Battaglia per la Groenlandia
#88 Mappe - Groenlandia 🇬🇱: Donald Trump ha affermato di volerla togliere dalle mani della Danimarca. Una boutade, forse, ma anche una terra ricca di materie prime, al centro della rotta artica.
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Un Paese semi-autonomo
Intanto c’è una notizia nella notizia: non lo sapevo, ma esiste un emoji ufficiale della Groenlandia 🇬🇱.
Non lo sapevo - o comunque non lo immaginavo - perché la Groenlandia non è un vero e proprio Paese indipendente: è infatti formalmente posseduta dal Regno di Danimarca, che comprende anche le isole Fær Øer.
Nonostante ciò, a partire da un referendum del 2008 ha ottenuto via via sempre più autonomia: ha una capitale - Nuuk -, ha un proprio governo e gestisce autonomamente le immense risorse naturali di cui è ricoperta - ma questo è uno spoiler dei capitoli successivi -. Ha una propria gestione amministrativa e lo stesso groenlandese è stato riconosciuto come lingua ufficiale. Ciò che rimane in capo al Regno danese sono, principalmente, le decisioni in materia di politica estera.
La nazione meno popolata della Terra
Così come l’Antartide, un territorio remoto come la Groenlandia sollecita l’immaginario di chiunque viva in ben altri contesti: chi ci abita? Come si sopravvive a quelle latitudini?
La Groenlandia è il Paese meno popolato al mondo: 0,03 ab./km². Si trova esattamente tra l’Oceano Artico e l’Oceano Atlantico settentrionale: è anche la seconda calotta glaciale più grande del mondo - vicina a un punto di scioglimento irreversibile -, con il ghiaccio che occupa circa l’82% della superficie totale dell’isola. Resta comunque molto più piccola della calotta glaciale antartica: 1,71 milioni di km² contro i quasi 14 milioni di km² dell’Antartide.
Perché, allora, se n’è parlato - come mai prima d’ora - in questa settimana?
La terra verde
L’isola groenlandese è entrata tra i possedimenti del Regno di Danimarca già dal XVII secolo, e per la prima volta è finita anche nel mirino degli Stati Uniti d’America.
Proprio nella scorsa puntata sul Messico abbiamo parlato di quanto sarà cruciale il 2025 per gli equilibri politici mondiali, soprattutto attraverso la nuova presidenza di Donald Trump alla guida degli USA, che si apre tra pochissimi giorni.
Il tempo di una settimana e Donald Trump - spalleggiato dal “co-presidente” Elon Musk - ha subito dato un saggio di quelle che potrebbero essere le velleità espansionistiche degli USA nel prossimo quadriennio.
Nell’annunciare, a fine dicembre, la nomina del nuovo ambasciatore statunitense in Danimarca, in questo post sul “suo” social Truth Donald Trump si è espresso in termini molto concreti in relazione alla Groenlandia:
Donald Trump Jr.
Non è la prima volta che Trump parla di “control of Greenland”, controllo della Groenlandia. Era già successo durante il suo primo mandato presidenziale, ma ora ha fatto più scalpore: da un lato perché in questo nebuloso progetto sembrano rientrare anche Panama e addirittura il Canada; dall’altro perché, rispetto al 2016, i rapporti geopolitici sono mutati.
La Cina è ancora più arroccata nella sua crescita, la Russia ha drasticamente cambiato la propria posizione geopolitica attaccando l’Ucraina: tutto ciò che non è Cina e Russia sembra poter essere terreno di conquista per la prossima presidenza Trump, a partire da un Unione Europea molto indebolita, con Germania e Francia così incerte sul piano strategico come non lo si vedeva da decenni.
Nei giorni scorsi Donald Trump Jr. ha visitato proprio la Groenlandia, e sono bastati alcuni video di sorrisi tra la “spedizione” americana e la popolazione locale per vedere l’intervento del co-presidente Elon Musk:
Materie prime
Le reazioni alla presunta volontà di annessione sono subito state nette: il primo ministro danese Múte Bourup Egede ha affermato che la Groenlandia non è in vendita; i governi di Francia e Germania non ritengono possibile questo scenario, e lo ha fatto in maniera decisa anche Giorgia Meloni, la leader europea più vicina a Trump.
Pur dovendo filtrare qualsiasi dichiarazione proveniente dal fronte Trump, queste parole meritano di essere approfondite e soprattutto giustificate, anche perché il prossimo presidente americano è già passato alla carica minacciando di istituire dei dazi commerciali verso la Danimarca, così come promette di fare con Messico e Canada.
La Groenlandia, infatti, ha un territorio ricchissimo di materie prime: nella mappa prodotta dal Corriere della Sera si può notare la proliferazione di materiali come gas, petrolio, rubini, oro, zinco, e molto altro. Le riserve di terre rare rappresenta quasi il 20% delle riserve globali.
Soprattutto, è ricca delle cosiddette materie prime critiche: un gruppo di metalli rari cruciali nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
I motivi di interesse non finiscono qui: gli USA hanno già una grossa base aerea sul territorio, a Pituffik, che serve come deterrente per chi - come la Cina - ha altrettanti interessi strategici verso la Groenlandia.
Presto, l’intera zona artica potrebbe diventare un banco di prova commerciale e geopolitico ancor più centrale. La situazione geopolitica sta mettendo a rischio la sicurezza di alcuni choke point mondiali come quello di Gibuti - a causa degli Houthi - o lo stesso Canale di Suez.
Inoltre, il progressivo scioglimento dei ghiacci sta rendendo la zona artica navigabile per sempre più mesi dell’anno: attualmente la rotta artica si articola in tre diversi passaggi - rotta transpolare, North West Passage e Northern Sea Route - che a lungo andare potrebbero essere al centro di nuove strategie commerciali.
Al centro di queste, proprio la Groenlandia - tra linea rossa e verde -.
Progetto Iceworm
Gli USA hanno familiarità con la Groenlandia già da decenni: negli anni della Guerra Fredda, infatti, la Groenlandia era divenuta la sede del progetto Iceworm, che mirava a realizzare dei siti di lancio nucleare sotto la calotta glaciale, contro l’Unione Sovietica.
Una sorta di prefigurazione della centralità strategica che, all’improvviso, caratterizza la Groenlandia: se per ora gli abitanti groenlandesi - poco più di 50mila persone - hanno palesato soltanto il desiderio di indipendenza dalla Danimarca, presto potrebbero trovarsi di fronte a delle concrete avancès statunitensi.
Con la prospettiva di diventare un territorio statunitense non incorporato come Portorico, come scrivono diversi analisti, o semplicemente come solido partner strategico, militare ed economico. In casa danese, si parla di una vera e propria “Kampen on Grønland”, battaglia per la Groenlandia.
🇬🇱🇬🇱🇬🇱
E per finire
La foto più /aesthetically pleasing/ vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni:
Un meraviglioso, malinconico ritratto di Lisbona, su Lucy sulla Cultura
Un bel longform in inglese di Casey Newton sulla controversa abolizione del fact-checking su Facebook e Instagram, su Platformer
Quarant’anni di Jean-Marie Le Pen attraverso le prime pagine, su Liberation
La crisi politico-economica della Germania verso le elezioni, su Dinamopress
La presunta terza missione dei professori universitari, su Il Post
La puntata di Mappe da rileggere: abbiamo citato la Danimarca 🇩🇰, di cui abbiamo parlato in questa puntata sulle cosiddette “15-minutes cities”. Uno degli argomenti preferiti della tua newsletter preferita.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: la Groenlandia raccontata da un punto di vista geografico, nel sempre interessante podcast di Geopop.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Era fine luglio e si erano tenute le elezioni politiche in Venezuela 🇻🇪: un voto che aveva visto il presidente Nicolas Maduro uscirne con un 51,2% dettato da brogli e irregolarità, ai danni dell’opposizione guidata da Edmundo Gonzàlez Urrutìa e Maria Corina Machado.
Il primo costretto a emigrare in Spagna nelle settimane successive, la seconda - a capo della Plataforma Unitaria - non si era più fatta vedere in pubblico per mesi per via di un probabile arresto da parte delle forze di polizia guidate da Maduro.
Nell’ultima manifestazione popolare a Caracas, di pochi giorni fa, si è palesata proprio la leader dell’opposizione, che nelle ore successive sembra sia stata arrestata e poi liberata. Qui sotto, avevamo parlato della situazione politica del Paese.
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