La nave da crociera più lunga del mondo
#85 Mappe - Bahamas 🇧🇸: si chiama Icon of the Seas, e ci permette di parlare di uragani e innalzamento del livello del mare nei Caraibi.
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Il fenomeno crociera
Uno degli obiettivi del mio 2024 letterario era scoprire uno degli autori più rinomati al mondo: David Foster Wallace. Ovviamente non ce l’ho ancora fatta a leggere alcuni masterpiece come Infinite Jest oppure Roger Federer come esperienza religiosa, ma ho iniziato da un racconto piuttosto breve: Una cosa divertente che non farò mai più.
SI tratta di un reportage a bordo di una nave da crociera commissionato a D.F. Wallace da una rivista, e le pagine del racconto sono contraddistinte da un finissimo umorismo e un’approfondita descrizione sociologica della crociera e delle persone a bordo.
Un reportage bellissimo, che sicuramente mi ha convinto a scoprire questo autore nella sua totalità: a questo punto nel 2025. Di recente, il racconto di Wallace mi è tornato in mente dopo aver visto questo scatto fotonico che ritrae Icon of the Seas, la nave da crociera più lunga del mondo.
Icon of the Seas
Inaugurata proprio all’inizio del 2024, Icon of the Seas è la nave da crociera più lunga al mondo: lunga 365 metri, alta 80 e larga 70.
Una vera e propria città galleggiante, un progetto così strabiliante nell’industria navale tanto che un account su X si dedica a seguire ogni suo spostamento.
Possiede 2805 cabine, 7 piscine e 6 scivoli d’acqua, può ospitare fino a 7600 passeggeri ed è di proprietà della Royal Carribean International, una compagnia di crociere norvegese-statunitense con sede a Miami.
Proprio da Miami, sul finire di gennaio, Icon of the Seas ha iniziato a trasportare i suoi passeggeri lungo la Florida e il Mar dei Caraibi, attraverso delle opzioni differenti.
Innalzamento dei mari
Tra i diversi Paesi caraibici toccati dalla crociera, c’è Bahamas 🇧🇸 e il suo arcipelago.
In tutta l’area caraibica, il rispetto dell’ecosistema è un tema centrale: sia per il turismo che ogni anno invade quest’area di mondo - anche attraverso i consumi e gli inquinamenti delle navi da crociera -, sia per il cambiamento climatico.
Gli effetti del cambiamento climatico sono causati dai Paesi più industrializzati e potenti al mondo, gli impatti - invece - vengono risentiti da quelli più isolati e arretrati. Oppure quelli che, ogni giorno, hanno a che fare con il livello del mare.
Qualche settimana fa avevamo parlato del caso delle Filippine, e anche per Bahamas l’antifona non cambia: le 700 isole che formano l’arcipelago delle Bahamas sono quelle maggiormente a rischio di scomparsa in tutta l’area caraibica.
Come scrive il Guardian, riprendendo le considerazioni di Christina Gerhardt in “Sea Change: an Atlas of Islands in a Rising Ocean”, i motivi sono fondamentalmente tre:
il punto più alto delle Bahamas è contraddistinto dai 64 metri sopra il livello del mare del monte Alvernia;
sono isole dense di calcare, dunque estremamente permeabili;
le Bahamas sono le isole caraibiche con più popolazione lungo la costa: il 25% della popolazione vive esattamente al livello del mare.
Stando a un report di Climate Central, si stima che a Bahamas il livello del mare si alzerà di 32 cm entro il 2050. Se così fosse, tra venticinque anni parleremmo di un arcipelago drasticamente mutato:
Uragani
Non c’è solo l’innalzamento del livello dei mari: nell’area caraibica, un concreto emblema degli effetti del cambiamento climatico è l’inasprimento di tornadi e uragani, della loro forza e frequenza.
Siamo reduci da un anno in cui gli uragani Milton e Beryl si sono abbattute prima nel Mar dei Caraibi e poi sul suolo statunitense: due tempeste di categoria 5 - il massimo valore della scala Saffir-Simpson -, la cui potenza è direttamente causata dall’aumento delle temperature dei mari.
Si stima, in uno studio di due scienzati del clima, che se la temperatura globale dovesse aumentare di 2°C rispetto all’epoca pre-industriale il rischio di tempeste che si avvicineranno al limite massimo di velocità aumenterà del 50% nelle Filippine e del 100% nel Golfo del Messico, di fianco ai Caraibi.
Finora questo limite non ha mai superato i 320 km/h, ma entro la fine del secolo questi picchi potranno toccare i 350 km/h, se il contenimento dei gas serra non avrà avuto successo e la temperatura globale avrà continuato ad alzarsi.
Le Bahamas sono proprio al centro della traiettoria spesso percorsa dagli uragani, verso le coste degli Stati Uniti: la capitale Nassau dista da Miami soltanto 300 km in linea d’aria.
Si stima che un uragano ogni due anni passi proprio dalle Bahamas: di recente, quello con gli effetti più severi è stato l’uragano Dorian nel 2019. Ha causato oltre 3 miliardi di dollari di danni alle Bahamas, con più di 70 vittime e centinaia di dispersi.
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E per finire
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Alcuni articoli letti in questi giorni:
Un riepilogo della guerra civile in Siria dal 2011 a oggi, su Il Post
L'’algoritmo di X manipolato in direzione repubblicana nei mesi che hanno preceduto le elezioni presidenziali in USA, su The Verge
La crisi idrica senza precedenti in Sicilia, su Lucy Sulla Cultura
Quanto valgono i Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026, su Rivista Undici
La puntata di Mappe da rileggere: la puntata sull’ancestrale legame tra l’Islanda 🇮🇸 e il mondo degli scacchi, attraverso la figura di Bobby Fischer.
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: ti ho condiviso il link di Spotify, ma la puntata del podcast di Matteo Bordone si ascolta a questo link: pessimismo, speranze, amore e il nonno di Calenda.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Un anno fa, nella puntata sul Kenya 🇰🇪 avevamo parlato di Eliud Kipchoge e dell’eccezionalità degli atleti kenioti in discipline come la maratona, dove è solo questione di tempo prima che cada “il muro delle due ore”.
Di recente, è uscita una bella puntata di “A cosa penso quando corro?”, la newsletter di Lorenzo Bandini sul running. Al suo interno, si parla proprio di Kipchoge, del suo tour nel Sud-Est asiatico e della crescita del running in Cina.
Dentro c’è anche un’incursione di Mappe: sul soft power che la Cina sta costruendo in Africa da oltre un decennio, tra finanziamenti e prestiti, infrastrutture e materie prime.
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Grazie e a presto!
Da questo numero ho recuperato il bellissimo numero che hai scritto sull'Islanda e Bobby Fisher. E per me è una coincidenza bellissima che sia successo proprio due giorni dopo in cui ho scoperto (e visto) il film Pawn's Sacrifice in cui un grandissimo Tobey Maguire interpreta Fischer. Se non lo hai visto, te lo consiglio: anche se devo dire che il film comincia a perdere colpi proprio verso la parte più topica, ovvero la partita del secolo, ma nonostante tutto si lascia vedere e Maguire è straordinario!