Mujica Maestro
#106 Mappe - Uruguay 🇺🇾: il Paese delle eccellenze, con solo tre milioni di abitanti. Pepe Mujica, Eduardo Galeano e qualche calciatore.
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Tre milioni di persone
La puntata 62 di Mappe parlava di Slovenia 🇸🇮 e partiva così:
La Slovenia e la sua eccellenza nel mondo dello sport: in relazione ai suoi abitanti - poco più di 2 milioni - è sbalorditivo vedere quanti campioni abbia sfornato questo Paese.
Sono sempre rimasto affascinato da Paesi di dimensioni così ridotte che riescono a produrre una vastissima quantità di eccellenze in diversi ambiti: è anche il caso dell’Uruguay, e non solo nello sport.
Per la ricorrenza con cui se ne parla, è incredibile pensare al fatto che l’Uruguay conti soltanto 3,4 milioni di persone. Il Paraguay con cui confina, per esempio, arriva a quasi 7 milioni ma è decisamente meno presente nell’immaginario mondiale.
Uruguay e Paraguay sono incastonati in un continente - quello sudamericano - che include due dei dieci Paesi più grandi del mondo a livello geografico: il Brasile, al quinto posto, e l’Argentina, all’ottavo.
Due autentici colossi che sembrano inglobare tutto ciò che li circonda, separando proprio Uruguay e Paraguay e lasciando una breve - e lunghissima - striscia di terra al Cile: nella stessa classifica, l’Uruguay si trova al novantesimo posto.
Pepe Mujica
La prima eccellenza di rango mondiale “prodotta” dall’Uruguay è Josè Alberto Mujica Cordano, conosciuto come Pepe Mujica.
Scomparso poche settimane fa, Pepe Mujica è stato presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015 e uno dei più grandi mentori e simboli della Sinistra internazionale degli ultimi decenni.
La parola che ha contraddistinto la sua vita è sobrietà: dall’inizio fino alla fine, come ha raccontato lo storico Gennaro Carotenuto su Domani:
Ha vissuto fino alla fine in una chacra – masseria – col pavimento di terra, bevendo mate insieme a Lucía Topolansky, compagna di lotta e amore di una vita.

Il suo passato da guerrigliero nei Tupamaros - un’organizzazione di guerriglia urbana di matrice comunista tra anni Sessanta e Settanta, per la quale Mujica passò quasi 12 anni in carcere - e da fiorista e poi il suo percorso politico - iniziato nel 1994 - si sono contraddistinti per uno stile di vita spartano, per una forte attenzione agli ultimi, ai poveri.
Da presidente del Paese sudamericano fece approvare tre importanti riforme: depenalizzazione dell’aborto, introduzione dei matrimoni gay, liberalizzazione del consumo di marijuana. Nel suo ventennio in politica, ha rinunciato al 90 per cento del suo stipendio da parlamentare.
La sua popolarità ha compiuto un grande passo in avanti nel 2014, in occasione dell’intervista con la giornalista della CNN Carmen Aristegui, a pochi mesi dalla fine del proprio mandato.
Anche in questa occasione, ha ribadito la propria opposizione alla globalizzazione come fenomeno che porta la ricchezza in pochissime mani. Ha riaffermato come il suo impegno politico non si sia mai distaccato da un forte senso per l’etica e dalla volontà di sentirsi “liviano de equipaje”:
Sono poveri coloro che non hanno una comunità. Io sono un uomo decisamente ricco, quando esco di casa moltissima gente mi regala il proprio affetto: questa è la ricchezza più grande che si può raggiungere.
Per il resto non sono povero ma sobrio, con bagagli leggeri: vivo con quanto è giusto, affinchè quanto di superfluo non pregiudichi la mia libertà.
Le vene aperte dell’America Latina
L’eccellenza prodotta da un Paese con poco più di 3 milioni di abitanti non si ferma all’ex presidente: arriviamo a Eduardo Germán María Hughes Galeano.
Galeano è una delle personalità più influenti della letteratura sudamericana del secolo scorso: è scomparso a Montevideo nel 2015, e la sua opera più famosa è “Le vene aperte dell’America Latina”, un’accusa sullo sfruttamento dell’America Latina da parte degli stranieri.

Dopo aver pubblicato l’opera nel 1971 - proprio nel periodo clou delle dittature sudamericane -, Galeano si avvicina rapidamente al calcio, uno sport che in Sudamerica si tramuta facilmente in mistica e religione laica.
Galeano entra in questo mondo con “Splendori e miserie del gioco del calcio”: lo fa dalla porta posteriore, tifando per le squadre sconfitte e gli idoli battuti - la maniera più nobile di approcciarsi allo sport, ndr -, come mi spiega Tommaso Cherubini, giornalista sportivo, esperto di calcio spagnolo e sudamericano:
La sua opera maestra - “Le vene aperte dell’America Latina” - spalanca gli occhi, regalando una visione privilegiata sulla storia e le difficoltà del suo continente, denunciando il potere utilizzato in maniera sbagliata.
Successivamente, inizia a trattare anche un altro tema: il calcio. Lo fa sempre con il suo stile, schierandosi dalla parte della squadra più debole, del portiere battuto dieci volte. Il calcio descritto da Galeano è arte in movimento, è linguaggio comune, è il figlio del popolo che non deve cedere alle lusinghe dei potenti e a chi vuole trasformarlo in uno strumento per produrre denaro, eliminando fantasia e innocenza.
Garra charrua
I Charrùa erano una popolazione indigena stabilitasi, per secoli, nei pressi del Rio de la Plata e abituata a resistere alle invasioni straniere.
Sono scomparsi con l’arrivo degli europei in Sudamerica, ma il loro nome sopravvive ancora oggi per caratterizzare il popolo uruguaiano: “garra charrùa”, infatti, è una definizione dalle origini incerte che sta a significare la forza e la tenacia con cui gli uruguaiani giocano a calcio.
Una maniera di stare su un campo da calcio con vigore, senza mai mollare, che da tempo accompagna i giocatori uruguaiani e la stessa Nazionale: con meno talento delle più blasonate Argentina e Brasile, autentiche culle dello sport più praticato al mondo, ma con più grinta. Con più garra.

L’Uruguay si inserisce perfettamente nell’eccezionale tradizione calcistica del continente: soltanto negli ultimi vent’anni, un Paese così poco esteso ha prodotto alcuni dei migliori attaccanti al mondo - Luis Suarez, Diego Forlan ed Edinson Cavani -, così come il centrocampista del Real Madrid Federico Valverde.
Tutti giocatori dalle eccezionali doti tecniche, ma che si sono avvalsi anche della proverbiale “garra charrùa” per arrampicarsi ai massimi livelli del calcio. In Italia il termine si è diffuso in occasione del goal di Matìas Vecino contro il Tottenham, durante il ritorno in Champions League dell’Inter nel 2018: un centrocampista piuttosto mediocre ma benedetto dalla “garra charrùa”.
Un’eccezione? Enzo Francescoli, trequartista e fantasista degli anni Ottanta e Novanta. Uno dei giocatori più forti della sua generazione, più principesco, estetico e fantasioso dei connazionali che l’hanno seguito. Con quel talento, non serviva dotarsi di “garra charrùa”.
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E per finire
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La puntata di Mappe da rileggere: quella sul vicino Paraguay 🇵🇾, anche perché potresti sapere ben poco sul rap in lingua guaranì.
Alcuni articoli letti in questi giorni:
Il Suriname potrebbe cambiare grazie al petrolio, su Il Post
In Sudafrica non c’è alcun genocidio dei bianchi, su Valigia Blu
Monaco di Baviera è la città più pedonale del mondo, su Nss Magazine
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: Frate Mitra, una nuova produzione di OnePodcast sulla storia di Silvano Girotto, misterioso infiltrato nelle Brigate Rosse e guerrigliero in Sudamerica durante i golpe in Bolivia e Cile.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Negli ultimi giorni, è scomparso un altro gigante del Sudamerica: il fotografo brasiliano Sebastião Salgado.
Aveva 81 anni, e i suoi reportage hanno risvegliato molte coscienze su temi come i diritti dei lavoratori, la deforestazione dell’Amazzonia e i movimenti migratori.
Nel 1998 ha fondato insieme alla moglie - Lènia Wanick Salgado - l’Instituto Terra: da oltre vent’anni si occupa di riforestazione, protezione delle risorse e sviluppo sostenibile all’interno dell’Amazzonia.
Se sei curioso di vedere com’era scritta la primissima puntata di Mappe, puoi riscoprire l’esordio su Brasile 🇧🇷 e deforestazione amazzonica.

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Galeano un gigante! Ho tutti i suoi libri che parlano di calcio: perle che fanno bene al cuore. Uomo che ha vissuto molte vite, purtroppo il mondo bastardo ce l'ha portato via troppo presto. Bellissimo post comunque, la mistica del sudamerica resta inarrivabile. Ad maiora!
El presidente más pobre del mundo