Cicatrici di guerra
#92 Mappe - Vietnam 🇻🇳: tra mine inesplose e l'Agente Arancio. L'agenzia statunitense USAID - nel mirino di Donald Trump - aiuta da anni il Paese a cancellare le tracce della guerra.
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Muzzle velocity
Il concetto da cui parte questa puntata è ‘muzzle velocity’, e sta a significare la velocità con cui un proiettile fuoriesce da un’arma da fuoco.
C’è, tuttavia, anche un altro significato: l’ha riportato in auge Ezra Klein, giornalista del New York Times, in un video divenuto molto virale in questi giorni e che trovi alla fine del paragrafo.
All’inizio del video - trascritto qui -, Klein mostra delle parole pronunciate da Steve Bannon, il principale consigliere e stratega della campagna presidenziale che ha portato Donald Trump a vincere le elezioni del 2016:
Il partito dell’opposizione sono i media. Ed essendo stupido e pigro, il mondo dei media può focalizzarsi su una sola cosa per volta.
Quello che dobbiamo fare è “flood the zone”, inondare la zona: ogni giorno dobbiamo colpirli con tre temi diversi, e loro ne morderanno soltanto uno […] Bang. Bang. Bang. Non riusciranno mai a raggiungerci, ma dobbiamo iniziare con la “muzzle velocity”, la velocità di volata.
Quello a cui si riferisce Bannon è piuttosto chiaro: l’intento di annacquare il dibattito pubblico con più temi e polemiche contemporaneamente permette di sviare l’attenzione da ciò che davvero meriterebbe di essere raccontato, criticato, sviscerato.
E Klein commenta giustamente: “Focus is a fundamental substance of democracy”. La capacità di concentrarsi e focalizzare sui temi davvero cruciali è ciò che permette di mantenere un sistema democratico.
Bene, questo tipo di narrativa è ciò che si osserva da tempo nei partiti di destra e, in particolare, nel Partito Repubblicano statunitense. Donald Trump ha aperto il suo secondo mandato presidenziale da venti giorni, e in questo breve periodo di tempo ha subito cercato di sopraffare il dibattito mediatico con una rapidità spaventosa.
L’obiettivo è palese: mostrarsi potente, al di sopra di qualsiasi tipo di legislazione, mettendo bocca su decine di situazioni geopolitiche mondiali - ha parlato di un piano assurdo che vedrebbe gli USA al comando della Striscia di Gaza, ha millantato l’invasione della Groenlandia, il “co-presidente” Elon Musk pensa ogni giorno a Germania e Inghilterra -. Nel solo primo giorno di lavoro ha firmato 42 ordini esecutivi.
Molti degli ordini esecutivi non verranno approvati da Congresso e Corte Suprema, diversi commenti di Trump sono semplicemente delle boutade, uscite senza logica né alcuna attinenza con la realtà.
Sommando tutto, però, il risultato è che ne veniamo sommersi: trovando sempre meno spazio e tempo per formulare critiche su uno specifico tema, dando quasi per scontate o innocue le sue continue “sparate”.
USAID
La United States Agency for International Development (USAID) è un’agenzia governativa statunitense nata nel 1961: è una delle principali armi di soft power del Paese, si occupa di aiuti e assistenza in ambito internazionale ed è una delle tante attività nazionali a essere entrata nella fittissima agenda di Donald Trump, in queste prime settimane di presidenza.
Si stima che la USAID racchiuda più del 60% dell’assistenza internazionale stanziata dagli Stati Uniti, pari ai circa 72 miliardi di dollari spesi nel 2023. Una somma di denaro gigantesca, che per il binomio Musk-Trump ha costituito il pretesto per procedere con il congedo forzato dei dipendenti dell’agenzia.
Sulla base di quanto emerso poco fa, non ti stupirà sapere che il congedo è stato subito sospeso dal giudice federale Carl Nicholas, sulla base di un ricorso presentato da due sigle sindacali.
La guerra alla USAID si inserisce nel piano di revisione delle spese federali e di deregulation di cui è a capo il DOGE, il Dipartimento per l’efficienza governativa guidato da Elon Musk - qui uno dei tanti tweet quotidiani del padrone di Tesla e Space X, che nel 2024 era anche stato oggetto di un’indagine di USAID riguardante l’utilizzo di Starlink in Ucraina -.

Gli USA in Vietnam
Parlare di Vietnam, in relazione agli Stati Uniti d’America, porta subito la mente al coinvolgimento e alla sconfitta degli USA nella guerra - terminata proprio 50 anni fa - combattuta tra la Repubblica del Vietnam e le forze filocomuniste.
Il Vietnam, tuttavia, è anche uno dei Paesi destinatari del supporto e delle azioni di sostegno proprio di USAID: tra le decine di Paesi oggetto degli aiuti dell’agenzia, il Paese del sud-est asiatico è diventato il partner principale degli USA in quell’area di mondo, attraverso investimenti in infrastruttura, energia, scuole e innovazione.
Non solo: le azioni di USAID in Vietnam riguardano, principalmente, la bonifica dei terreni vietnamiti dalle mine inesplose risalenti alla guerra civile.

Cicatrici di guerra
Diamo qualche numero, per un rapido contesto della guerra in Vietnam: durata dal 1955 al 1975, ha portato a 2 milioni di civili vietnamiti e circa 58mila soldati statunitensi morti, 7 milioni di tonnellate di bombe sganciate dagli USA, un totale di 12 milioni di persone sfollate per anni, coinvolgendo così anche Paesi circostanti come Laos e Cambogia.
Sono trascorsi cinquant’anni, e il Vietnam vede ogni giorno le cicatrici della guerra sul suo territorio. Da un lato ci sono le mine inesplose: con i 200 milioni di dollari investiti attraverso USAID nel 2022, gli USA continuano a supportare una bonifica dei terreni che è arrivata a contare l’estrazione di circa 6.000 mine e ordigni inesplosi.
Dall’altro, i resti degli 80 milioni di litri di Agent Orange, l’Agente Arancio: un defoliante chimico impiegato dall’esercito statunitense in Vietnam durante la guerra e che ha raggiunto milioni di abitanti. Anche su questo fronte, USAID sta supportando il Vietnam per la bonifica dell’aeroporto Da Nang e della città Biên Hòa, all’epoca base militare statunitense.

Il governo vietnamita stima che circa il 18% del suolo del Paese sia ancora contaminato da residui di guerra, e secondo altre fonti l’84% della provincia di Quang Tri è a rischio per lo stesso motivo.
Questo grave problema non è solo vietnamita, ma mondiale: nel rapporto annuale del Landmine & Cluster Monition Monitor si parla di 4.710 persone morte nel solo 2022, in tutto il mondo, a causa di mine antiuomo e ordigni di guerra inesplosi.
Per quanto riguarda l’Agente Arancio, invece, tra il 2007 e il 2021 USAID ha utilizzato circa 390 milioni di dollari per intervenire su un ecosistema vietnamita che ancora porta i segni del defoliante chimico contenente la TCDD, una delle diossine più tossiche del mondo.
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Alcuni articoli letti in questi giorni:
La svolta a destra nella Silicon Valley attraverso Peter Thiel, nella newsletter S’è Destra di Valerio Renzi
La trade tra Los Angeles Lakers e Dallas Mavericks che ha sconvolto l’NBA, su L’Ultimo Uomo
Le risposte della Cina ai dazi imposti da Trump, nella newsletter Il Partito di Simone Pieranni
La scomparsa e la paura di rimanere in silenzio (un articolo che mi auto-segnalo come reminder, ndr), su Lucy sulla Cultura
La puntata di Mappe da rileggere: rimanendo sempre nel sud-est asiatico, lo scorso anno avevamo parlato delle grosse proteste studentesche in Bangladesh 🇧🇩.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: 25’ preziosissimi sulla storia dell’Argentina nelle parole del giornalista sportivo Federico Buffa e l’allenatore di pallavolo Julio Velasco.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
In una vecchia puntata di Mappe abbiamo parlato di Kirghizistan 🇰🇬: di una bandiera che cambia e del suo ruolo da intermediario commerciale tra la Russia e diversi Paesi europei, in seguito alle sanzioni imposte a Putin.
Questo ruolo sta crescendo sempre di più, anche nei confronti dell’Italia, come si legge su East Journal: dal 2022, le esportazioni da diversi Paesi europei verso il Kirghizistan sono aumentato di migliaia di punti percentuali.
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