Soli a Parigi
#69 Mappe - Liechtenstein 🇱🇮: con Belize, Nauru e Somalia, è uno dei quattro Paesi ad avere un solo rappresentante alle Olimpiadi di Parigi.
Ciao, buon martedì!
Ma soprattutto buoni Giochi Olimpici, vale a dire quel momento, ogni quattro anni, che per venti giorni aiuta a dimenticare “il logorio della vita moderna” (semicit.), insieme alla serata cover di Sanremo e ai Mondiali di calcio.
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La sfilata
Per il motivo di cui sopra, nelle prossime settimane Mappe potrebbe diventare leggermente olimpo-centrica - così abbiamo anche fondato un neologismo -.
D’altronde, i Giochi Olimpici sono esageratamente affascinanti per non appassionarvisi: quest’anno, a Parigi, ci saranno più di 10.000 atleti divisi in 45 discipline sportive, e la maggior parte di essi vivranno in pochi secondi l’epilogo di tre anni di sforzi, sacrifici e allenamenti.
Oltre a questo, i Giochi sono la competizione mondiale per eccellenza: alla cerimonia d’apertura lungo la Senna hanno sfilato ben 203 Comitati Olimpici Nazionali.
Tra loro, figurano Stati non propriamente riconosciuti come Hong Kong, Aruba - isola caraibica del Regno dei Paesi Bassi - e Bermuda - territorio britannico nel Nord Atlantico -. In più, partecipano Paesi di fatto assenti da qualsiasi altra manifestazione sportiva internazionale: Kiribati che è anche il Paese con la bandiera più bella del mondo, Tuvalu, le Isole Salomone, Eswatini.
Soli a Parigi
La cerimonia di apertura di venerdì 26 luglio è stata contrastante: sotto la pioggia e avara di emozioni nelle prime tre ore, le barche su cui sfilavano gli atleti inquadrate in modo dispersivo rispetto a quanto sarebbe avvenuto in uno stadio; poi l’ultima ora a salvare il bilancio, con l’altisonanza della Tour Eiffel, le figure di Zinedine Zidane e Rafael Nadal a sacralizzare l’atmosfera, la voce di Céline Dion.
Nella sfilata sulla Senna c’era l’Italia con i suoi 402 atleti e tristemente sulla stessa barca di Israele, gli Stati Uniti - la delegazione più numerosa - con ben 591 atleti e l’India con soli 115 rappresentanti pur essendo il Paese più popoloso al mondo.
Insieme a loro, c’erano quattro Paesi che hanno portato alle Olimpiadi di Parigi un solo alfiere.
Il Belize con il centometrista Shaun Gill, Nauru con il velocista Winzar Kakiouea, la Somalia con Ali Idow Hassan negli 800 metri piani e il Liechtenstein con Romano Püntener, ciclista di cross. Questi quattro nomi riscuotono tutta la mia ammirazione.
Il senso dei Giochi Olimpici
L’eccezionalità dei Giochi Olimpici si rivede, a mio modo di vedere, in due aspetti.
Il primo: ti ritrovi sul divano a tifare e urlare per un fiorettista del quale venti minuti prima ignoravi nome, cognome e luogo di nascita. Ed è quello che mi è successo ieri sera, guardando la finale di fioretto persa da Filippo Macchi.
Il secondo: è l’evento dove ritroviamo i principali portavoce dello sport, ma è soprattutto un appuntamento che richiama una miriade di atleti sconosciuti, provenienti da tutto il mondo, specializzati in discipline che trovano il loro momento di notorietà solo in queste circostanze.
Il senso delle Olimpiadi sta proprio nella partecipazione di Romano Püntener, vent’anni e unico atleta del Liechtenstein presente; non riesco a immaginare l’emozione di rappresentare - da solo - una bandiera e un Paese.
Il Liechtenstein è uno dei Paesi più piccoli al mondo, e non ha mai vinto alcuna medaglia ai Giochi Olimpici. Non arriverà nemmeno quest’anno: il suo unico partecipante alle Olimpiadi di Parigi ha preso parte, proprio ieri, alla gara di cross country maschile; ha vinto il britannico Thomas Pidcock, mentre Püntener è arrivato al ventottesimo posto.
Sul suo profilo Instagram ha commentato la sua prima avventura olimpica con un “Super stoked - super entusiasta - about that”.
La narrazione sportiva ha bisogno di queste storie olimpiche e degli atleti meno reclamizzati, e di riconoscere il vero senso della competizione agonistica nel percorso dei quattro anni, e non soltanto nel suo culmine.
Lo ha detto, sempre ieri, anche Benedetta Pilato. Una delle nuotatrici italiane più talentuose, quarta nella finale dei 100 metri rana per un solo centesimo di secondo, ai microfoni della Rai piange di gioia dicendo: “Il giorno più bello della mia vita”.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: come saranno queste Olimpiadi per i cittadini parigini e la delegazione palestinese più grande di sempre su L’Ultimo Uomo; le grandi proteste contro l’overtourism su Rivista Studio; le dubbiosissime elezioni in Venezuela su Il Post.
L’episodio di Mappe da rileggere: come aveva fatto la Giamaica a partecipare alle Olimpiadi Invernali di Calgary 1988.
Il podcast da non perdere: Olimpo, con i ragazzi di V2B Media che parlano ovviamente di Giochi Olimpici.
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