Il treno più lungo del mondo
#75 Mappe - Mauritania 🇲🇷: è il cosiddetto "treno del ferro". Un binario unico, lungo 704 km, che non passa dalla capitale Nouakchott.
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Nouakchott
La scorsa settimana Mappe si è presa una settimana di pausa, per qualche giorno di vacanza tra Minorca e Barcellona.
Lo scorso anno, invece, la pausa estiva aveva visto la newsletter a Tenerife - ed era uscita questa puntata - e in quei giorni avevo osservato una marea di voli dall’aeroporto dell’isola verso Nouakchott, la capitale della Mauritania.
Un nome che fino ad allora conoscevo solo a memoria, negli anni in cui mi imparavo le capitali mondiali, e a cui ho poi associato i video realizzati da Progetto Happiness proprio nel Paese nordafricano.
Ecco, quando si parla di una capitale si pensa sempre al polo strategico e infrastrutturale di un Paese: nel caso della Mauritania non è così.
Il treno del deserto
Colonia francese fino al primo Dopoguerra, la Mauritania divenne indipendente dal dominio francese negli anni in cui anche gli altri Paesi del Nord Africa trovarono, di fatto, una propria autonomia.
Dal 1962 la capitale del Paese è proprio Nouakchott ma attraverso di essa - sorprendentemente - non passa l’unica ferrovia presente in Mauritania.
L’unico “treno del deserto” - per il 75% la Mauritania è deserta e rocciosa - corre lungo la ferrovia Nouadhibou-M’Haoudat. Venne creata un anno dopo la nomina di Nouakchott a capitale del Paese, collegando il porto marittimo di Nouadhibou ai minerali estratti a Zouerat e miniere circostanti.
La Mauritania è estremamente ricca di risorse minerarie - dal rame al ferro, dai fosfati al cobalto come la Repubblica Democratica del Congo - e la ferrovia è appositamente gestita dalla SNIM (Société Nationale Industrielle et Minière).
Questa linea ferroviaria è a binario unico ed è considerata la tratta più lunga del mondo: attraversa il Sahara occidentale per 704 km. Gli stessi convogli che percorrono il tragitto sono tra i più pesanti del mondo - lunghi più di 2,5 km, con circa 200-210 vagoni dal peso di 84 tonnellate l’uno.
L’utilizzo del “treno del ferro” è per puro scopo di trasporto minerario, e solo dal 2019 - sporadicamente - vengono destinati alcuni vagoni al trasporto dei passeggeri.
Si parla di circa 16 milioni di tonnellate di ferro trasportate dalla regione più interna verso il porto di Noadhibou: un apporto essenziale all’economia di quello che rimane uno dei Paesi più poveri del mondo.
Abolizione della schiavitù
La Mauritania condivide una grossa porzione di confine con il Marocco - del cui rapporto con la Spagna abbiamo parlato in questa puntata - ma è decisamente meno avanzata del suo vicino.
Basti pensare che la Mauritania è l’ultimo Paese al mondo ad aver abolito la schiavitù: è accaduto nel 1981, ma fino a pochi anni fa si stima che ancora 90mila persone vivessero come schiavi al suo interno.
Sopravvive ancora oggi una sorta di “schiavitù per discendenza”, in particolare per chi si trova in fondo alla gerarchia sociale: la comunità nera, in particolare il popolo Haratine. Manca, alla base, la volontà politica di risolvere il problema da parte di chi sta in cima al sistema gerarchico: le élites arabo-berbere.
Prima dell’estate le elezioni politiche hanno decretato la riconferma del presidente Mohamed Ould Ghazouani, già eletto una prima volta nel 2019. La Mauritania - anche grazie alla struttura fortemente gerarchizzata appena menzionata - si conferma così come uno dei Paesi più stabili dell’area sahelo-sahariana, da tempo culla di instabilità.
Se la Francia la vede come un prezioso alleato africano, anche la Russia si è mossa per estendere i suoi interessi militari nel Paese, così come ha fatto con tantissimi altri Stati africani. Lo si legge bene in questo articolo di ISPI, anche se ora sembra che le ingerenze russe si siano drasticamente ridotte.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: i Verdi tedeschi sono in crisi su Il Post; ad Arezzo c’è un nuovo caso di caporalato in aziende orafe su Il Post; la paura della libertà con Donatella Di Pietrantonio su Lucy sulla Cultura; capire cos’è Hezbollah per capire la guerra con Israele su Internazionale;
L’episodio di Mappe da rileggere: Copenaghen e la Danimarca come emblema della trasformazione dei quartieri nelle cosiddette 15-minutes cities.
Il podcast da non perdere: Ci vuole una scienza de Il Post, un ottimo podcast per capire i tanti impatti della scienza nel mondo odierno.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Forse è il caso di riparlare di Tadej Pogacar: avevamo scritto del ciclista più forte del mondo nella puntata sulla Slovenia.
Sta riscrivendo le regole con cui approcciarsi a questo sport, e ha deciso di realizzare una delle stagioni sportive più incredibili che si siano mai viste: Giro d’Italia, Tour de France e ieri anche la vittoria ai Mondiali di ciclismo di Zurigo.
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Grazie e a presto!
Ma come ti sei permesso di saltare una settimana, proprio a te che ti aspetto più delle altre. Per punizione ti offro un caffé, ma non farlo mai più, eh.