Un tuffo in piscina
#15 Mappe - Sri Lanka 🇱🇰: sbadate iniziative politiche hanno portato a una severa crisi economica e a una gita nei palazzi presidenziali. Ma ora per Sri Lanka arriva il difficile.
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Ti avevo già accennato alla complicatissima situazione di Sri Lanka nella puntata #13 di Mappe, anche per via della crisi alimentare globale: la verità è che la situazione di Sri Lanka è drammatica in tutti i sensi, con il default del Paese annunciato a maggio e con le proteste dei manifestanti che da mesi accusano il governo di aver contribuito alla durissima crisi economica che continua da diverso tempo. La maggiorparte delle famiglie, tanto per intenderci, ha iniziato a sfamarsi con un solo pasto al giorno.
Nelle ultime settimane il palazzo presidenziale di Sri Lanka è stato preso d’assalto dalla folla che protestava contro le severe condizioni di questi ultimi mesi: foto obiettivamente straordinarie, con persone che hanno fatto il bagno in piscina o addirittura la doccia nelle stanze presidenziali. Alcune di queste le vedrete anche qui, ma ho pensato di farmi aiutare da chi ne sa più di me per raccontare concretamente quello che sta succedendo a Sri Lanka: l’ospite di oggi è Francesco Radicioni, corrispondente estero per Radio Radicale che proprio in queste settimane si trova a Colombo, la città più importante di Sri Lanka 🇱🇰.
Prima di iniziare, un breve reminder: a questo link puoi recuperare tutte le puntate precedenti, mentre qui puoi seguire il format /persone/ sul profilo Instagram. E per l’appunto, se ti sta piacendo Mappe:
Colombo
No, non è un assalto al Campidoglio in salsa asiatica, ma il potere evocativo delle immagini non è da meno: nei primi giorni di luglio una folla sterminata ha iniziato a occupare praticamente tutti i palazzi del potere a Colombo, compreso il palazzo dove risiedeva l’ormai ex presidente Gotabaya Rajapaksa (al potere dal 2019) insieme ad altri membri della dinastia.
Da mesi Sri Lanka, Paese di circa 22 milioni di abitanti nel sud-est asiatico, era sprofondato in una severissima crisi economica che aveva portato la banca centrale del Paese ad annunciare il default già nel mese di maggio: Sri Lanka si era così dichiarato non più in grado di ripagare il proprio debito pubblico, pari a circa 50 miliardi di dollari e più della metà del proprio PIL.
Negli ultimi mesi l’inflazione dilagante (oggi è stabilmente a più del 50%, con picchi dell’80% per il genere alimentare) si è aggiunta a una forte carenza di importazioni di carburante, cibo, medicine e beni di prima necessità. E non è finita qui, perchè l’ultimo raccolto è stato di circa la metà rispetto al sostentamento di cui ha bisogno il Paese, e dunque in autunno le condizioni alimentari saranno ancora più estreme. Le motivazioni di questa grande crisi, tuttavia, sono da ricercare in politiche di più lunga durata, come mi spiega Francesco:
Il nome ufficiale del Paese è Repubblica Democratica Socialista di Sri Lanka: la pendenza verso sinistra si nota con le scelte fatte dal 2009 - dopo la fine di una guerra trentennale - dalle poche e potenti famiglie che ciclicamente si alternano alla guida dello Stato. Si sono susseguite una serie di politiche contraddistinte da da bassa tassazione e totale sussidio: in circa un decennio sono state costruite moltissime infrastrutture a debito (veri e propri ‘elefanti bianchi’ che non hanno poi portato i frutti sperati a livello turistico) e sono stati garantiti dei corposissimi sussidi orizzontali (e non scalari o verticali) su benzina ed elettricità.
La folla insorge
Nell’ultimo decennio la famiglia Rajapaksa si è alternata due volte al potere (dal 2010 al 2015 con Mahinda Rajapaksa e dal 2019 all’altro ieri con Gotabaya Rajapaksa), e sono dunque loro i grandi destinatari della protesta che da settimane investe Sri Lanka: la mala gestione dell’economia, la corruzione che pare abbia caratterizzato proprio le costruzioni fallimentari delle infrastrutture, e ingenti investimenti cinesi a debito che negli ultimi quindici anni non si sono mai interrotti. Le scelte demagogiche e populiste dei Rajapaksa non hanno portato i frutti sperati, e oggi la famiglia si è ritrovata costretta ad abbandonare il timone del Paese.
Ora, rispetto a quanto detto finora forse ti stai immaginando un Paese piuttosto povero, ma in realtà il welfare medio di Sri Lanka è decisamente elevato, come mi spiega Francesco:
Sri Lanka ha un buon livello welfare a differenza di altri Paesi della stessa area geografica come Bangladesh o Pakistan: parte da una base ricca, con scuola pubblica e un esteso accesso alla salute, ma poi tutto è stato man mano sussidiato in maniera mastodontica dallo Stato.
E la crisi in cui versa oggi Sri Lanka non è una mosca bianca nel sud-est asiatico. Tanti altri Paesi come Laos, Nepal, Maldive e Bangladesh rischiano di raggiungere quella stessa bancarotta annunciata due mesi fa da Sri Lanka, mentre il Pakistan sta per concludere un accordo - cosa che la famiglia Rajapaksa ha rifiutato di stringere più volte - con il Fondo Monetario Internazionale che probabilmente gli eviterà di raggiungere il punto di non ritorno.
Ranil Wickremesinghe e il FMI
Il 20 luglio è stato ufficialmente eletto il successore dei Rajapaksa: Ranil Wickremesinghe (già primo ministro da metà maggio al 20 luglio). La nomina non è stata accettata di buon grado dalla folla singalese - anche lui proviene da una delle famiglie più potenti del Paese ed è negli apparati governativi da decenni - ma gli effetti di questo risentimento potrebbero sentirsi ancor di più nei prossimi mesi, per via delle riforme tutt’altro che populiste a cui dovrà giungere il nuovo presidente, su spinta del Fondo Monetario Internazionale:
La verità è che i manifestanti sono anche ingenerosi nei suoi confronti: Wickremesinghe, timido, quasi arrogante e apprezzato dalle cancellerie occidentali, non potrebbe essere più diverso e distante dai Rajapaksa e dalle loro politiche populiste. Ma il rischio è che l’eco di questo malcontento si senta più avanti: le riforme a cui dovrà giungere su spinta di FMI e creditori saranno molto dure, a suon di “lacrime e sangue”. Non sappiamo se riuscirà a tenere la guida del Paese in un momento così difficile ma è possibile temere che non ne uscirà bene: la piazza voleva un leader populista che non ha però trovato, e ora Wickremesinghe si troverà a dover attuare riforme stringenti senza l’appoggio popolare.
Ecco, abbiamo accennato alle cancellerie occidentali: il resto del mondo sta a guardare?
Se Cina e Giappone sono i principali creditori del Paese, in mesi in cui l’Occidente e gli USA sono distratti dall’Ucraina la soluzione alla crisi di Sri Lanka dovrà essere mediata e trovata dai big player asiatici. Xi Jinping, nonostante i decennali investimenti cinesi, ha per ora inviato soltanto un messaggio di benvenuto al nuovo presidente, e oggi sembra essere l’India il Paese più interessato alla causa, e in questo senso è un’ottima notizia che Wickremesinghe sia visto di buon occhio da Delhi. La competizione tra Cina e India per l’Oceano Indiano è conclamata da diversi anni, e assicurarsi una posizione di primo piano nella lenta rinascita che dovrà affrontare Sri Lanka nei prossimi anni potrà essere un fattore da considerare. Mentre per Sri Lanka sarà una ripresa amara e difficoltosa.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente: questa volta è facile e quindi ti metto il link. Perchè dall’ultima volta in cui ci siamo sentiti il James Webb Space Telescope della Nasa ha prodotti immagini storiche e di una portata spaventosa. Senza parole.
La newsletter da leggere: Areale, la newsletter sull’ambiente del primo ospite di Mappe, Ferdinando Cotugno.
Il podcast da non perdere: House of Brackets della galassia Vox2Box. Non solo un podcast, ma anche un canale twitter che organizza bracket da sempre sanguinosi e divisivi, come quest’ultimo sui libri…
Grazie e a presto!