Tbilisi tra Bruxelles e Mosca
#61 Mappe - Georgia 🇬🇪: la legge russa sugli agenti stranieri che guarda in direzione di Mosca. Le proteste nelle piazze di Tbilisi, la capitale, che guardano verso Bruxelles.
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Chissà cosa si prova a essere trasmessi sugli schermi di tutto il mondo.
Era accaduto, circa un anno fa, a Nana Malashkhia, una donna georgiana di 47 anni che era divenuta il simbolo delle proteste avvenute a Tbilisi contro la proposta di legge sugli agenti stranieri.
In seguito a tre giorni di opposizione, il 10 marzo 2023 il Parlamento georgiano aveva bocciato il disegno di legge proposto del governo: la legge prevedeva che gli organi mediatici indipendenti, i centri studi, le associazioni e le ONG con almeno un 20% di finanziamenti esteri dovessero registrarsi come “agenti stranieri”.
Nel video, che ha davvero fatto il giro del mondo, si vede la donna sventolare una bandiera dell’UE senza sosta, nonostante l’opposizione degli idranti delle forze dell’ordine.
A un anno di distanza, le piazze georgiane sono di nuovo invase.
Una storia russa
Oggi è sempre più frequente vedere delle bandiere dell’Unione Europea sventolare nelle piazze di Tbilisi, ma formalmente la Georgia ha iniziato - insieme ad altri otto Paesi come la Macedonia del Nord di cui abbiamo parlato - il suo processo di adesione soltanto a marzo del 2022.
La richiesta di adesione ha un grande valore simbolico se si pensa alle origini del Paese: se anche altri Paesi provenienti dall’URSS sono poi diventati parte dell’Unione Europea, nel caso della Georgia parliamo di un Paese che a livello geografico si trova totalmente distante dalle realtà comprese in UE.
Conta circa quattro milioni di abitanti e confina a nord con la Russia attuale, a sud-est con la Turchia, e dall’altro versante con Armenia e Azerbaigian: due Paesi che siamo abituati a considerare come pienamente caucasici e asiatici.
Inoltre, la Georgia ha dichiarato la propria indipendenza dall’URSS nel 1991, ma i rapporti con l’ingombrante vicino non sono mai terminati. Al suo interno, la Georgia comprende Ossezia del Sud e Abkhazia: due territori che vorrebbero essere riconosciuti come Stati indipendenti e sono spalleggiati dal sostegno russo.
Proprio in nome dell’autodeterminazione di questi due popoli - questa l’hai già sentita in relazione all’Ucraina, vero? - nei primi dieci giorni dell’agosto del 2008 avevamo assistito all’invasione russa e a uno scontro armato tra i due Paesi, che aveva portato a una vera e propria operazione di pulizia etnica dei georgiani presenti nelle due regioni separatiste contese.
La legge russa
Un anno dopo, la situazione è la medesima. Le piazze sono invase dalle proteste, soprattutto dei giovani, e il tema degli “agenti stranieri” è tornato alla ribalta: la scorsa settimana, infatti, il Parlamento georgiano ha approvato la terza e ultima lettura della legge.
Rispetto alla proposta di un anno fa, le modifiche sono minime e l’effetto è lo stesso: una forte limitazione delle libertà democratiche e d’informazione del Paese.
Da “legge sugli agenti stranieri” si parla maggiormente di “legge russa”. La proposta di legge avanzata dal partito di maggioranza e filorusso Sogno Georgiano, infatti, strizza l’occhio a un provvedimento adottato dalla Russia di Putin nel 2012 volto a sanzionare e minare la libertà di agenzie media, ONG e centri studi accusati di essere influenzati dalle volontà di Paesi stranieri.
Oltre alla denominazione di “agente straniero” nel caso di finanziamenti esteri pari ad almeno il 20%, ci sono altri dettagli che fanno intuire la direzione di tale provvedimento: la legge, capeggiata dal primo ministro Irakli Kobakhidze, prevede ispezioni forzate e multe fino a poco meno di 10mila euro verso realtà che - attraverso il lavoro di attivismo e informazione - sicuramente non arrivano ad arricchirsi.
Per Sogno Georgiano, questi organi sono invece traditori e mossi dagli interessi occidentali, contro l’essenza georgiana e la chiesa ortodossa; insomma, la più classica dialettica conservatrice e populista, se mai ne abbiamo vista una.
Le proteste
Da più di un mese, le piazze di Tbilisi e delle altre città georgiane sono dense di proteste, e soltanto un paio di giorni fa è arrivata una prima, momentanea vittoria.
La presidente georgiana Salomè Zourabichvili ha infatti posto il veto sulla legge, dichiarandola “fondamentalmente russa nella sua essenza e nel suo spirito, contraddittoria rispetto ai fondamenti della Costituzione e agli standard europei (a cui la Georgia sta mirando in virtù della richiesta di adesione all’UE, ndr)”.
Il veto permette alla presidente soltanto di posticipare l’entrata in vigore di una legge che, con ogni probabilità, verrà comunque confermata dalle prossime risoluzioni parlamentari.
Le proteste dell’ultimo mese in Georgia sono state molto chiacchierate: sia per la loro portata, sia per la portata cromatica. Negli ultimi giorni si è recata in Georgia anche la giornalista Cecilia Sala, per documentare la Tbilisi che sta protestando contro la legge russa.
Di fronte ai cordoni di polizia sono centinaia le bandiere europee che da settimane sventolano a Tbilisi. Un po’ come un anno fa aveva fatto Nana Malashkhia, per ora senza successo. Tbilisi continua a essere più vicina a Mosca che a Bruxelles.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli interessanti letti negli ultimi giorni: una spiegazione della tempesta geomagnetica su Wired, come sta andando il dissing tra Drake e Kendrick Lamar su Rolling Stone, il legame tra Lecco e la Gioconda sul NY Times (!), chi è stata la scrittrice Alice Munro su Il Post.
La newsletter da seguire: su Complotti di Leonardo Bianchi si parla dell’attentato al premier slovacco Roberto Fico.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: Votare è facile, il nuovo podcast di Chora Media con Turbopaolo per avvicinarsi alle elezioni europee di 8-9 giugno.
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