Notizie dal mondo cannabis
#19 Mappe - Olanda 🇳🇱: proprio in questi giorni più della metà dei coffee shop di Amsterdam potrebbero chiudersi temporaneamente. Al centro della decisione c'è la cannabis e il turismo.
Eccoci qua, senza nemmeno avvisare! Buon mercoledì con la diciannovesima puntata di Mappe, la newsletter che ti porta a scoprire storie, culture e persone. Un Paese alla volta.
Un po’ come successo per la puntata su Normandia e Bretagna, ogni volta che faccio un viaggio mi piace parlare di un tema legato ai luoghi che ho visitato. Due weekend fa sono stato ad Amsterdam, una delle città a mio parere più piacevoli d’Europa per viverci o anche solo trascorrere un weekend tra canali, biciclette e… cannabis.
Ecco, la cannabis è sempre un tema interessante da affrontare perchè rappresenta quel pendolo tra le droghe più pesanti e i “vizi” con meno controindicazioni praticati da milioni di persone: inserita in una scala che va da fumo e alcol alle droghe più pesanti, le notizie sulla marjiuana rappresentano un ottimo modo per capire dove la società posiziona di volta in volta l’asticella di gradimento o accettazione per droghe e sostanze stupefacenti.
Prima di parlare di cannabis e Olanda 🇳🇱, il solito vademecum:
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Nel mondo
In Italia lo spaccio di marijuana è illegale, mentre il possesso per uso personale rappresenta un illecito a livello amministrativo e la coltivazione è ammessa soltanto se in minime dimensioni. Nel 2021 un referendum sulla depenalizzazione del consumo a uso personale ha raggiunto i numeri necessari per poter affrontare il voto degli italiani, prima di essere poi bocciato dalla Corte Costituzione.
La situazione nel mondo è piuttosto variegata: si passa da Stati come Giordania, Singapore e Regno Unito dove il possesso e consumo terapeutico di cannabis è considerato illegale a Paesi come Olanda, Cile, Canada, Thailandia e Portogallo, dove il suo consumo è legale o comunque depenalizzato.
Turismo e coffee shop
Amsterdam deve la sua notorietà non solo a canali, Van Gogh e tulipani, ma anche al quartiere a luci rosse (De Wallen) e ai coffee shop. Vale a dire a locali autorizzati dal governo olandese per vendere e permettere il consumo di una modesta quantità di cannabis. Anche in Olanda è punito il commercio e la produzione di qualsiasi tipo di droga ma non l’utilizzo delle stesse, e per quanto riguarda la cannabis è concessa la sua vendita proprio all’interno dei coffee shop per un massimo di 5 grammi a persona al giorno.
Entri in un coffee shop e riscopri subito due qualità degli olandesi, ma in modalità potenziata: la loro silenziosità e la loro pacatezza. Sarà per lo stato di relax provocato dal consumo di cannabis, ma all’interno dei coffee shop (dai più famosi 420 e Amnesia agli altri) parole a bassa voce, risate e sguardi compiaciuti regnano sovrani.
Ma i coffee shop non sono frequentati esclusivamente dagli olandesi, anzi. Ad Amsterdam si contano al momento 166 coffee shop, ed è freschissima la notizia che la giunta della capitale dei Paesi Bassi stia valutando la chiusura di alcuni coffee shop sparsi per i canali. Un piano che non è nuovo e che risale allo scorso decennio, e che ora il comune vuole mettere concretamente in pratica: in questi giorni il sindaco Femke Halsema - promotrice dell’iniziativa - e gli altri membri dovranno votare a favore o contro questa misura, pensata sia per contrastare il traffico illegale di droghe più pesanti sia per limitare l’afflusso in città di una certa fetta di turisti che crea soltanto problemi e disagi ai residenti.
La decisione definitiva, attesa proprio in questi giorni, coinvolgerebbe la chiusura di circa 100 coffee shop, più della metà del totale, notoriamente invasi da frequentatori perlopiù stranieri e non olandesi. Ricordando che questo provvedimento sarebbe temporaneo, ci sono diverse voci discordanti che ne sottolineano i rischi: alcuni report indicano che meno del 50% dei turisti arriva ad Amsterdam esclusivamente per le maggiori libertà in termini di consumo di marijuana, mentre il Guardian parla della possibilità che diversi giovani inizino a comprare e consumare cannabis attraverso pusher e dealers.
Il pardon di Biden
Se le posizioni globale verso la cannabis sono variegate e l’Olanda è in testa a una delle due estremità, gli USA sono divisi anche al loro interno in diverse legislazioni statali riguardanti il consumo e la vendita di cannabis.
Il presidente Biden si appresta a vivere le sempre rischiose elezioni di midterm tra circa un mese, ed è forse anche per questo che qualche giorno fa - senza grosse avvisaglie da parte dei media - ha annunciato una serie di provvedimenti piuttosto importanti riguardo la presenza e la percezione della marijuana negli USA.
“No one should be in jail just for using or possessing marijuana”: con questo esordio Joe Biden ha voluto annunciare l’amnistia nei confronti di circa 6500 persone attualmente condannate a livello federale per detenzione di cannabis (solo una piccola parte, in realtà, rispetto ai tanti detentori di cannabis che rimarranno in carcere poichè condannati a livello statale e non federale). Ma oltre al pardon nei confronti delle precedenti condanne per semplice detenzione di cannabis c’è di più: Biden ha chiesto proprio ai Governatori di procedere nel medesimo modo per quanto riguarda le pene comminate in passato dai singoli Stati, e ha annunciato di voler rivedere la categoria con cui è registrata oggi la marijuana negli Stati Uniti, non inserendola più nella Schedule I, che tra le altre comprende eroina e LSD.
La svolta di Biden era auspicata da tempo, vista la distanza tra un sistema federale che ancora classifica la cannabis in un modo così conservativo e 38 Stati americani che consentono il suo utilizzo a scopo terapeutico. Quello di Biden è un primo e significativo passo verso la decriminalizzazione della cannabis: un passo svolto sicuramente per l’imminenza delle elezioni di midterm e per intercettare gli elettori giovanili, ma che rappresenta una buona notizia anche per limitare quel giustizialismo che vede quattro afroamericani condannati per cannabis per ogni cittadino bianco.
La strada verso la decriminalizzazione non risolve da sola tutti i problemi legati al commercio e al consumo di cannabis, ma come dimostrano altri Paesi del mondo (Olanda in testa) può essere una modalità efficace per cercare di avvicinarsi a un traffico della cannabis legale, più controllato e sicuro.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Una newsletter imperdibile: Sudamericana, la newsletter di Internazionale curata da Camilla Desideri sul Sudamerica, un continente dove molto spesso il traffico di droghe si mischia a politica e disordini sociali.
Il podcast da ascoltare: Market Mover, il podcast del Sole 24 Ore sulle notizie che muovono i mercati. Già a fine 2020 aveva affrontato il tema della cannabis, parlando proprio di USA.