La crociata di Beirut
#72 Mappe - Libano 🇱🇧: la Svizzera del Medio Oriente negli anni Sessanta, il default nel 2020. Le crociate di Beirut e il conflittuale confine con Israele.
Ciao, buona settimana!
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Oggi, dopo la pausa di agosto, torniamo di martedì… ma solo per oggi, promesso.
Se ti piace, puoi consigliare questa e qualsiasi altra puntata di Mappe al tuo barista di fiducia. Quello a cui chiedere “il solito, grazie!” ogni lunedì mattina.
Linea Blu
Su questi lidi, finora non abbiamo dedicato una vera e propria puntata alla questione israelo-palestinese. Un po’ perché vorrei aspettare il momento più congeniale per farlo, e un po’ perché sappiamo - ahimè - già tutto. Tutto sull’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, tutto sul massacro perpetrato dal governo israeliano in risposta, tutto sui due Paesi e i loro scontri nel corso degli ultimi ottant’anni di storia.
Non è un segreto che, oggi, il conflitto si stia rapidamente allargando al mondo arabo circostante.
La notizia più fresca riguarda proprio il recente attacco di Israele al Libano, territorio che ospita Hezbollah: un’organizzazione paramilitare islamista, sostenuta dall’Iran e alleata di Hamas.
Per quanto passata in secondo piano negli ultimi mesi, la vicinanza tra Israele e Libano è conflittuale da decenni: dal 1978 a oggi, Israele ha invaso il Libano ben tre volte.
Quello che ci interessa osservare di questa mappa è la cosiddetta Linea Blu, la sottile linea vicino a quella fucsia, più spessa.
Per Linea Blu intendiamo il confine di demarcazione istituito dalle Nazioni Unite il 7 giugno 2000, per determinare la completa ritirata delle truppe israeliane dal Libano in seguito alla prima invasione del 1978.
Negli ultimi ventiquattro anni, il confine è stato violato per ben sette volte.
La crociata di Beirut
La stretta attualità impone di menzionare anche l’attacco israeliano alla capitale libanese, Beirut, che risale al 30 luglio 2024: un raid in risposta a un attacco libanese a Majdal Shams e che aveva provocato dodici morti.
L’attacco delle forze di difesa israeliane (IDF) si è concentrato nel quartiere Da’aheh e ha portato all’uccisione di Fuad Shukr, uno dei leader militari di Hezbollah, e alla morte di sei civili.
Negli ultimi anni, Beirut si è trovata al centro di un’attualità sanguinaria. Prima del conflitto israelo-palestinese che tanto si sta allargando nell’area araba, basta andare indietro di qualche anno per ricordare un fatto che aveva riscosso l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, in un momento in cui il mondo si era fermato.
Il 4 agosto 2020 - uno dei mesi più duri per la pandemia da Covid-19 -, alle ore 18:08 il porto di Beirut ha assistito a una fragorosa esplosione: una detonazione di 2.570 tonnellate di nitrato d’ammonio, confiscate anni prima dal governo e abbandonate nella nave MV Rhosus, che ha prodotto un evento sismico di magnitudo 3,3.
300.000 persone sfollate, 7.000 feriti, oltre 200 morti e uno stato di emergenza che si è prolungato per settimane. Se non sei facilmente impressionabile, riporto di seguito uno dei video che avevano fatto il giro del mondo in quei giorni.
Svizzera del Medio Oriente
Dicevamo, la crociata di Beirut: non si ferma al video qui sopra.
Tra le altre cose, il termine “crociata” è particolarmente calzante per il Libano: un Paese variegato, schizofrenico e scisso nelle sue diverse componenti religiose - cristiani, musulmani sciiti e sunniti, drusi -, che a loro volta sono la principale causa dell’instabilità sociale, e oggi economica, che attraversa il Paese.
Il tutto è, però, un paradosso: negli anni Sessanta il Libano era infatti conosciuto come la “Svizzera del Medio Oriente” per il suo sviluppo senza precedenti e la sua ricchezza interna.
Dopo l’indipendenza del 1943 dalle truppe anglo-francesi, in corrispondenza della presidenza di Fu’ad Shihab il Libano era diventato un centro economico-finanziario fondamentale per tutta l’area geografica, un vero e proprio paradiso fiscale di riferimento per tutto l’Occidente.
Questa situazione, pur distante di sessant’anni, è la stessa che ha portato il Libano a non reinvestire internamente quel benessere finanziario, con il risultato di assistere oggi a un Paese con tassi di inflazione mai visti.
Nel 2020, il Libano ha dichiarato un vero e proprio default, dichiarando di non essere riuscito a pagare l’eurobond di 1,2 miliardi di dollari in scadenza.
Le premesse affondano negli anni precedenti e nella sostanziale dipendenza del Paese dai capitali esteri, mentre il default arrivato proprio all’inizio della pandemia - con l’esplosione del porto di Beirut a pochi mesi di distanza - hanno portato a un Paese che sul finire del 2021 ha toccato i picchi di inflazione più alti del mondo.
Per approfondire, ti lascio questa puntata di Storie di Geopolitica che aggiunge diversi dettagli:
Alcune curiosità
Dopo averti descritto la grave situazione socio-finanziaria in cui versa il Libano, pur rimanendo uno degli attori principali del Medio Oriente, voglio chiudere questa parentesi con due curiosità decisamente particolari.
Da diverso tempo non parliamo di bandiere su Mappe - così a memoria, dalla puntata sul Kirghizistan - e quella del Libano è particolarmente invitante. In mezzo a essa compare un cedro verde, il vero simbolo del Paese mediorientale.
Rappresenta l’immortalità e la fermezza, mentre il rosso e bianco della bandiera rappresentano - rispettivamente - il sangue versato per la liberazione e la neve delle montagne. Da qui la definizione di “Paese dei Cedri”, anche per la riserva di cedri millenari che occupa il 5% del suo territorio.
Infine, merita di essere menzionata una disciplina sportiva che nessuno associerebbe al Medio Oriente: in Libano uno degli sport maggiormente diffusi è lo sci alpino. Nel Paese asiatico si trovano ben sei comprensori sciistici e nel lontano 1956 lo sciatore Jean Keyrouz riuscì addirittura a rappresentare il Paese ai Giochi Olimpici Invernali di Cortina d’Ampezzo. Dai, questa non la sapevi.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: il caso di doping di Jannik Sinner su Ultimo Uomo; l’estate delle proteste contro gli stabilimenti balneari su Il Post; cosa c’è dietro l’arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram, sul Corriere.
L’episodio di Mappe da rileggere: sull’Egitto e sull’importanza del canale di Suez per il traffico Internet mondiale.
Il podcast da non perdere: K2, il podcast sulla conquista della seconda vetta più alta del mondo da parte di Lacedelli e Compagnoni realizzato da Chora Media.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Nelle ultime settimane, nella Repubblica Democratica del Congo è scoppiata un’emergenza sanitaria - dichiarata dall’OMS - a causa della diffusione di una nuova variante del virus dell’mpox.
I focolai di mpox nel Paese non fanno che aggravare la situazione di uno dei Paesi africani più poveri del continente: questo succede nonostante, come avevamo scritto diversi mesi fa qui su Mappe, il Congo soddisfa più del 50% del fabbisogno mondiale di cobalto.
La Repubblica Democratica del Congo è, di fatto, una miniera di cobalto a cielo aperto: un materiale strategico nel mercato delle auto elettriche e che il Congo non riesce a trattenere nelle sue mani. Le mani della Cina, e poi degli USA, sono presenti su quasi tutte le industrie estrattrici del Paese.
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Grazie e a presto!
Grazie per questo articolo. E no, non sapevo in Libano si potesse sciare...