Dalle spie a Teheran
#80 Mappe - Iran 🇮🇷: quella dell'energia nucleare è una storia che attraversa tutto il Novecento. Il progetto Manhattan, la Guerra Fredda, e ora l'Iran. Con Lorenzo Baravalle.
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Novecento
Affascinante, spaventosa.
Quella dell’energia nucleare è una storia duplice: da un lato il fascino per la potenza sprigionata dalla rottura del nucleo di un atomo, dall’altro gli spaventosi effetti già causati nel secolo scorso.
L’energia nucleare attraverso tutto il Novecento, è uno dei fili fondamentali che compongono la tela degli eventi politici e storici che hanno cambiato il corso della storia.
In questa puntata, ne parliamo con un nuovo e gradito ospite: Lorenzo Baravalle, autore di podcast come Qui si fa l’Italia e Atomika. Quest’ultimo lo trovi anche nei consigli di fine puntata da qui, parte il viaggio su energia nucleare e bomba atomica.
Progetto Manhattan
L’energia nucleare è uno dei grandi temi attorno a cui si lega la produzione di energia elettrica, e oggi il suo nome non si può separare dall’Iran.
Le prime scoperte sul decadimento radioattivo risalgono a inizio Novecento e hanno una svolta proprio negli anni antecedenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando fisici come Ernest Rutherford ed Enrico Fermi si resero conto di come la rottura di un nucleo atomico potesse indurre alla fissione di ulteriori nuclei, e quindi a una reazione a catena autosufficiente.
Parliamo, in quegli anni, del progetto Manhattan: un programma degli Stati Uniti d’America che vide coinvolto lo stesso Enrico Fermi e J. Robert Oppenheimer, che mirava a creare la bomba più letale della storia, proprio attraverso le recenti scoperte in ambito nucleare. Da qui, prende le mosse il podcast Atomika:
Questa storia è affascinante, e parla degli anni in cui la fisica è entrata nel mondo reale. Si capisce come negli anni Quaranta e Cinquanta la fisica era una scienza chiacchierata tanto quanto lo è oggi la rivoluzione digitale.
Era nel mirino di moltissimi investimenti, e il simbolo è proprio il progetto Manhattan: gli USA lo finanziarono senza limiti di risorse e di uomini, considerandolo un progetto cardine per la risoluzione della guerra. Inoltre, la fisica era invasa da personalità che trascendevano la mera scienza, a partire dallo stesso Einstein: una figura pop.
In seguito agli effetti più devastanti in ambito nucleare - quelli della bomba atomica sganciata dagli USA su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone -, la storia dell’energia nucleare divenne rapidamente una questione “globale”.
In tal senso, giocò un ruolo fondamentale il sistema di spionaggio che aveva attorniato le ricerche americane sull’energia nucleare e la bomba atomica. Sempre nel podcast Atomika, infatti, due dei grandi protagonisti sono Klaus Fuchs e Bruno Pontecorvo.
Il primo fu il principale artefice dello spionaggio che consegnò il segreto atomico dalle mani del progetto Manhattan all’URSS; il secondo, anch’egli fisico e simpatizzante sovietico, si trasferì volontariamente in URSS nel 1950 e scomparve per cinque lunghi anni, riemergendo nel 1955. Durante quel tempo, si sospettò di lui come di un’altra possibile fonte di divulgazione dei segreti atomici.
Non conoscevo assolutamente la storia di Bruno Pontecorvo, ma appena l’ho avuta tra le mani mi ha intrigato e affascinato: un personaggio che sparisce nel 1950 e ricompare in URSS cinque anni dopo, sbalordendo tutti.
Approfondendo la storia, ho capito che non potevo limitarmi a raccontare la storia di Pontecorvo: serviva parlare dell’intero scacchiere circostante, quello della bomba atomica e della fisica dei primi anni Cinquanta, e del sistema di spionaggio che ha allargato il segreto nucleare dagli USA all’URSS.
Un affare mondiale
Insomma, il segreto nucleare diventa un affare “mondiale” attraverso Klaus Fuchs: la spia nucleare più importante dell’URSS, nonché una delle figure essenziali che hanno permesso lo svolgimento del test Trinity, la prima detonazione nucleare della storia - condotta proprio all’interno del progetto Manhattan, il 16 luglio 1945 -. Meno di un mese prima del tragico lancio dell’atomica sul Giappone.
Senza di lui, l’URSS avrebbe tardato di diversi anni nella produzione dei propri armamenti nucleari: così facendo, la tematica nucleare divenne rapidamente uno dei cardini della Guerra Fredda che ha contraddistinto i decenni centrali del Novecento.
Gli americani erano convinti che il loro progetto fosse segreto e di essere gli unici al mondo, all’epoca, a possedere un’arma di tali proporzioni. Da lì si innesta l’intero sistema di spionaggio, rappresentato da Fuchs: per lui, il segreto atomico condiviso “in due” era una garanzia di pace, nelle mani di una sola potenza era sinonimo di conflitto.
Fino ad arrivare ai giorni nostri.
Iran e accordi
L’uranio, nei suoi isotopi U-235 e U-238, è l’elemento chimico fondamentale per la produzione di energia nucleare, in qualità di combustibile per la fissione nucleare - quel processo in cui il nucleo atomico, bombardato da neutroni, decade in un nucleo di atomi di numero atomico e massa inferiore -.
Ecco, è difficile oggi parlare di Iran senza menzionare il suo programma nucleare: i livelli di arricchimento di uranio da parte del Paese del Medio Oriente sta aumentando a dismisura. 165 kg di uranio, arricchito fino al 60%, sono una dichiarazione degli intenti con cui l’Iran potrebbe proseguire il proprio programma.
Il programma nucleare iraniano nasce proprio sul finire della Guerra Fredda: in quel mondo che smise di essere bipolare ma si aprì al multipolarismo e al ruolo sempre più centrale del Medio Oriente, prende piede la costruzione del reattore di Bushehr.
L’Iran oggi prosegue il proprio programma nucleare senza fare parte del TNP: il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, basato sull’uso pacifico di questo strumento e che vede solo USA, Russia, Regno Unito, Francia e Cina tra gli Stati autorizzati a mantenere il proprio arsenale nucleare, senza cederlo.
Solo nel 2015, la presidenza Obama - insieme ai Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU - riuscì a firmare il famoso accordo sul nucleare iraniano, per garantire un corretto utilizzo dell’arma nucleare, limitare le scorte di uranio e revocare alcune misure sanzionatorie contro l’Iran.
L’accordo venne poi stracciato dall’amministrazione Trump nel 2018, con il risultato che oggi l’Iran si trova, nuovamente, a pochi mesi di distanza dalla potenziale costruzione di un ordigno atomico.
L’apparente espansione del programma nucleare iraniano si lega al ruolo cruciale che ricopre il Paese negli equilibri dell’area geografica di competenza: l’arma nucleare funge inevitabilmente da deterrente, tanto che Israele ha promesso agli USA di non colpire le strutture nucleari iraniane nelle ultime settimane.
Diamo i numeri
Siamo passati dall’USA al bipolarismo, e poi all’allargamento su uno scacchiere mondiale: per inquadrare ancora meglio l’energia nucleare e il programma iraniano, è utile vedere insieme qualche numero.
Come in qualsiasi ambito contemporaneo, la crescita della Cina nel secolo in corso è paurosa anche sul fronte nucleare: il seguente grafico mostra i numeri di aperture e chiusure di reattori nucleari nel mondo.
Sempre stando al World Nuclear Industry Status Report (WNISR), nel mondo ci sono 407 reattori nucleari e l’energia nucleare pesa per il 9% circa sul totale della produzione di energia elettrica. In Iran, quest’ultima percentuale scende all’1,7% ma non per questo si può dimenticare quanto lo spropositato arricchimento di uranio potrebbe far presagire ben altri utilizzi.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti negli ultimi giorni: per prepararci alle elezioni americane di domani ci sono 84 domande cui risponde Francesco Costa su Il Post; il passaggio da target ad audience in Fastletter! di Giorgio Taverniti; è stata la settimana del disastro alluvionale a Valencia, a conferma che il clima ha bisogno di cittadini e non di spettatori su Rivista Studio;
La puntata di Mappe da recuperare: a proposito di Monte Fuji, il 2024 del Giappone 🇯🇵 si era aperto in maniera drammatica.
Il podcast da non perdere: Atomika, il podcast di Lorenzo Baravalle e Matteo Curti, prodotto da One Podcast, sulla storia della bomba atomica.
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Più di un anno fa, abbiamo parlato dei primi albori della guerra in Sudan 🇸🇩: da un lato l’esercito paramilitare delle RFS guidate dal vice-presidente Hemedti, dall’altro l’esercito regolare condotto dal generale Abdel Burhan.
Il Sudan è uno dei Paesi più politicamente instabili dall’inizio del secolo, e come si scrive in questo articolo il conflitto continua a espandersi in mezzo alla popolazione civile. Sono più di 20.000 le vittime accertate, più di 10 milioni gli sfollati.
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