Hezbollah e dintorni
#76 Mappe - Libano 🇱🇧: il conflitto tra Israele ed Hezbollah, le conseguenze per i cittadini di Beirut. Con Luigi Mastrodonato.
Ciao, buona settimana!
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Un mese fa avevamo già parlato di Libano (qui), ma la stretta attualità impone di tornare di nuovo sul Paese del Medio Oriente.
Lo facciamo con un gradito ospite: Luigi Mastrodonato, giornalista che collabora con Internazionale e altre testate e autore del podcast Tredici per Il Post, che ha vissuto per qualche tempo proprio a Beirut, in Libano.
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La crociata di Beirut
Il Libano, dunque.
La crociata di Beirut, il titolo della scorsa puntata, riecheggia più che mai ora, nella stretta attualità: tra i bombardamenti dell’esercito israeliano sulla capitale libanese, l’invasione via terra dell’IDF nel sud del Paese, la risposta dell’Iran. E, allargando il campo, riecheggia nella guerra decennale tra Hezbollah - l’organizzazione paramilitare sciita del Libano, spalleggiata dall’Iran - e Israele, che ora ha raggiunto forse il suo capitolo più drammatico.
Si leggono scenari e analisi di questo contesto come se parlassimo di Risiko, un mondo fittizio che non ci appartiene: in realtà è a poche migliaia di chilometri da noi.
La bolla appena scoppiata in Medio Oriente ha già trasformato la vita di milioni di persone, soprattutto - pensando al Libano - quelle che vivono nella capitale Beirut. Me lo spiega Luigi, che circa dieci anni fa aveva vissuto proprio lì:
Eravamo abituati a bombardamenti verso il sud della città, dove esiste la roccaforte di Hezbollah, ma non ad attentati che puntano al centro della capitale come quelli di questi giorni.
Oltretutto, Beirut è già una città altamente popolata, spremuta all’osso: in questi giorni il centro è ancora più denso di gente, che ha abbandonato il sud della città dove resiste la roccaforte di Hezbollah e anche l’aeroporto.
I numeri sono già piuttosto eloquenti, e mostrano la velocità con cui una grossa fetta della città è stata costretta ad abbandonare le proprie abitazioni:
Il flusso che sta scappando dal sud al centro della città sta sovraccaricando un sistema energetico e idrico già in difficoltà. In poco più di una settimana, contiamo circa 1 milione di sfollati - su circa 4 milioni di abitanti nel Paese -.
Dieci anni fa, mentre ero lì, assistevamo a un flusso di un milione di siriani che nel giro di due-tre anni era scappato verso il Libano, a causa della guerra civile. Ora, in una sola settimana, abbiamo toccato gli stessi numeri, e pare che circa 100.000 libanesi abbiano già raggiunto la Siria: è un totale rovescio della medaglia.
Hezbollah
In queste settimane uno dei grandi protagonisti internazionali è Hezbollah: un gruppo - catalogato come terroristico da USA e Israele - sostenuto dall’Iran che tanto si è scontrato con Israele, e che ha assunto nel corso dei decenni delle caratteristiche poco chiare per chi osserva il Libano con occhi occidentali. Me lo racconta sempre Luigi:
Raccontiamo di Hezbollah come movimento terroristico, ma è anche un partito politico che da anni partecipa al Parlamento libanese. Vi è presente dall’inizio del secolo, e oltre al suo corpo militare ha anche un volto decisamente istituzionalizzato, protagonista della vita del Paese anche per formare un proprio consenso.
Esce, di fatto, dagli schemi del concetto di “terrorismo”: in un Paese che ha una storia democratica, Hezbollah è distante dal classico immaginario del movimento esclusivamente terroristico e radicale.
Bisogna comunque precisare che Hezbollah non è supportato dall’intero tessuto sociale del Paese: gli accadimenti degli ultimi anni e la stessa crisi economica hanno messo in discussione diversi apparati della politica libanese e lo stesso ruolo di Hezbollah.
Resilienza
Quello che hai appena letto è uno dei termini più brutti e cacofonici dell’ultimo decennio, ma è piuttosto calzante per il Libano: tra le tante crociate che ha dovuto subire, il Paese ha saputo sempre rialzarsi.
Già nella scorsa puntata avevamo parlato della grande multi-culturalità del Paese: incrocio di diverse etnie e religioni, passato dall’essere “Svizzera del Medio Oriente” negli anni Sessanta al default finanziario del 2020, e poi all’esplosione nel porto di Beirut nello stesso anno.
Hezbollah è nato nel 1982 proprio in risposta alla tentata invasione del Libano del 1978 da parte di Israele, poi seguita da una nuova operazione nel 1982: l’inizio dell’intera querelle.
La stessa guerra del 2006 aveva visto come conseguenza una crescita del movimento paramilitare, dunque mi chiedo se e come potrà invertirsi ora questo trend.
Il Libano è un Paese che si è sempre sentito in trappola - da Israele, Siria e dal mare stesso - e ha saputo rialzarsi da grandi difficoltà: dai bombardamenti del 2006, dagli attentati di Al Qaida nello scorso decennio, dalla crisi economica. Nelle sue crociate, si è sempre dimostrato resiliente.
Israele e Iran
I fatti degli ultimi mesi sono da leggere nell’intero contesto medio-orientale: un’area in cui i conflitti arabo-israeliani nascono dall’inizio dello scorso secolo, dal forte identitarismo dei popoli arabi, dal modus operandi di Israele.
Tra l’esplosione dei cercapersone dei membri di Hezbollah e l’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, con un massiccio bombardamento su Beirut, Israele ha alzato la posta in palio dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 - esattamente un anno fa -.
All’interno di una sorta di immobilismo da parte dell’intera area araba, l’attenzione si è spostata immediatamente sull’Iran: partner strategico dell’indebolito Hezbollah e storico nemico di Israele, ha reagito agli attacchi israeliani con una fitta pioggia di bombardamenti pochi giorni fa.
Il legame tra Libano e Iran è molto forte e culturale, non solo politico-militare: tantissimi iraniani viaggiano da e verso il Libano. Inoltre, chiaramente, l’Iran è da decenni una fondamentale fonte di armi e finanziamenti per Hezbollah.
Se fino a pochi giorni fa l’Iran era ancora considerato un “gigante dormiente” - aveva intrapreso soltanto delle reazioni simboliche attraverso l’utilizzo di droni e ci si aspettava che non volesse provocare un’escalation del conflitto -, in seguito al bombardamento del territorio israeliano ora ci si chiede quale possa essere la reazione del nemico.
Le prime invasioni via terra nel sud del Libano sono già iniziate, ma rimane ancora da vedere la possibile reazione di Israele nei confronti dell’Iran:
Il confine tra Israele e Libano è estremamente delicato, soprattutto attorno alle rivendicazioni per il controllo delle Fattorie di Sheb’a, proprio dove Israele sta realizzando le prime incursioni.
Per ora Israele sembra voler fare la voce grossa con tutti, in una dinamica quasi delirante. Probabilmente il grande obiettivo è abbattere l’intero movimento di Hezbollah alla radice, ma è proprio questo approccio ad aver creato il radicalismo che osserviamo nei movimenti opposti: la stessa storia e crescita di Hamas è frutto dei decenni di violazione del diritto internazionale.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: l’hype e il marketing attorno ai libri su Rivista Studio; l’autostrada A1 è un simbolo del boom economico su Il Post; la sentenza che potrebbe rivoluzionare il calciomercato su Rivista Undici;
L’episodio di Mappe da rileggere: la puntata su Austria, Vienna e il sistema di social housing nella capitale.
Il podcast da non perdere: Leggendarie, il podcast vincitore del progetto Talenti Accesi realizzato da Torcha, sulle leggende italiane.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Negli ultimi giorni, i percorsi migratori che partono dall’Africa sub-sahariana in direzione europea sono tornati tristemente alla ribalta: le Canarie hanno infatti assistito al peggior naufragio degli ultimi trent’anni.
Due anni fa avevamo parlato, in questa puntata, di Marocco: o meglio di Ceuta e Melilla, due exclave spagnole dove l’immigrazione ricopre un ruolo da protagonista e dove il Marocco funge da guardiano dell’Unione Europea.
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