Il mare si alza
#79 Mappe - Filippine 🇵🇭: l'innalzamento del livello dei mari è inesorabile, anche per la capitale Manila e il villaggio Sitio Pariahan.
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A scomparsa
Tra gli effetti del cambiamento climatico a cui siamo già pronti ad assistere nei prossimi anni, quello che mi lascia la sensazione più angosciante è l’innalzamento del livello dei mari.
Se in passato il tema era affidato a film distopici, oggi l’aumento del livello dei mari è una vera e diretta conseguenza dell’innalzamento delle temperature e dello scioglimento dei ghiacciai.
Rispetto ai cambiamenti della temperatura, questo fenomeno agisce con diversi anni di ritardo e nei prossimi due decenni assisteremo agli affetti del riscaldamento climatico odierno.
Tra 2022 e 2023, l’innalzamento del livello dei mari ha subito una forte accelerazione: secondo la Nasa, è pari a 9,4 centimetri in più rispetto ai livelli del 1993.
Insieme all’espansione termica degli oceani, questo dato è influenzato proprio dallo scioglimento di ghiacciai e calotte polari: in meno di un secolo, i ghiacciai svizzeri hanno perso oltre il 60% del loro volume.
E così, nei prossimi decenni saranno tantissime le aree a essere interessate da questo fenomeno: città iper-popolate come New York, Bangkok e Mumbai, ma anche diverse isole del Pacifico che hanno un microscopico impatto sul riscaldamento mondiale, ma sono i primi attori a subirne gli effetti.
Due anni fa, alla COP26 - il vertice annuale sui cambiamenti climatici - di Glasgow, aveva fatto il giro del mondo il discorso di Simon Kofe, ministro degli Esteri di Tuvalu, una delle tante isole del Pacifico costrette a guardare con timore al futuro:
Cintura di fuoco
Anche le Filippine sono minacciate dal cambiamento climatico: un arcipelago formatosi nel Pacifico Occidentale che comprende più di 7.000 isole.
Come se non bastasse, bisogna fare un passo indietro e parlare dell’area geografica dove risiede l’arcipelago delle Filippine: è definita “Pacific Ring of Fire” e accoglie una quantità esorbitante di terremoti e vulcani.
L’intera area è delimitata da una serie di faglie che delimitano il confine tra la placca pacifica e quelle circostanti, con il risultato che i principali terremoti avvenuti tra il 1900 e il 2023 si sono verificati proprio all’interno della “Cintura di fuoco”. Al suo interno, troviamo proprio le Filippine.
Parlare di terremoti, nelle Filippine, è la normalità: a luglio è stata registrata una scossa di magnitudo 7.1 a 150 km dalle coste filippine, mentre nel 1990 un terremoto di magnitudo 7.9 sulla scala Richter aveva causato 1.600 morti.
Villaggi che affondano
Ritrovandosi nel Pacifico Occidentale, le Filippine sono uno dei Paesi maggiormente interessati dall’innalzamento delle acque mondiali.
Secondo il Global Climate Risk Index, il livello del mare nelle Filippine sta aumentando più rapidamente della media globale, con conseguenze drammatiche per le zone costiere e le isole a bassa altitudine.
Circa il 60% della popolazione filippina vive lungo le coste, e molte delle principali città, tra cui Manila, sono situate in aree vulnerabili all’innalzamento del livello del mare.
Secondo l’IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change -, l’innalzamento a cui stiamo assistendo è il più rapido degli ultimi 30 anni: anche se il riscaldamento globale si stabilizzasse alla famosa quota di 1,5°C, il livello del mare aumenterebbe di 2–3 metri nei prossimi 2.000 anni e di 6–7 metri nei prossimi 10.000 anni.
Le conseguenze per le Filippine e le altre realtà del Pacifico sono piuttosto chiare, e Manila - capitale delle Filippine - è proprio una delle metropoli più attenzionate dagli studiosi.
Uno degli esempi più emblematici è quello di Sitio Pariahan, ripercorso in questo reportage di Reuters: un villaggio costiero, al nord di Manila, che affonda di circa 4 cm all’anno e che presto potrebbe essere abbandonato da chi ancora ci vive.
Inoltre, il mare attorno alle Filippine sembra essere sempre più caldo: questo dato porta l’espansione termica dei mari, di cui abbiamo parlato sopra, a innalzare il livello delle acque, e facilita anche la formazione di cicloni tropicali, che diventano sempre più potenti quando incontrano tratti di acqua superiori ai 27-28°C.
E come vediamo in ogni angolo del globo, i fenomeni atmosferici si stanno susseguendo con una severità sempre maggiore: proprio negli ultimi giorni, si è abbattuta sulle Filippine, in particolare sull’isola di Luzon, la tempesta Trami causando oltre 100 morti (qui alcuni video degli effetti del ciclone).
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli interessanti letti in questi giorni: il problema delle trivellazioni di petrolio in Namibia su Lucy; cosa ci aspettiamo dalla COP16 per la biodiversità in Colombia su Internazionale; la storia del non endorsement del Washington Post su Il Post; Maiorca è l’isola dei tedeschi sulla newsletter Iberica;
L’episodio di Mappe da rileggere: perché non tornare al primissimo episodio? Quasi tre anni fa, l’esordio di Mappe su Brasile e deforestazione amazzonica 🇧🇷;
Il podcast da non perdere: dopo i primi episodi tra 2021 e 2022, sono arrivate le nuove puntate di Qui si fa l’Italia, il podcast di Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle. L’ultima, su Pier Paolo Pasolini:
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Bisogna tornare a parlare di Georgia 🇬🇪: un Paese totalmente diviso in due, tra le ingerenze russe e il sogno di unirsi all’Unione Europea.
Attorno a questa polarizzazione, nella giornata di ieri il partito filorusso Sogno Georgiano ha vinto le elezioni legislative. La vittoria ricorda però - in tono minore - gli echi di quanto visto con le elezioni presidenziali in Venezuela: sembra che intimidazioni e brogli elettorali si siano verificati in tutto il Paese.
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