Fumogeni
#95 Mappe - Serbia 🇷🇸: le proteste "orizzontali" degli studenti dopo la tragedia di Novi Sad, i fumogeni in Parlamento.
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Fumogeni
L’ultima settimana si è aperta in maniera pacata e amichevole (ride, ndr). Nella giornata di martedì, infatti, abbiamo assistito a un accenno di rissa e a dei fumogeni lanciati all’interno del Parlamento serbo da alcuni membri dell’opposizione.
Novi Sad
Da alcuni mesi, la situazione sociopolitica in Serbia è - come hai appena visto - incendiaria.
Nasce tutto a Novi Sad, la seconda città più popolosa del Paese dopo la capitale Belgrado: l’1 novembre 2024, infatti, il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad ha causato 15 morti in pieno giorno e un fiume di proteste che da quel momento si è diffuso in tutto il Paese.
La tettoia crollata non sembra essere parte del piano di ristrutturazione e ammodernamento della stazione iniziato nel settembre del 2021, ma la tragedia è diventata rapidamente la valvola di sfogo di un Paese che si sente fermo e bloccato. I giovani e gli studenti universitari stanno vivendo le proteste come una vera e propria rivoluzione emotiva, contro lo status quo.

“Le tue mani sono sporche di sangue”
Le proteste che da quattro mesi invadono le strade della Serbia si chiamano “blokade”, “blocchi”. Sono organizzate da giovani universitari, e il 22 novembre diversi di loro erano stati aggrediti mentre manifestavano - per la prima volta - nella Facoltà di Arte Drammatica, a Belgrado.
Come riporta questo articolo di Valigia Blu, stiamo parlando delle più massicce manifestazioni studentesche dal 1968. Il governo e i media pubblici serbi hanno cercato di ignorare questo mastodontico movimento per diversi mesi, fino a non poterlo più nascondere: dopo le prime proteste, a fine gennaio si sono dimessi il primo ministro Milos Vucevic e il sindaco di Novi Sad Milan Đurić.
Come racconta Cecilia Sala nel podcast Stories, lo slogan delle proteste è questo: “Le tue mani sono sporche di sangue”. La tragedia di Novi Sad è stata assunta dagli universitari - e via via da tante altre categorie sociali - come simbolo di corruzione e delle problematiche relative all’assegnazione degli appalti.
Proteste orizzontali
Un fattore innovativo delle manifestazioni è il fatto che non siano guidate dall’opposizione: contro il partito al potere SNS - quello del presidente della Repubblica Aleksandar Vučić - ci sono in prima linea i giovani, in maniera “orizzontale”.
Le tante richieste avanzate - la pubblicazione dei documenti relativi ai lavori della stazione di Novi Sad, l’aumento dei finanziamenti pubblici dopo anni di stallo, una diminuzione della corruzione - attraverso i blocchi stradali o l’occupazione delle università arrivano da un movimento privo di vertici: l’organizzazione è formata da plenum, dei consigli di facoltà dove tutti hanno diritto di esprimere il proprio pensiero. Gli stessi protagonisti delle proteste rivendicano l’efficacia di questa struttura orizzontale: un’organizzazione piramidale avrebbe permesso al governo di reprimere le proteste, agendo al vertice della catena di comando.
Proteste per il litio
L’intero corso presidenziale di Aleksandar Vučić si sta contraddistinguendo per forti proteste, di cui le ultime sono la manifestazione più tangibile e potente.
Negli ultimi anni, hanno riguardato tanti temi tra cui lo sfruttamento del litio: la Serbia siede infatti su uno dei giacimenti di litio più ricchi del mondo, e nel 2022 una massiccia opposizione aveva portato la cancellazione del “progetto Jadar” e della licenza di estrazione del litio alla multinazionale Rio Tinto.

Il litio, uno dei materiali più cruciali della transizione energetica - ne avevamo parlato nella puntata sul Cile -, era stato scoperto proprio dal gruppo minerario Rio Tinto, in un giacimento della Serbia Occidentale. La sua estrazione porta con sé dei grossi impatti ambientali, e da qui nacquero le grosse proteste del 2022.
Qualche mese fa, il governo aveva ristabilito il “progetto Jadar” grazie a una decisione della Corte Costituzionale: la costruzione della miniera nel giacimento di Jadar, vicino alla città di Loznica, potrebbe avvicinare ulteriormente la Serbia verso la Cina, la principale destinataria del litio mondiale.
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E per finire
La foto più /aesthetically pleasing/ vista di recente:

La puntata di Mappe da rileggere: la stagione del ciclismo su strada è ripartita nel segno del solito Tadej Pogacar. Sta continuando a rivoluzionare un intero sport, ne avevamo celebrato le gesta nella puntata sulla Slovenia 🇸🇮.
Alcuni articoli letti in questi giorni:
Un longform sulle altre AI presenti in Cina, nella newsletter Il Partito
La filosofa Gloria Origgi scrive del decennio dell’ipnocrazia populista, nella newsletter Appunti di Stefano Feltri
Un bellissimo tributo a Bruno Pizzul, entrato nelle case degli italiani per oltre quarant’anni con il suo racconto del calcio, su Guerin Sportivo
Un’interessante riflessione su No Other Land, il documentario israelo-palestinese che ha vinto il premio come Miglior Documentario agli Oscar, su La via libera
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: I 10 comandamenti, il podcast di Aureliano Stingi e Fotios Loupakis sulla prevenzione del cancro, attraverso cibo, movimento e norme sociali.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Il Post ha raccontato in questi giorni come si fa campagna elettorale in Groenlandia: proprio domani si svolgono le elezioni amministrative in Groenlandia 🇬🇱.
Il territorio appartenente alla Danimarca non era mai stato chiacchierato come in questi mesi: c’entra Donald Trump, che lo ha messo nel mirino per le materie prime e la posizione geografica strategica.
Ne avevamo scritto qualche settimana fa, agli albori del nuovo quadriennio statunitense targato Donald Trump:
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