Amore e Capo Verde
#108 Mappe - Capo Verde 🇨🇻: un reportage che arriva dall'Ilha do Sal, tra turismo sessuale femminile e autostrada della cocaina.
Ciao, buon lunedì!
Stai leggendo una nuova puntata di Mappe: la newsletter che ti parla di storie, culture e persone. Un Paese alla volta. Indiscutibilmente, ogni lunedì mattina.
Puoi consigliare Mappe a chi preferisci, ma soprattutto al tuo barista di fiducia: quello a cui chiedere “il solito, grazie!” proprio ogni lunedì mattina.
Ieri pomeriggio, nella stessa domenica in cui Carlos Alcaraz e Jannik Sinner hanno costruito una delle partite più memorabili del tennis moderno, ho approfittato di una breve pausa del match per esplorare altri canali del palinsesto sportivo di Sky.
Mi ha molto divertito imbattermi nell’amichevole Georgia-Capo Verde: è raro che la nazionale africana venga trasmessa sui canali nostrani, ed è ancora più raro essermi imbattuto in un Paese per il quale era stata programmata da tempo questo episodio.
Oggi si apre un nuovo capitolo di Mappe: è la prima puntata con un co-autore. La puntata su Capo Verde 🇨🇻 è stata infatti scritta da me e Lorenzo Villa: giornalista freelance, scrive per Something Curated, Italy Segreta e NSS Magazine. Realizza reportage su costumi e tradizioni, attraverso il cibo e la musica.
Proprio Lorenzo si è recato nei giorni scorsi a Capo Verde, e da qui nasce il reportage - con annesse foto - su una realtà africana così peculiare.
Il traffico di droga dal Brasile
Ogni viaggio nasce, immancabilmente, da un aeroporto: nel caso di Capo Verde, per recarsi sull’arcipelago dell’Africa Nord-Occidentale bisogna atterrare nella capitale Praia, presso l’aeroporto Nelson Mandela.
É una delle massime icone africane di libertà ed ex-presidente del Sudafrica ad accogliere turisti e visitatori in quello che è il territorio più occidentale dell’Africa continentale: quest’informazione è fin da subito molto rilevante.
L’arcipelago di Capo Verde è composto da dieci isole vulcaniche, a circa 500 km di distanza dalle coste del Senegal: a partire dall’isola di Santiago, dove si trova la capitale Praia, Capo Verde è - da tempo - al centro della cosiddetta “rotta della cocaina”, che parte dal Brasile e si dirige verso l’Europa proprio attraverso il punto più occidentale del continente africano.
Capo Verde è uno degli hub cruciali della cosiddetta “Autostrada 10”: una via della cocaina tornata in auge negli ultimi anni, che da Bolivia, Perù e Colombia raggiunge prima il Brasile e poi le coste africane, attraverso le isole Bijagos - appartenenti alla Guinea-Bissau - oppure proprio attraverso Capo Verde.
Questo tipo di traffico ha portato anche a un aumento del consumo locale, che interessa tra il 4% e l’8% della popolazione di Capo Verde. Il principale gruppo criminale brasiliano che gestisce il percorso della cocaina è il Primeiro Comando da Capitale (PCC): il traffico è così crescente che nel 2019, al largo delle coste di Capo Verde, è stata intercettato un carico di quasi 10 tonnellate di cocaina.
Ilha do Sal
L’Ilha do Sal è lunga 30 km e larga 12, e tanto basta per far convivere due realtà diversissime: una Sal del Nord, dominata dalla vita quotidiana e locale di Espargos; una Sal del Sud fatta di resort, spiagge e vita da mare.
Il sud dell’isola capoverdiana, fino agli anni Sessanta, era quello che molte guide turistiche definiscono tuttora “paradiso”: spiagge enormi di sabbia bianca, acqua dell’oceano cristallina, poche palme, tanto pesce.

Poi, verso la fine del decennio, diversi imprenditori europei - belgi e poi italiani - videro l’opportunità di un redditizio business turistico e iniziarono a costruire i primi resort. In questa corsa all’oro, l’Italia si guadagnò il suo “posto al sole”.
Infatti, dalla fine degli anni Ottanta – grazie all’ampliamento dell’aeroporto Amilcar Cabral sull’Ilha do Sal, costruito su volere di Mussolini nel 1939 –, il paesino di Santa Maria ha vissuto una vera e propria esplosione del turismo italiano, con costruzione di resort, ristoranti e chiringuitos, diventando meta prediletta degli italiani in fuga dall’inverno continentale.
È a Santa Maria che succedono le - poche - cose a Sal. Il mantra, ripetuto fino allo sfinimento da tassisti, camerieri, animatori locali è “No stress”: il turista europeo si convince presto che la vacanza sarà rilassante e lenta, a meno che gli intenti non siano diversi.
Non si intende la vita notturna, abbastanza trascurabile e volutamente mirata per aggradare i bianchi ultrasessantenni che battono le mani a ritmo di reggae - nonostante la Morna sia la musica tradizionale e dall’alto valore politico, le melodie di Bob Marley sono le uniche che sentirai a Santa Maria - e non si parla nemmeno del kitesurf, sport nazionale per il quale le spiagge attrezzate si trovano a est. Parliamo del turismo sessuale, specialmente quello femminile.
Turismo sessuale femminile
Sebbene non esistano dati ufficiali sul turismo sessuale, non mancano le prove aneddotiche ed empiriche. Infatti, è facile trovare donne occidentali dai 40 anni in su per le strade di Santa Maria, spesso rinfrescandosi nei bar sulla spiaggia, in solitaria.
Il discorso inizia dalla legalizzazione della prostituzione: Capo Verde è uno dei pochi Paesi africani in cui la prostituzione è legale. Non essendo un tabù, tutto avviene alla luce del sole: l’approccio inizia in spiaggia o al bar, durante il giorno, per proseguire a cena o nei locali di Santa Maria e per concludersi, nel caso, nelle camere di resort o alloggi privati. Non è raro, infatti, vedere le donne occidentali uscire dai resort con ragazzi capoverdiani, nelle prime ore del mattino.
Non manca nemmeno la prostituzione femminile e, anzi, un report del Dipartimento degli Stati Uniti sul traffico di esseri umani classifica Capo Verde al “Tier 2”: si riconoscono sforzi crescenti, ma anche la necessità di migliorare il coordinamento e le procedure di identificazione delle vittime.
Il turismo sessuale femminile, in ogni caso, è molto praticato ed è principalmente da ricondurre alla precarietà in cui vivono i capoverdiani: grazie a una tariffa media che può aggirarsi attorno ai 50 euro a prestazione, riescono a raggiungere quasi la metà dello stipendio medio mensile.
Come suona la vita a Espargos
I proventi delle prestazioni sessuali si uniscono ai guadagni di chi lavora in bar, ristoranti e resort per fluire quotidianamente verso nord, a Espargos. Nato come borgo di servizio all’aeroporto, Espargos è la capitale amministrativa e commerciale dell’isola e conta circa 17.000 abitanti.
Il collegamento tra sud e nord avviene tramite piccoli van pubblici - al costo locale di circa 1 euro a corsa - o navette private dei resort, attive fino a tarda notte, che attendono la fine del turno dei lavoratori per portarli a casa.
Espargos, con le sue case di un solo piano spesso lasciate incompiute e le numerose strade ancora in terra battuta, è l’altra faccia della medaglia del colonialismo turistico. Da un lato un pasto completo può costare intorno ai 5 euro, meno della metà di quanto si spende nelle zone turistiche di Santa Maria; dall’altro, la condizione di estrema povertà in cui vivono le stesse persone che durante il giorno servono nei ristoranti del sud è esemplificata dalle favelas che si scorgono oltre il centro cittadino.
Sulla via per Palmeira - terzo e ultimo paese dell’isola, nonché unico porto di Sal - si estende una distesa di lamiere e plastica in cui vivono un numero imprecisato di persone.
Il passaggio in mezzo alle favelas è obbligatorio per recarsi a Palmeira: lì si vede l’altra faccia del paradiso, quella di un Paese che dipende totalmente dal turismo occidentale, nonostante la propria indipendenza, la lenta crescita economica e l’uscita dalla lista ONU dei Paesi meno sviluppati nel 2007.
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E per finire
La foto più /aesthetically pleasing/ vista di recente:

La puntata di Mappe da rileggere: nella stessa porzione di mondo di Capo Verde, quella sulla Mauritania 🇲🇷 e il “treno del ferro”, il più lungo del mondo.
Alcuni articoli letti in questi giorni:
Il girone infernale della cittadinanza italiana, sulla newsletter Campanili
Il meraviglioso show di Alexander Bublik al Roland Garros, su L’Ultimo Uomo
Come provare a trasformare la mobilità di Genova, su Linkiesta
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: come sempre, Mappe è il luogo in cui consiglio ogni nuova produzione di Pablo Trincia. Il cono d’ombra - La storia di Denis Bergamini.
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Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Le elezioni presidenziali in Polonia 🇵🇱 sono appena state vinte - lo scorso weekend - da Karol Nawrocki, il candidato di estrema destra di Diritto e Giustizia (PiS).
Ha vinto con il 50,89 per cento dei voti, a conferma di una Polonia completamente spaccata in due: da un lato l’estrema destra, dall’altro la coalizione più liberale di centro-destra guidata da Donald Tusk, presidente del Consiglio dei Ministri.
Come racconta Cecilia Sala su Stories, è un brutto segnale per l’Europa: in una fase così cruciale e in cui tocca mostrare una fisionomia unita, la Polonia ha confermato la profonda divisione interna.
In occasione delle elezioni governative vinte proprio da Donald Tusk, a ottobre del 2023, su Mappe avevamo parlato proprio di Polonia insieme alla giornalista Micol Flammini.

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Grazie e a presto!
Mi sarebbe piaciuto andarci. Dopo aver letto questo magnifico report, ne ho meno voglia. Finale del RG epica, finisce di diritto nelle 10 partite più belle di tutti i tempi. Sinner ormai è un giocatore, come Alcaraz, che può giocare alla grande anche sull'acqua ! Ad maiora.
Il titolo è meraviglioso! 😂