Il primo diamante
#71 Mappe - Botswana 🇧🇼: la prima medaglia d'oro olimpica di un Paese che estrae diamanti e non cresce come gli altri vicini africani.
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Sì, lo so, ora sei in vacanza e stai dormendo: ma vuoi mettere svegliarti e sorseggiare un cappuccino vista mare leggendo di Botswana 🇧🇼?
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Davanti agli americani
Terzo e ultimo appuntamento con la parentesi ‘olimpo-centrica’ di Mappe: dopo Liechtenstein e Santa Lucia, oggi è il turno di un Paese con una delle capitali del mondo da pronunciare a voce alta.
O almeno così facevo quando da piccolo, negli anni in cui imparavo via via tutte le capitali, gonfiavo la pancia per sillabare: “Ga-bo-ro-ne”, con la o chiusa.
Ecco, tre giorni fa Gaborone ha festeggiato la prima medaglia d’oro olimpica conquistata dal Botswana: il merito è di Letsile Tebogo, atleta ventunenne che ha vinto - piuttosto a sorpresa - i 200 metri piani davanti a un nutrito manipolo di statunitensi.
L’immagine è piuttosto simbolica. Un atleta botswano che festeggia davanti ai tre americani più quotati: Kenneth Bednarek, il vincitore dei 100 metri Noah Lyles ed Erriyon Knighton.
Come se non bastasse la storicità dell’evento, ci sono altre due istantanee che impreziosiscono l’impresa di Tebogo e che posso condividerti solo sotto forma di link, perché da qualche tempo Twitter (oggi X) non permette più l’integrazione dei propri contenuti su Substack. Se ti interessa, la presa di posizione di Elon Musk verso la nostra amata piattaforma nasce da questo contenzioso.
Dicevamo, due istantanee:
la differenza di atteggiamento con cui Noah Lyles, showman indiscusso dell’atletica attuale, e Letsile Tebogo prendono posto sulla pista pre-partenza;
la commovente dedica della vittoria di Tebogo alla madre, scomparsa due mesi fa. Ha corso con le iniziali della madre dipinte sulle unghie, e in queste foto si vede la madre assistere alle gare del figlio a Budapest, nei campionati del Mondo di atletica leggera del 2023.
Cresce… non come gli altri
La seconda puntata di Mappe - risale a gennaio 2022 - parlava di Nigeria, del terzo Paese più popoloso al mondo nel giro di un paio di decenni.
L’intero continente africano, in realtà, sta osservando questo trend: nel 2050 la metà degli abitanti dell’Africa Subsahariana avrà meno di 26 anni; il continente dovrebbe passare dagli 1,25 miliardi di persone del 2019 ai 2,5 miliardi nel 2050. Il doppio.
Non è un caso che si parli di “secolo africano” da diversi anni: la forza dirompente della sua crescita - demografica, lavorativa e produttiva - segnerà i prossimi decenni di storia.
Proprio per questo, è interessante notare come il Botswana sia uno dei pochi Paesi in controtendenza.
Ad esempio, in testa al tasso di natalità mondiale (nati/1000 abitanti) troviamo praticamente solo Paesi africani: il Niger con un tasso di 44.2, e a seguire Somalia, Ciad, Mali, Angola. Il primo Paese non africano sono le Isole Salomone, al 28esimo posto. Il Botswana è addirittura in 54esima posizione, con un tasso di 22.3 nascita ogni 1000 abitanti.
Ho provato a fare i compiti a casa, andando a studiare le previsioni delle Nazioni Unite: il grafico qui sotto mostra le tendenze di crescita demografica del Botswana, da qui ai prossimi venticinque e settantacinque anni.
Ecco: dai 2,60 milioni di abitanti circa presenti oggi, quasi tutti i modelli di crescita prevedono una tendenza che non dovrebbe superare i 4 milioni di abitanti entro il 2050 - forse nemmeno entro la fine del secolo - e che non assomiglia all’orizzonte che accomuna diversi altri Paesi del continente.
Il ritmo di crescita è decisamente calato già da diversi anni: all’inizio del secolo, quasi il 40% degli abitanti era positivo al virus HIV, mentre oggi è il tasso è sceso all’1%, e questo ha avuto dei grossi effetti sull’indice di natalità.
Diamanti
Il Botswana, tuttavia, figura in testa a un’altra classifica del continente africano: quella del PIL pro capite.
Dietro a Seychelles, Mauritius e Libia, infatti, troviamo il Botswana come quarto Paese africano con il PIL pro capite più alto, e le prime due sono isole con meno della metà degli abitanti botswani.
Nasce tutto dai diamanti: il Botswana possiede un’enorme ricchezza mineraria. Nel 2019 ha prodotto quasi il 6% di diamanti grezzi al mondo, e la sua industria di diamanti genera il 25% del PIL del Paese e il 70% delle esportazioni totali.
Se il cobalto del Congo oggi finisce nelle mani cinesi - ne avevamo parlato qui su Mappe -, il Botswana è riuscito a costituirsi come esempio virtuoso nel mantenimento delle proprie risorse.
Il giacimento minerario botswano venne scoperto negli anni Sessanta dal gruppo De Beers, che oggi forma parte dell’azienda Debswana insieme al governo: l’azienda estrattrice di diamanti è partecipata in parti uguali e permette al governo di mantenere il 75% delle rendite dal commercio di diamanti.
L’ultima notizia risale a un investimento di 1 miliardo di dollari da parte del colosso De Beers nella propria miniera di punta in Botswana, nonostante la flessione del mercato negli ultimi anni.
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E per finire
La foto più aesthetically pleasing vista di recente:
Alcuni articoli letti in questi giorni: l’ennesimo attacco israeliano a una scuola palestinese su La Stampa; la prima volta della breakdance alle Olimpiadi su NSS Magazine; la proliferazione dei data center in Asia su Ispi; l’allegra campagna elettorale di Kamala Harris su Il Post.
L’episodio di Mappe da rileggere: su Sudafrica - l’ingombrante vicino del Botswana - e Città del Capo, una delle dieci città più pericolose al mondo.
Il podcast da non perdere: Racconti di viaggio, il podcast di Nadia Stacchiotti che nella puntata numero 59 parla anche di Botswana.
Qualche settimana dopo
Una nuova mini-rubrica in cui, dopo un po’ di tempo, facciamo un follow-up su uno dei Paesi e temi trattati nelle precedenti puntate.
Qualche mese fa abbiamo parlato di Georgia 🇬🇪: un Paese diviso a metà tra le ingerenze russe e l’Unione Europea. Una nazione divisa anche dalla cosiddetta “legge russa”, una disposizione che identifica media e ONG indipendenti come “agenti stranieri” e prevede ispezioni e sanzioni salate verso questi organismi.
Per mesi, la parte più giovane e progressista della Georgia è scesa in piazza a Tbilisi, la capitale, protestando contro l’approvazione della legge.
Dopo aver raccontato delle grandi proteste pro-UE e nonostante il veto della presidente georgiana Salomè Zourabichvili, la legge è stata effettivamente approvata dal Parlamento georgiano a fine maggio. Una decisione che già ha avuto ripercussioni con la Nato.
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