Bombe pro capite
#104 Mappe - Laos 🇱🇦: il Paese con più bombardamenti pro capite della storia. Rispetto ai Paesi circostanti, il turismo cresce di meno.
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L’assist per la puntata odierna arriva direttamente da un lettore di Mappe, che mi ha scritto per mail ormai qualche settimana fa:
Ho molto apprezzato il messaggio di Danilo, anzi mi ha proprio galvanizzato. Scrivimi più spesso su LinkedIn, Instagram e mail per qualsiasi tipo di domanda, commento o consiglio. Oggi parliamo di Laos 🇱🇦.
Uno dei Paesi meno turistici del Sud-est asiatico
In anni in cui l’intera area del Sud-est asiatico sta moltiplicando i numeri relativi al turismo, il Laos cresce meno dei suoi vicini.
Probabilmente c’entra anche il mare: rispetto a Thailandia, Cambogia, Vietnam, Birmania e Cina - i Paesi con cui confina -, è l’unico Stato dell’area a non avere uno sbocco sul mare.
Ha poco più di 7 milioni di abitanti, che vivono principalmente di agricoltura di sussistenza. Sul finire del 2024, la Thailandia è arrivata a toccare i 3,6 milioni di turisti mensili; il Vietnam ha quasi raggiunto i 2 milioni mensili; la Cambogia circa 700mila turisti ogni mese; nel Laos, i 3 milioni di turisti sono stati raggiunti ma contando l’intero 2023. Inoltre, è un turismo prettamente asiatico: l’87% dei visitatori è arrivato da Vietnam, Cina e Thailandia.
Bombe pro capite
I flussi turistici sono in crescita negli ultimi anni, con numeri che rimangono lontani dai vicini asiatici.
Il divario si spiega anche con un triste primato: il Laos è il Paese ad aver subito il maggior numero di bombardamenti pro capite della storia, ed è oggi il Paese con il numero più alto di ordigni inesplosi.
Tra 1964 e 1973, parallelamente alla vicina guerra del Vietnam, si stima che l’aviazione militare statunitense abbia sganciato 270 milioni di bombe, in un Paese che oggi conta poco più di 7 milioni di abitanti. Circa 38 bombe a testa se consideriamo il Laos attuale, all’epoca la popolazione laotiana era circa dimezzata.

Per impedire la vittoria dei comunisti vietnamiti anche in Laos, gli USA hanno ricoperto un intero Paese di ordigni: dalla fine della guerra, più di 20mila persone sono state colpite dagli ordigni inesplosi, e ancora oggi il 30% degli ordigni risulta sparso sul territorio e inesploso. Dal 1964, almeno 50mila persone sono state uccise o ferite dagli ordigni.
Ancora oggi, nelle regioni più colpite il Laos sta imparando a convivere con la presenza di questi ordigni, e sembra che ci vorranno circa 150 anni per riuscire a sminare e bonificare l’intero territorio.
Dal 1996 il Laos ha fondato il Lao National Unexploded Ordnance Programme, che coinvolge ogni anno centinaia di persone allo sminamento di un territorio che vede i bambini come i principali, probabili obiettivi degli UXO (Unexploded Ordnance). Un altro tipo di supporto arriva, ad esempio, da No War Factory: una linea di gioielli etici realizzati proprio a partire dalle bombe inesplose in Laos.
Quello degli ordigni inesplosi è un problema che accomuna il Laos al resto del mondo: secondo il Landmine and Cluster Munition Monitor, ancora nel 2023 quasi 6.000 persone sono state uccise o ferite da mine inesplose, in 53 Paesi diversi.
Sentiero di Ho Chi Minh
Le operazioni statunitensi in Laos hanno avuto un clamore mediatico decisamente inferiore rispetto a quelle in Vietnam, ma anche rispetto a quanto lo avrebbero meritato. Non a caso, è passata alla storia come “Secret War”.
Il Laos, insieme ai Paesi circostanti, fungeva da rifornimento bellico per il Vietnam del Nord attraverso il sentiero di Ho Chi Minh: una rete di strade costruite dai comunisti vietnamiti, che collegavano Vietnam del Nord e del Sud attraverso Laos e Cambogia.
I bombardamenti americani nacquero anche per interrompere questo canale di rifornimento - la principale arteria con cui i nord-vietnamiti potevano recarsi a Sud - e finirono nel 1974, un anno prima della fragorosa sconfitta occidentale e della riunificazione del Vietnam.
Sempre nel 1975, anche il Laos venne ufficialmente conquistato dai comunisti e nacque la Repubblica Democratica Popolare del Laos. Il gruppo etnico asiatico hmong che aveva aiutato gli USA nelle operazioni militari venne subito perseguitato sul finire della guerra, e fu costretto a emigrare: in Thailandia ma anche negli stessi USA, dove negli anni si è formata una comunità hmong da oltre 250.000 persone.
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E per finire
La foto più /aesthetically pleasing/ vista di recente:

La puntata di Mappe da rileggere: a pochi passi dal Laos, le cicatrici della guerra in Vietnam 🇻🇳 visibili ancora oggi.
Alcuni articoli letti in questi giorni:
Come hanno reagito il Perù e Chiclayo al nuovo Papa, sul Corriere della Sera
L’inversione a U di Donald Trump sulle politiche climatiche, su Valigia Blu
I momenti che hanno costruito la miglior partita nella storia della Champions League, su L’Ultimo Uomo
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: l’ultimo video di Progetto Happiness tra i banditi di Bogotà, in Colombia.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni attacchi e bombardamenti da parte dell’India in Pakistan, nella regione del Kashmir.
I due Paesi non vanno d’accordo da diverso tempo. Le ostilità nascono direttamente dal 1947, quando l’India di possedimento britannico venne spartita su base religiosa: l’India, a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana.
In questo articolo de Il Post puoi trovare dieci risposte sulla recente aggressione indiana. Su Mappe, invece, avevamo accennato alla rivalità con il Pakistan proprio in questa puntata sull’India 🇮🇳 e sul primo ministro Narendra Modi.
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