il nuovo presidente dell’Argentina.
L’angolo Mappe
Vista la cifra tonda che ha raggiunto Mappe, colgo l’occasione per farti un breve ripasso se sei appena giunto qui.
Io sono Andrea Codega, ho 27 anni e mi piace moltissimo scrivere. Non solo di storie, culture e persone, ma con Mappe voglio provare a condividere il mio sguardo su tanti temi che ci circondano.
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Grazie e a presto!
L'esperienza più atroce che ho vissuto nelle 48 ore successive alla gioia incontenibile per questo successo, è quella di provare a immedesimarmi in Medvedev, che la stessa finale l'ha perso in circostanze analoghe. Non riesco a definire quale sconfitta gli deve essere sembrata più surreale, se quella con Nadal o quella con Sinner; ho immaginato l'angoscia, e poi la disperazione quando la comfort zone perfetta che si è creato (sembrando praticamente ingiocabile per due set e mezzo in entrambe le partite) ha cominciato a smontarsi sotto i suoi piedi.
Umanamente non ce la faccio a non augurargli di prendersi la sua rivincita in questo torneo.
Grazie del bel post Andrea 🙏