Tahiti, 1891
#105 Mappe - Polinesia Francese 🇵🇫: cosa lega Tahiti, Paul Gauguin e riscaldamento climatico.
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Femmes de Tahiti
Settimana scorsa sono stato a Parigi: mi era già capitato diverse volte, e in tutte le occasioni mi era capitato di calpestare le zone più turistiche della città.
Questa volta sono riuscito a fare due cose di cui non avevo goduto nelle altre circostanze: ho visitato alcune aree meno “battute” - il comune di Clichy alle porte di Parigi, il quartiere latino, la vivissima Rue Mouffetard - e sono entrato al Museo d’Orsay. Nel più importante museo parigino dopo il Louvre, emergono - tra le altre - le opere tahitiane di Paul Gauguin.
Mi spiego meglio. Paul Gauguin è uno dei più noti pittori francesi di fine Ottocento e del post-Impressionismo, e ha vissuto per due anni sull’isola di Tahiti, tra il 1891 e il 1893.
Questa informazione era già presente nel mio cervello post-liceale, ma imbattermi dal vivo in quadri come Femmes de Tahiti mi ha fatto pensare a quanto ci si dovesse impiegare* a recarsi in un’isola così remota più di un secolo fa, a come ci si sentisse a passare dal cuore pulsante della Belle Époque a una realtà distante 4.400 km dalle Hawaii e quasi 6.000 dall’Australia.
Le puntate di Mappe nascono anche così: mi imbatto in un dipinto, decido di voler scrivere di Tahiti, mi informo e scopro che Tahiti non è un Paese vero e proprio, ma solo l’isola più importante della Polinesia Francese. A sua volta, non un vero e proprio Paese autonomo.
Breve storia triste.
*Se interessa anche a te: il viaggio d’andata è durato più di due mesi, dalla partenza a Marsiglia l’1 aprile 1891 all’arrivo a Papeete - ma non quel Papeete - il 9 giugno dello stesso anno. Avrei pensato anche di più.
Collettività d’oltremare
Per parlare della remota isola dove giunse Gauguin nel 1891, bisogna dunque menzionare l’entità politica di cui fa parte: la Polinesia Francese.
Le 118 isole - tra cui Tahiti - che la compongono sono territori non autonomi: appartengono alla Repubblica Francese, e dal 2004 - l’ultimo anno in cui è stato revisionato lo statuto di autonomia - la Polinesia ha assunto il grado di “Paese d’Oltremare”, con la facoltà di stringere accordi internazionali con altri Paesi, e il presidente è divenuto formalmente “presidente della Polinesia Francese”.
Una sorta di autonomia de facto, con la propria moneta e un proprio prefisso telefonico internazionale. Se dovesse servirti, è +689.
100 quadri per l’ambiente
Nel contesto oceanico, i 2.241 metri del monte Orohena - sull’isola di Tahiti - non rappresentano un’eccezione. Tante altre isole dell’area presentano vette attorno ai 2.000 metri, a partire dai 2.332 del monte Popomanaseu sulle Isole Salomone.
Questo fatto rappresenta - inevitabilmente - un tema di riflessione quando pensiamo all’innalzamento del livello dei mari applicato a contesti come quello oceanico, dove diversi Paesi sono considerati a rischio di estinzione: un termine che si è sempre utilizzato per gli animali, da qualche anno anche per isole che potrebbero essere inghiottite dagli oceani.
Il rischio risuona più forte per le Isole Marshall, che raggiungono i soli 3 metri sopra il livello del mare e di cui abbiamo parlato in questa puntata. Un discorso simile vale per Nauru, che tocca i 65 metri sul livello del mare.
Gli impatti del riscaldamento climatico coinvolgono, comunque, anche Tahiti e l’intera Polinesia Francese: insieme alle altre zolle abitate dell’Oceano Pacifico, sono interessate da un aumento del livello dei mari che negli ultimi trent’anni ha toccato addirittura i 15 cm. Ad esempio, diversi anni fa si era ipotizzata la costruzione di alcune isole galleggianti attorno alla Polinesia Francese, per fronteggiare i rischi climatici.
Anche qui, ritorna il filo diretto tra Tahiti e Parigi. Infatti, da marzo a luglio il Museo d’Orsay ha lanciato l’iniziativa “100 Œuvres qui racontent le climat”: l’esposizione di 100 opere - in 31 musei sparsi tra 12 regioni francesi - per sensibilizzare una riflessione universale sul clima attraverso l’arte.
I capolavori sono stati scelti da quattro scienziati - Valérie Masson-Delmotte, Emma Haziza, Luc Abbadie e Jean Jouzel -, e alcuni di questi rimarranno esposti nello stesso Museo d’Orsay.
Al centro della scena
“Lì a Tahiti potrò ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno. Finalmente libero, senza preoccupazioni di denaro, potrò amare, cantare e morire”
Così scriveva Paul Gauguin, prima di trasferirsi sull’isola oceanica. Nel corso dei secoli, Tahiti è stata sede di numerose visite illustri che vanno oltre il soggiorno del pittore francese: Louis-Antoine de Bougainville, James Cook, Charles Darwin, Robert Louis Stevenson, più di recente anche Barack Obama.
Nel corso dei Giochi Olimpici di Parigi dello scorso anno, in quanto Collettività d’oltremare - ma questo lo sai già - la Polinesia Francese ha ospitato le gare di surf, scatenando anche alcune proteste per la preservazione della barriera corallina. Il teatro prescelto è stato Teahupo’o, un villaggio di Tahiti distante oltre 16.000 km da Parigi.
Seppur remota, Tahiti ha assunto una centralità piuttosto insolita in relazione alla propria collocazione geografica. In occasione del surf olimpico, è divenuta il teatro perfetto per lo scatto più celebre degli ultimi Giochi Olimpici: è il più /aesthetically pleasing/ rivisto di recente, quindi lo trovi qui sotto.
🇵🇫🇵🇫🇵🇫
E per finire
La foto più /aesthetically pleasing/ vista di recente:

La puntata di Mappe da rileggere: quella su Tristan da Cunha, l’isola e il luogo abitato più remoto del mondo.
Alcuni articoli letti in questi giorni:
La storia della band Sauwestari in Groenlandia, su Il Post
Un vecchio dialogo sulla contemporaneità tra il linguista Noam Chomsky e l’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, appena scomparso, su Domani
Un longform sul legame tra Trieste e il basket, su L’Ultimo Uomo
Il podcast da ascoltare mentre sei in coda: Almas, il nuovo podcast del giornalista Valero Nicolosi sui conflitti interni in Colombia.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Negli ultimi giorni, l’organo Viginum - servizio pubblico francese di vigilanza e protezione contro le interferenze digitali straniere - ha prodotto un nuovo report in cui descrive obiettivi, metodi e funzionamento dell’opera di disinformazione a cura del collettivo Storm-1516.
Avevamo parlato dell’operazione di disinformazione filorussa - orchestrata contro Zelensky e anche in occasione delle elezioni federali tedesche - nella puntata sulla Germania 🇩🇪 e sull’Operazione Doppelgänger.
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Grazie e a presto!
Grazie Andrea anche per questa bella puntata, in cui pure io ho scoperto con stupore che Tahiti non è un paese a sé.
E da uno come me che va in fissa con le isole, l'ho amata doppiamente (come quella su Tristan da Cunha🤩).
Più che altro mi chiedo quanto dovesse costare allora un viaggio del genere (e come un pittore potesse permetterselo)